di Michele Presta
COSENZA La sottoscrizione del Cis per sbloccare l’arrivo dei 90 milioni di euro previsti dal fondo Cipe per il centro storico di Cosenza è la benzina sul fuoco di un argomento quasi tabù per la politica locale. Gli strascichi di un’area della città sulla quali ogni tipologia di intervento sembra vanificarsi senza alcuna sorta di effetto non hanno risparmiato nessun amministratore. L’iter per l’individuazione degli interventi da realizzare nella città dei Bruzi, accelerato dal sottosegretario Anna Laura Orrico, ha riaperto il dibattito sul recupero e la valorizzazione della parte antica della città. Un tesoretto di 90 milioni da spendere in un tempo relativamente breve non potrà che velocizzare un meccanismo di riqualificazione, quanto lungo staremo a vedere, ma di sicuro come evidenziato più volte non solo dall’esponente di Governo ma anche dal presidente della Provincia, Franco Iacucci, e dal sindaco Mario Occhiuto «questi soldi non risolveranno il problema». Il fronte della politica e dell’opinione pubblica è spaccato in due, non poteva essere altrimenti. Gli entusiasmi di chi esalta la scelta voluta dal ministro Franceschini in epoca Gentiloni fanno il palo con chi invece evidenzia come a finanziamento sarebbero potuti finire ristrutturazioni e restauri che anche in termini artistici e culturali hanno rilevanza maggiore di quelli messi tra le pagine del contratto. I soldi pubblici non possono essere spesi le ristrutturazioni degli edifici privati e quindi edifici già in passato oggetto di finanziamento beneficeranno della nuova “ondata” di soldi.
CROLLANO LE CASE DEI PRIVATI Tengono gli edifici pubblici e crollano quelli dei privati. L’incuria, i proprietari che sono difficilmente individuabili e spesso le eredità frammentate fanno perdere l’occasione anche di sfruttare i bonus disposti dal Governo per sostenere il settore dopo il periodo di lock down. Occhiuto dal canto suo non manca di rimarcare la propria strategia: l’esproprio con messa in danno. Solo in questo modo gli immobili privati possono diventare patrimonio pubblico. Un concetto ribadito a margine della conferenza stampa dopo la stipula del Cis e che potrebbe ritornare d’attualità dopo un primo tentativo che risale all’estate del 2019. L’esproprio deve essere contestuale ad una entrata di cassa che consenta di poi di mettere mano agli edifici e per questo, il primo cittadino, ha scritto al presidente Santelli. Il suo vice, con alle spalle quattro a Palazzo dei Bruzi con delega tra le altre proprio al centro storico, riuscirà ad esaudire le richieste? «Al presidente Jole Santelli – spiega Occhiuto – ho chiesto di destinare alla città 50 milioni di euro aggiuntivi per espropriare e mettere in sicurezza il centro storico che rappresenta un unicum grazie anche alle case dei privati. Avevamo scritto più volte alle istituzioni sollecitandole ad occuparsi di questa ineludibile questione e per far presente questo grave stato di pericolo: dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio dei Ministri e della Regione. Lo stesso Consiglio comunale di Cosenza aveva, già nella seduta del 23 giugno 2015, aderendo ad una nostra deliberazione di giunta, dichiarato lo stato di emergenza per la reale situazione socio-strutturale in cui versa e versava il centro storico di Cosenza. C’è bisogno di molto tempo e di molto impegno per invertire il trend legato all’abbandono e al degrado del centro storico, conseguenza di politiche urbanistiche errate dei decenni passati». Nella missiva indirizzata alla governatrice, Occhiuto, ha evidenziato l’urgenza di questi interventi tenuto conto del pericolo che potrebbe essere causato anche da eventi di natura sismica così come i crolli che frequentemente si verificano.
L’UTILIZZO DEI FONDI POR? C’è un altro tesoretto. Quello dei soldi stanziati dall’Unione Europea e mai utilizzati per costruire la metro leggera Cosenza-Rende-Unical. Dagli uffici della Cittadella già diversi mesi fa, filtrò l’indiscrezione di una possibile rimodulazione dell’asse (qui la notizia) per evitare di disperdere i soldi e impiegarli nell’area urbana. Dall’ultima riunione prima della stipula del Contratto Istituzionale di Sviluppo dalla Regione Calabria, sembrerebbero essere arrivate rassicurazioni che l’iter per fare in modo che i soldi vengano utilizzati per Cosenza e Rende sia a buon punto e quindi la strategia potrebbe essere quella di usare parte dei 130 milioni da destinare agli edifici privati dopo le procedure di esproprio e messa in danno. La pista rimane percorribile, i tempi si vedranno. (m.presta@corrierecal.it)
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