CATANZARO Delusione, disillusione, rabbia, sconforto, confusione, disorientamento, sotto sotto anche qualche tentazione di “mollare”. È il tormento del Movimento 5 Stelle calabrese, un tormento che riproduce quello dell’intero pianeta pentastellato alla ricerca dell’identità perduta o comunque di un’identità quale che sia, dopo l’ultima tornata elettorale, che è stata sì positiva per la parte referendaria, ma estremamente negativa – com’è ormai abitudine – per quella territoriale. E in ogni caso, la vittoria al referendum del sì al taglio dei parlamentari, cavallo di battaglia del Movimento, non basta a lenire le sofferenze, anche perché è arrivata grazie al sostegno di altre forze politiche, in primis del Pd, che ora sono diventate preponderanti: e non basta a coprire il disastro delle Regionali e delle Comunali, anche e soprattutto in Calabria, che vedono il M5S sostanzialmente irrilevante (ed elettoralmente molto “leggero”).
LA “BALCANIZZAZIONE” La “balcanizzazione” M5S che si è ormai cristallizzata a livello nazionale tra i big – a parte il fondatore Beppe Grillo e Davide Casaleggio, che comunque sovrastano la mischia, il campo pentastellato è conteso dall’ala governativa di Di Maio a cui sembra essersi avvicinato Fico e dall’ala “barricadera” di Di Battista – è di fatto una costante dalla quale non si sottraggono più nemmeno i territori.
DIVISI ALLA META In Calabria, del resto, l’assenza di unità dei pentastellati è palese, persino conclamata, da mesi, dalle Regionali di gennaio, con il plateale “avventino” di un big nazionale come il presidente dell’Antimafia Nicola Morra e di una pentastellata ortodossa e della “prima ora” come Dalila Nesci, fino alle Comunali di domenica e lunedì scorsi: basta del resto vedere chi “ci mette la faccia” e chi no nelle campagne elettorali per rendersene. A muoversi, i 5 Stelle calabri non lo fanno mai tutti insieme, ma a gruppi, a volte singolarmente presi e per temi. Insomma, c’è un bel po’ di sbaraglio, anche se il contributo all’aspra dialettica interna, che oggi a Roma vive il suo clou in un’infuocata assemblea dei parlamentari, non manca, da parte dei portavoce calabresi, molto attivi soprattutto sui social: un “fil rouge” sembra però in questo caso legare i vari interventi, la richiesta di una svolta, da realizzare magari attraverso gli Stati generali da tempo invocati ed evocati ma ancora non organizzati.
LA RABBIA DI SAPIA Ma in generale c’è molta disillusione, e anche rabbia, come quella del deputato M5S Francesco Sapia, che su Facebook ha postato un duro sfogo: «Non parteciperò alla riunione del gruppo parlamentare. Mi logora il clima di caccia alle streghe che si è creato. C’è aria, peraltro, di guerra interna. La situazione in casa 5 Stelle è brutta: siamo in piena crisi identitaria. Ricordo a me stesso che siamo nati per cambiare il sistema, ma forse il sistema ci ha cambiato. Ancora riecheggiano nelle mie orecchie le parole di Beppe Grillo: “Rovesceremo le piramidi”. Non mi piacciono i faraoni, del resto lo sanno anche i bambini: il sistema produce solo povertà. La sudditanza nei confronti del Pd – scrive Sapia – non mi piace neanche un po’. Da vincitori siamo diventati sconfitti. Ben vengano gli Stati generali del MoVimento 5 Stelle, perché ognuno di noi possa esprimere liberamente il proprio pensiero. Dobbiamo ritrovare al più presto la nostra identità, altrimenti avremo fallito. Tutti».
