CATANZARO I controlli per accertare un caso sospetto di Covid-19 in realtà danno altri esiti. La diagnosi è una infezione da “legionella”, qualcosa di cui la paziente non sospettava e le cui complicazioni si teme abbiano portato al decesso dopo diverse settimane di ricovero. Per questo i familiari hanno deciso di portare il tutto all’attenzione dell’autorità giudiziaria con una denuncia circostanziata e consegnata ai carabinieri, alla procura di Catanzaro e alla Prefettura del capoluogo di regione. L’infezione da “legionella” sarebbe avvenuta, secondo la denuncia che sarà sottoposta ai riscontri delle forze dell’ordine, facendo uso delle acque che sono uscite dai rubinetti di Sellia Marina, comune in provincia di Catanzaro. In base a quanto circostanziato nella denuncia, la donna vittima dell’infezione avrebbe avvertito i primi sintomi febbrili il 23 agosto.
L’emergenza Covid-19 non ha permesso l’intervento della guardia medica e per questo la donna, originaria di Avellino ma in Calabria per far visita ai suoi familiari, è stata presa in cura dagli operatori del 118 che l’hanno sottoposta al tampone di routine in pronto soccorso; risultata negativa, si è passati alle analisi ematologiche che hanno riscontrato la presenza del patogeno “legionella”.
Per la donna inizia un lungo periodo di degenza terminato solo il 19 settembre con il decesso, mentre ai familiari viene consegnata l’ordinanza di sgombero dell’abitazione e il divieto dell’uso di acqua corrente dei rubinetti. I sospetti dei denuncianti, circa la possibilità che quello non sarebbe potuto essere l’unico caso, vengono confermati dagli esami ematologici a cui si è sottoposto uno dei familiari della donna. Infatti è risultato come anche lui avesse contratto lo stesso tipo di infezione batterica che gli aveva provocato una febbre invalidante curata dal medico di base con un antibiotico.
Quello che è lamentato nella denuncia è che «nessuno degli organi competenti, si è messo in contatto con noi, per sapere del nostro stato di salute, né per comunicarci se erano state messe in atto azioni per evitare che ci fossero ulteriori contagi». Ma c’è dell’altro, ossia, cosa ne sia stato dei controlli dell’Asp di Catanzaro che il 2 e 3 settembre avrebbe effettuato i campioni esclusivamente nell’appartamento non espandendo il raggio d’indagine.
Per questo nella denuncia si pone all’attenzione dei carabinieri se il sindaco di Sellia Marina «in qualità di unico responsabile della salute pubblica, abbia messo in campo tutte le azioni necessarie a individuare la presenza dell’agente patogeno nelle condotte dell’acquedotto comunale, da cui l’appartamento in questione è servito» ma anche «se il sindaco abbia messo in atto tutte le procedure di legge, per evitare che tale patogeno si potesse sviluppare nelle condotte pubbliche » oltre che «se l’Asp di Catanzaro abbia messo in atto tutte le procedure previste per legge, per individuare la presenza di eventuali focolai che avrebbero potuto propagare il patogeno» e a tal proposito «se possa configurarsi, il reato di epidemia colposa o reati di altro genere derivanti dalle azioni o omissioni messe in campo dai soggetti preposti alla verifica e messa in atto delle azioni su citate o di altro genere»
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