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«Da Pittelli la promessa di 2.500 euro per ribaltare una sentenza»

Le dichiarazioni (poi ritrattate) del giudice Petrini sull’avvocato imputato nel maxi processo Rinascita. «La pena per omicidio venne ridotta da 18 a 12, ma la somma non mi fu mai consegnata». La p…

Pubblicato il: 16/09/2020 – 15:43
«Da Pittelli la promessa di 2.500 euro per ribaltare una sentenza»

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Nel 2016 il giudice Marco Petrini avrebbe ricevuto dall’avvocato Giancarlo Pittelli la promessa di una somma di denaro di 2.500 euro «in cambio di un esito favorevole di un processo a carico di un imputato da lui difeso, se mal non ricordo, condannato in primo grado dal Tribunale di Catanzaro o Crotone». Il 5 febbraio 2020 il giudice, ora sospeso, Marco Petrini, già presidente della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro parla con i magistrati di Salerno, competenti per i procedimenti che riguardano i magistrati del distretto di Catanzaro. Petrini è accusato di una lunga serie di capi di corruzione in atti giudiziari. Poche settimane dopo il suo arresto, avvenuto il 15 gennaio 2020, il giudice ha deciso di parlare con i procuratori campani. La proposta corruttiva, racconta Petrini, avvenne nei locali della corte d’Appello, in una stanza diversa da quella occupata negli tempi da presidente di sezione. Accetta, comunque, la proposta dell’avvocato Pittelli «in cambio dell’assoluzione dell’imputato da lui assistito». E l’imputato venne assolto dall’accusa che lo vedeva coinvolto in un fatto di sangue, «se ben ricordo», chiosa Petrini.
Storie che si incrociano.
IL “SISTEMA” INTRECCIATO IN DUE INCHIESTE Petrini, imputato davanti al Tribunale di Salerno, che racconta un lunga sfilza di casi di corruzione, tira dentro avvocati, colleghi giudici, imprenditori e uomini politici. Siamo a febbraio. Il 17 aprile ritratta e “salva” qualche nome tra quelli che a febbraio aveva trascinato con sé, in quel sistema fatto di proposte indecenti e corruzione. Salva i colleghi del proprio collegio (Cosentino e Commodaro) e anche Pittelli. Pittelli che è imputato nella maxi-inchiesta contro la ‘ndrangheta vibonese “Rinascita-Scott”, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa perché pietra angolare di un altro sistema che collega, raccontano le indagini dei carabinieri della provinciale di Vibo e della Dda di Catanzaro, mafiosi, colletti bianchi, uomini in alta uniforme, imprenditori. La Calabria, emerge dalla due indagini – quella di Salerno e quella di Catanzaro – sarebbe immersa in un sistema corruttivo a maglie strette, la cui trama è appena visibile, a ben guardare, sul pelo dell’acqua. A portare a galla un sistema che ha tolto l’aria all’economia, alla libertà e alla democrazia di una regione, due inchieste nate in seno alla Dda di Catanzaro: “Thomas” contro le cosche crotonesi, che ha dato la stura all’inchiesta di Salerno – denominata “Genesi”– e “Rinascita-Scott”, 456 imputati e oltre 300 capi di imputazione.
Ora le parole di Petrini su Pittelli confluiscono in Rinascita-Scott.
Ma torniamo a monte.
«PITTELLI NON MI HA PAGATO» Petrini afferma che Pittelli, dopo la sentenza a lui favorevole non lo ha pagato.
Il 25 febbraio, nel corso di un nuovo interrogatorio, il giudice Petrini ricorda che il processo nel quale venne coinvolto era quello su Nicholas Sia, (accusato di avere accoltellato a morte un coetaneo, Marco Gentile, per un debito di droga e per essere stato deriso in pubblico più volte dalla vittima).
Petrini conferma quanto ha raccontato nell’interrogatorio precedente e aggiunge «che all’imputato la Corte ridusse su mia proposta la pena da 18 a 12 anni. Ribadisco che io ero il relatore. La somma promessami da Pitelli non mi fu poi mai consegnata». Ma l’ex giudice afferma, inoltre, che tra lui e Pittelli non correva buon sangue poiché era stato proprio un esposto di Pittelli all’origine di un procedimento disciplinare al quale venne sottoposto nel 2013 insieme al presidente Barone.
IL CASO DELFINO Due, racconta Petrini, sono i processi che il giudice ha incontrato nei quali Pittelli è stato difensore di imputati: a carico di Nicholas Sia e Rocco Delifino. Delfino, imprenditore ritenuto vicino alle cosche di Gioia Tauro, è anch’egli imputato in Rinascita-Scott. «Per il procedimento Delfino – racconta Petrini – mi fu promesso denaro ugualmente da Pittelli, si trattava di un procedimento di prevenzione patrimoniale per il quale si chiedeva la revoca di un provvedimento di confisca definitivo emesso dal Tribunale di Reggio Calabria ai sensi dell’articolo 28 dl codice Antimafia. Ricordo che il processo fu trattato alla presenza dell’avvocato Pittelli e dello stesso Delfino il giorno precedente l’arresto di entrambi da parte della Dda di Catanzaro il 19 dicembre 2019. Per questa vicenda a decisione non è stata adottata. La promessa della somma di denaro per revisionare il provvedimento di confisca patrimoniale di Delfino mi fu fatta dall’avvocato Pittelli nel novembre 2019 in Corte d’Appello. Ciò lo ricordo perché era in corso di trattazione il processo penale a carico di Nicholas Sia per il quale, come ho detto, avevo accettato la promessa di dazione di 2.500 euro dallo stesso avvocato Pittelli, difensore del predetto. Nel caso Delfino, Pittelli no mi quantificò la somma di denaro che mi aveva promesso in cambio di una revoca della confisca del suo assistito. Il provvedimento definitorio non mi risulta essere stato adottato». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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