AOSTA Si è chiuso con una raffica di condanne il processo che si è svolto ad Aosta e nato dall’inchiesta Geenna. L’operazione coordinata della Dda di Torino e condotta dai carabinieri di Aosta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle. Al centro dell’inchiesta le elezioni comunali prima e regionali in cui in cambio di voti assicurati da uomini dei clan, amministratori eletti avrebbero garantito informazioni su attività amministrative riservate e intervenendo in ambiti lavorativi e politici.
Il Tribunale di Aosta ha condannato nel pomeriggio di oggi, mercoledì 16 settembre, a 13 anni di carcere il ristoratore Antonio Raso, a 11 anni l’ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico e il dipendente della Casinò di Saint-Vincent Alessandro Giachino e a 10 anni l’ex consigliere regionale Marco Sorbara e l’ex assessore alle Finanze del Comune di Saint-Pierre Monica Carcea.
Per tutti loro è scattata anche l’interdizione dai pubblici uffici, ed è stato disposto il pagamento delle spese processuali e di mantenimento durante il periodo di reclusione in carcere.
A Raso, Giachino e Prettico è stata comminata anche l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per tutta la durata della pena. Antonio Raso è stato assolto dall’accusa di scambio elettorale politico-mafioso per le comunali 2015 a Saint-Pierre, reato per il quale è però stato condannato per le elezioni di Aosta, tentato in un episodio – quello che riguardava il sindaco Centoz, allora non ancora Primo cittadino -, consumato con Sorbara, poi confermato assessore alle Politiche Sociali.
Disposti anche i risarcimenti per le parti civili, che per la Regione ammontano a 150mila euro in solido fra tutti gli imputati, 215mila euro al Comune di Aosta per quel che riguarda Prettico, Sorbara e Raso, e Giachino. Per Saint-Pierre sono invece 200mila per Carcea e Raso in solido fra loro, 50mila per Prettico e Giachino in solido. A 50mila in solido fra tutti ammonta invece il risarcimento per Libera.
LE RICHIESTE DELL’ACCUSA L’accusa, nell’udienza dello scorso 9 settembre, aveva chiesto in tutto, per voce del procuratore capo di Torino Anna Maria Loreto, 58 anni di carcere per gli imputati: 16 per Raso, 12 per Prettico e 10 per Giachino, tutti accusati di aver promosso e partecipato alla “locale” di ‘ndrangheta (e il ristoratore anche di scambio elettorale politico-mafioso, tentato in un episodio e consumato in due), nonché 10 ognuno per Sorbara e Carcea, chiamati a rispondere di concorso esterno nel sodalizio criminale nelle loro vesti di assessori comunali ad Aosta e Saint-Pierre all’epoca dei fatti.
Il primo pronunciamento sull’infiltrazione di ‘ndrangheta in Valle era giunto lo scorso 24 luglio, quando il Gup di Torino Alessandra Danieli aveva condannato i quattro presunti componenti della “cellula” ‘ndranghetista aostana, che avevano scelto il rito abbreviato nell’udienza preliminare iniziata il 12 dicembre scorso. A Bruno Nirta (62 anni, di San Luca, in provincia di Reggio Calabria) erano stati inflitti 12 anni e 8 mesi di carcere. 9 anni a Marco Fabrizio Di Donato (51, Aosta), 5 anni e 4 mesi al fratello Roberto Alex Di Donato (43, Aosta) e 5 anni e 4 mesi a Francesco Mammoliti (49, Saint-Vincent).
L’INDAGINE Le indagini, iniziate nel 2014 e che hanno visto numerose intercettazioni telefoniche e servizi di osservazione, controllo e pedinamento, sono state sviluppate dai Carabinieri del Reparto Operativo, coordinati dai pm Stefano Castellani e Valerio Longi della Direzione Distrettuale Antimafia di Torino. Il processo al Tribunale di Aosta aveva preso il via il 3 giugno di quest’anno. Tra accusa e difese, un centinaio
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