PER DIENI SERVE «NUOVA LINFA» È esplicita anche Federica Dieni: «Esistere per esistere non ha senso», spiega la deputata reggina sempre su facebook sostenendo che «occorre convocare al più presto gli stati generali, nella forma più partecipata possibile a tutti i livelli, per ripartire da una strutturazione e riprendere da alcune nostre idee di Paese. Dobbiamo prenderci tutto il tempo necessario per affrontare un dibattito a 360 gradi e decidere in che direzione vogliamo andare. Non sono contraria a dotarci di una struttura, ma – rimarca la Dieni – la stessa deve essere composta tenendo conto dei meriti reali e delle competenze di ciascuno per dare nuova linfa al movimento e compattare tutti coloro che si ritrovano in questo progetto».
FERRARA: TANTISSIMI ERRORI NEGLI ULTIMI ANNI “Punta alto” invece l’europarlamentare Laura Ferrara: «Qualche dubbio sull’attuale organizzazione interna dovremmo porcelo, se non è troppo tardi. Dubbi che avrebbero dovuto trovare spazio già da tempo in un dibattito più allargato e nel quale i “vertici”, effettivi ed anche quelli ombra, dovrebbero mettere in discussione se stessi e il loro operato. Non è pensabile – sostiene la Ferrara – affidare la soluzione ad una ratifica on line su questo o quel leader: occorre un dibattito ampio, che coinvolga tutti e che affronti sia i nodi legati all’organizzazione interna sia le posizioni politiche maturate sui singoli temi. Si apra un dibattito sul futuro del Movimento 5 stelle, partendo dai tantissimi errori fatti in questi anni, dall’ascolto diffuso. E solo quando il M5s avrà ritrovato la propria identità, un’identità rinnovata, più matura e più consolidata, potrà discutersi di leadership».
NESCI: «NO AI CAMINETTI» Il dibattito insomma è aperto e anche abbastanza “senza rete” e a smuoverlo infine è Dalila Nesci, deputata del M5s e animatrice del think tank “Parole Guerriere”, anima “ribelle” e inquieta che da tempo agita il M5S calabrese e non solo: «Non è tempo né di caminetti né di estemporanee ratifiche su Rousseau – dicxd la deputata vibonese – Siamo sufficientemente maturi per un confronto vero e trasparente sulle idee circa l’organizzazione interna e l’identità politica del M5s. La nostra linea è chiara: raccogliere tutte le mozioni in tempi rapidi e certi, convocare i promotori delle mozioni, disegnare il perimetro politico comune degli Stati Generali”. Secondo “Parole Guerriere”, insomma, solo raggiungendo un’organizzazione evoluta e legittimata – conclude la Nesci – si potrà contribuire a rafforzare il Movimento 5 Stelle e, conseguentemente, la stabilità del Governo».
MORRA: «NON C’E’ UN SINGOLO MA UNA SQUADRA» Noi ai processi, sì al dialogo», dice a sua volta lo stesso Nicol Morra in un video postato sulla su pagina facebook. Per il senatore M5S e presidente della Commissione antimafia «quante volte Beppe (Grillo, ndr) e Gianroberto (Casaleggio, ndr) hanno avuto la tentazione di molare, ma poi hanno sempre deciso di rimboccarsi le maniche e ripartire. Ora calma e ragioniamo, come ha detto Fico dobbiamo tornare a dibattere di politica attraverso un confronto serrato e democratico. Spesso questo dibattito negli ultimi anni – prosegue Morra – non l’abbiamo avuto, per tanti problemi di cui sono tutti, io per primo, responsabili. Il risultato mi ha deluso ma non significa che non bisogna ripartire con maggiore entusiasmo. Si cade, si fa leva sui muscoli e ci si rialza. Evitiamo di fare polemiche che altri strumentalizzano e cerchiamo di rispettarsi, quindi Stati generali permanenti, lavoriamo perché dobbiamo tornare a produrre idee e quindi nuova consapevolezza, perché il movimento deve costruire la democrazia della conoscenza. Siamo sulla stessa barca, non c’è necessità di consumare vendette né di processi di Norimberga, ma c’è la necessità di restituire alla barca del movimento la consapevolezza della lotta. Non c’è un singolo ma una squadra, insieme – conclude Morra – ce la possiamo fare». (a.c.)
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