LAMEZIA TERME La questione tra “costi della politica” e rappresentanza territoriale nelle Istituzioni si è tradotta in questi giorni nella scelta tra il Sì e il No al Referendum Costituzionale.
La schiacciante vittoria del primo pare aver sancito, nei fatti, la propensione del corpo elettorale ad avere una classe politica più snella ed efficiente, anche se il dato vero è la maturata insofferenza dei rappresentati rispetto ai rappresentanti, percepiti come sempre più distanti e disinteressati a farsi portatori delle comuni istanze nelle Camere istituzionali.
Secondo i portavoce del così detto “fronte del No”, sebbene il taglio dei parlamentari potrebbe produrre ora un risparmio di spesa, questo sarà irrisorio.
Se il discorso viene spostato sul piano locale, le percezioni cambiano, ma il tema dei costi rimane comunque cruciale. Anche per questo sulla piattaforma Openpolis sono stati analizzarti i bilanci dei Comuni per vedere quale sia – ed a cosa è riservata – la mole di investimenti degli Enti per il funzionamento dei loro organi istituzionali.
Le spese per gli organi istituzionali si riferiscono all’amministrazione, al funzionamento e al supporto degli organi esecutivi e legislativi dell’ente. Tra queste sono comprese: le spese relative all’ufficio del Sindaco, gli organi legislativi e di governo a tutti i livelli dell’amministrazione, il personale consulente, amministrativo e politico assegnato agli uffici del capo dell’esecutivo e del corpo legislativo, oltre alle attrezzature materiali di cui questi uffici si dotano. Afferiscono a questo ambito anche le spese per le commissioni e i comitati permanenti, per lo sviluppo dell’ente in un’ottica di governance e partenariato, per la comunicazione istituzionale (in particolare in relazione ai rapporti con gli organi di informazione), per le manifestazioni istituzionali – in merito al cerimoniale – e per le attività del difensore civico.
Non sono comprese, invece, le spese relative agli uffici dei capi di dipartimento o delle commissioni che svolgono specifiche funzioni, attribuibili a specifici programmi di spesa.
Il dato generale, tra le grandi città, propone Napoli come Comune italiano che spende di più per i suoi organi istituzionali, con una spesa pro capite di 96,74 euro. Una cifra che viene meglio apprezzata se parametrata a quella del secondo Comune di questa particolare graduatoria, ovvero Venezia con 44,40 euro pro capite.
Va specificato fin da subito che il dato si riferisce alla spesa pro capite per cassa, riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i Comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa.
L’analisi dei dati calabresi fa saltare all’occhio un dato curioso: il piccolo centro di Scigliano, in provincia di Cosenza, è quello con la spesa pro capite più alta, che ammonta addirittura a 620,49 euro. Sempre in provincia di Cosenza si trova anche il Comune che spende di meno tra quelli monitorati: Marano Principato conta una spesa di soli euro 3,42 per ognuno dei suoi 3177 abitanti.
IL DATO NELLE MAGGIORI CITTÀ CALABRESI I casi limite appena specificati, con tutte le loro particolarità, non possono essere direttamente paragonabili ai cinque capoluoghi di provincia della regione. Tra questi, il Comune che registra la spesa pro capite più alta per i suoi organi istituzionali è quello di Vibo Valentia coi suoi 59,47 euro.
Seguono nell’ordine: Cosenza, con una spesa di 39,28 euro per ogni abitante; Reggio Calabria con 26,75 euro; Catanzaro con 18,66 euro; e Crotone, che chiude con 16,69 euro. Significativo, tra le grandi città calabresi, anche il dato di Lamezia Terme che registra una spesa pro capite di appena 3,93 euro.
I dati e il loro dislivello, come chiaro, vanno letti anche in funzione al numero di abitanti nei diversi Comuni. Di seguito, anche per dare una dimensione più definita di questi investimenti, i dati complessivi parametrati al numero di abitanti. In questo senso il dato cambia, con Reggio Calabria che registra il primato con una spesa complessiva di 4.854.516,63 per i suoi 181.477 abitanti. Seguono: Cosenza, che spende invece complessivi 2.641.206,09 per 67.239 abitanti; Vibo Valentia 2.000.647,95 per 33.642 abitanti; Catanzaro con una spesa di 1.674.420,68 per i suoi 89.718 abitanti; e Crotone con 1.067.463,42 per i suoi 63.941 abitanti. Sempre per completare il quadro e dare la dimensione del differenziale, Lamezia Terme spende “solo” 278.559,38 per la sua popolazione di 70.834 abitanti. Se paragonato al dato di Cosenza – città con una popolazione più o meno simile – notiamo tra le due una spesa superiore di poco meno di 2 milioni e mezzo di euro in favore degli organi istituzionali del capoluogo Bruzio.
I COMUNI CON LA SPESA PIÙ ALTA Premessi i due estremi opposti di Scigliano e Marano Principato, sono comunque diversi i casi calabresi evidenziati dai numeri di Openpolis.
Oltre al centro del Cosentino di 1.225 abitanti, con una spesa complessiva di 760.101,12 euro, sono pochi i paesi nei cui bilanci viene registrata una spesa “politica” pro capite a tre cifre (di seguito un campione indicativo): Serra d’Aiello (Cosenza) con una spesa di 413.48 euro pro capite (472 abitanti); Cerisano (Cosenza) con una spesa pro capite di 378,24 euro (3.128 abitanti); Maierà (Cosenza) spesa pro capite di 102,76 euro (1.226 abitanti); Mormanno (Cosenza) 240,67 euro pro capite (2.955 abitanti); Roseto Capo Spulico (Cosenza) con una spesa pro capite di 22.96 (1.909 abitanti); Seminara (Reggio Calabria) 158,06 pro capite (2.714 abitanti); Palizzi (Reggio Calabria) con una spesa di 114,43 (2.436 abitanti); Roghudi con 300 euro ad abitante (1036); Pentone (Catanzaro) con una spesa di 122,28 euro (2.038 abitanti); Amato (Catanzaro) 187 euro per (824 abitanti) Martinaro Lombardo (Catanzaro) con una spesa di 270,94 euro (1.071 abitanti); Pallagorio (Crotone) con una spesa di 291,93 euro (1164 abitanti); San Nicola dell’Alto (Crotone) con 619,70 si piazza al secondo posto (786 abitanti); Pizzoni (Vibo Valentia) con una spesa di 140,90 euro (1094 abitanti); Zaccanopoli (Vibo Valentia) con 302.24 euro (726 abitanti).
Sottolinea Openpolis che i dati esaminati vanno letti anche in relazione al numero dei membri delle Giunte e dei Consigli comunali nei paesi delle diverse regioni. Si evidenzia che tra le spese più corpose per il funzionamento degli enti locali vi sono quelle per le strutture politiche più importanti dei comuni: la Giunta, organo collegiale di governo del territorio, e il consiglio, assemblea rappresentativa che ha funzioni di indirizzo e di controllo politico-amministrativo. In Italia queste figure sono 125.362 (uno ogni 481 abitanti), di cui 33.399 nelle giunte e 91.963 nei consigli comunali. (f.d.)
x
x