ROSARNO Alle prime ore dell’alba, nella provincia di Reggio Calabria, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal Tribunale di Palmi – Sezione GIP, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 8 soggetti italiani (di cui 4 agli arresti domiciliari, 4 all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), ritenuti responsabili, a vario titolo, di peculato, truffa e false attestazioni o certificazioni.
I NOMI In particolare, i destinatari dei provvedimenti restrittivi sono:
L. G. di anni 66 (arresti domiciliari);
C. D. di anni 68 (arresti domiciliari);
N. R. F. C. di anni 65 (arresti domiciliari);
S. M. di anni 63 (arresti domiciliari);
B. C. di anni 67 (obbligo di presentazione alla p.g.);
M. M. G. di anni 61 (obbligo presentazione alla p.g.);
P. M. di anni 66 (obbligo presentazione alla p.g.);
S. D. di anni 43 (obbligo presentazione alla p.g.).
L’OPERAZIONE Tra di loro, tutti dipendenti delle varie aree organizzative del Comune, figurano un responsabile dell’U.O.C. ed una persona che in passato e per un periodo limitato sino all’anno 2015 – periodo che nulla ha a che fare con le indagini – ha svolto il ruolo di “Responsabile del Settore” e ricoperto in maniera provvisoria la mansione di Vice Comandante F.F., senza avere avuto mai l’inquadramento quale Comandante di Polizia Locale.
Ad ulteriori quattro indagati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. L’odierna operazione, denominata “Torno subito”, giunge all’esito di una complessa ed articolata attività d’indagine condotta dalla Tenenza Carabinieri di Rosarno sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal Procuratore Capo Dott. Ottavio Sferlazza, nel periodo compreso tra il mese di giugno 2017 ed il mese di luglio 2018.
Le attività investigative sono scaturite dall’intuizione di un militare, il quale aveva notato un impiegato del Comune di Rosarno, durante l’orario di lavoro, intento a consumare alcolici ed a giocare alle slot machine in un bar della limitrofa San Ferdinando.
Alla luce di ciò, sono state avviate indagini mirate, attraverso il ricorso a metodologie investigative tradizionali, quali servizi di pedinamento, osservazione e soprattutto riprese video, che hanno permesso di far luce sull’esistenza di una vera e propria prassi, diffusa tra alcuni impiegati del Comune di Rosarno, i quali in più circostanze: utilizzavano i mezzi di servizio comunali per scopi privati, appropriandosene per esigenze ricreative, relazionali o, comunque, personali ovvero per recarsi e trattenersi presso gli esercizi pubblici della zona; attestavano falsamente la propria presenza in servizio, omettendo di registrare, mediante l’apposito lettore marcatempo (cd “badge”), gli allontanamenti dalla sede di lavoro, per recarsi a fare la spesa, al cimitero, o, come nel caso di uno degli indagati, a prendere i figli a scuola, subito dopo aver timbrato il cartellino delle presenze.
Le condotte delineate, in ragione dell’esercizio di una funzione pubblica, risultano aggravate dall’aver commesso il fatto abusando dei poteri e con la violazione dei doveri del servizio, anche per coloro i quali avevano l’onere del controllo su altri dipendenti. Complessivamente sono stati accertati 300 episodi, il cui danno erariale e d’immagine sarà successivamente oggetto di approfondimento da parte della Corte dei Conti.
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