CATANZARO Per il sesto anno consecutivo un risultato d’esercizio negativo, sia pure con cifre inferiori a quelle degli anni scorsi e della “allegra” gestione del passato. Il bilancio di esercizio 2019 dell’Asp di Catanzaro si chiude ancora in “rosso”, un “rosso” da oltre 32 milioni, meno profondo dei 56 milioni del 2018, grazie alle prime drastiche misure adottate dalla commissione straordinaria che guida l’azienda dopo il suo scioglimento per infiltrazioni ‘ndranghetiste: restano però ancora tantissime criticità e zone d’ombra che la terna commissariale – i prefetti Luisa Latella, Franca Tancredi e Salvatore Gulllì, insediatisi un anno fa – sembrano avere ben chiare, alla luce di quanto rappresentano nella relazione sulla gestione 2019.
LA PERDITA D’ESERCIZIO Nel documento, in primo luogo i commissari dell’Asp di Catanzaro citano le risultanze delle cinque precedenti gestioni, «costantemente in disavanzo, con ingenti perdite d’esercizio» (esempi: -26 milioni al 2016, -19 milioni al 2017, -40,5 milioni al 2018, poi rettificata in 56,161 milioni). «È proprio in considerazione del trend di progressivo aumento delle perdite annuali di esercizio, chiaramente indicativo di gravi anomalie nella gestione dell’azienda che questa commissione straordinaria – si legge – a dicembre 2019 aveva ritenuto opportuno segnalare al commissario ad acta la sussistenza dei presupposti per il dissesto finanziario, dando inoltre ampiamente conto della condizione di “mala gestio” in cui è stata trovata l’azienda al momento dell’insediamento». Invero – spiegano i commissari dell’Asp di Catanzaro – «perdite sono state riscontrate anche per l’esercizio finanziario 2019, per un ammontare di 32,168 milioni, sulle quali indubbiamente incide, come per il passato, la strutturale mancata assegnazione dei necessari fondi da parte della Regione, nonché gli accantonamenti per importi rilevanti necessari alla costituzione e adeguamento dei correlati fondi per la salvaguardia del bilancio dell’azienda per futuri ed eventuali rischi di natura finanziaria». Criticità che – precisa la commissione straordinaria dell’Asp di Catanzaro – «sono espressione della disciolta direzione dell’azienda, sulle quali la scrivente non ha potuto incidere se non in termini di avvio di una nuova programmazione, da implementare nel corso del 2020».
TRA LE PIEGHE DEL BILANCIO Tra le pieghe del bilancio d’esercizio spunta qualche voce interessante, come la differenza tra il valore e i costi della produzione, pari a -9,996 milioni. In aumento inoltre sono segnalati gli stessi costi di produzione, che dai 734,1 milioni del 2018 passano a 735,6 milioni del 2019 (+1,491 milioni). Così come si registra un incremento del costo del personale complessivamente inteso: da 161,8 milioni nel 2018 a 162,543 nel 2019. Quindi gli accantonamenti, che incidono per ben oltre 25 milioni (qualche dettaglio: 13,9 milioni per rischi, 5 milioni per cause civili e oneri processuali, 4,8 milioni per interessi di mora).
PROPOSTE DI INTERVENTO «Obiettivo dell’azione di questa commissione straordinaria, come da mandato istituzionale, è il ripristino della legalità violata, attesa l’accertata infiltrazione di stampo mafioso che ha condotto allo scioglimento dell’azienda», scrive infine la terna commissariale dell’Asp di Catanzaro nella relazione sulla gestione 2019, evidenziando come «le iniziative intraprese sono tutte improntate a garantire il rispetto della legge», per questo «si è dato avvio all’introduzione di misure di organizzazione e regolazione volte a ridurre le deficienze che comportano costi non più sostenibili per l’azienda». Da qui – spiegano i commissari dell’Asp di Catanzaro – l’attenzione riservata alla riorganizzazione della struttura aziendale, alle procedure per l’acquisizione di beni e servizi, alla riduzione della massa debitoria dell’azienda, alla revisione di tutta la politica di gestione del personale «iniziando da una rivisitazione della dotazione organica per macrostruttura e unità operative», amministrative e sanitarie. «In proposito – rilevano Latella, Tancredi e Gullì – si rappresenta che la dotazione organica, spesso non correlata al dimensionamento delle attività dei servizi, con un elevato costo per personale amministrativo e di supporto, l’età media del personale di servizio, la parcellizzazione sul territorio delle attività e delle strutture soprattutto amministrative, non sufficientemente giustificata dalla quantità e qualità delle prestazioni erogate, rappresenta un elemento di forte criticità aziendale». Ulteriori economie – spiega la terna – «potranno derivare dagli adempienti alle previsioni normative in materia di acquisti: piano biennale degli acquisti, adesione ai contratti Consip, centralizzazione degli acquisti». Tra le proposte di intervento per il futuro, a parere della commissione straordinaria dell’Asp di Catanzaro «una significativa e immediata riduzione dei costi di gestione potrebbe derivare dalla revisione del numero delle postazioni di continuità assistenziale (le guardie mediche, ndr) e di emergenze territoriale, la cui efficienza ed efficacia avrebbe sicuri vantaggi dall’istituzione della centrale unica di riferimento dell’assistenza primaria». Infine, la commissione dell’Asp di Catanzaro rimarca che «particolare attenzione è stata riservata alla gestione del contenzioso. Infatti i costi derivanti dal contenzioso sono allarmanti, sicché le iniziative da implementare sono finalizzate alla riduzione del rischio di soccombenza, attraverso un’analisi più oculata delle “materie del contendere”». (a. cant.)
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