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Riconferme “bulgare” e prime volte, tornano i sindaci nei Comuni sciolti per ‘ndrangheta

Sette i Municipi nei quali si è votato dopo le gestioni commissariali: a Cirò ballottaggio. Ciccone rieletto a Scilla come Sergi a Platì. E riprende il dibattito sulla revisione della normativa

Pubblicato il: 24/09/2020 – 12:10
Riconferme “bulgare” e prime volte, tornano i sindaci nei Comuni sciolti per ‘ndrangheta

CATANZARO Due sindaci nel Reggino, Scilla e Platì, che ritornano in sella, e con percentuali piuttosto alte se non addirittura plebiscitarie, altri quattro sindaci che ridanno il senso di un riscatto democratico dopo il commissariamento. È stato questo l’esito delle elezioni nei Comuni della Comuni della Calabria le cui amministrazioni, negli anni scorsi, erano state sciolte per infiltrazioni della ‘ndrangheta e quindi commissariate. Erano in totale sette, uno solo con popolazione superiore ai 15mila abitanti, Cirò Marina, in provincia di Crotone: qui bisognerà aspettare l’esito del ballottaggio, tra una decina di giorni , tra Sergio Ferrari (al primo turno 39,4%) e Giuseppe dell’Aquila (35,2), mentre è fuori dai giochi il politico di lungo corso Niicodemo Filippelli (fermatosi al 25,4) e Nicodemo Filippelli. Sempre nel Crotonese, si è votato anche a Strongoli, dove è stato eletto sindaco Sergio Bruno (“Per Strongoli”), che con il 49,3% ha superato Ferdinando Greco (“Strongolii Ora”, 27,2%) e Saverio Romano (“Strongoli nel cuore”). Tre invece, in provincia di Vibo Valentia, i Comuni in passato sciolti per infiltrazioni mafiose e che adesso un nuovo sindaco e un nuovo Consiglio: si tratta di Briatico, dove ha vinto Lidio Vallone (“Briatico per sempre”, 62,7%, su Costantino Massara di “Briatico nel cuore”), Limbadi, nel quale è stato eletto primo cittadino Pantaleone Mercuri (“Risorgi Limbadi”, 61,8% su Rosalba Sesto di “Limbadi libera e democratica”), e San Gregorio d’Ippona, nella sfida più incerta, visto che le urne hanno premiato Pasquale Farfaglia (“Insieme per San Gregorio”, con il 38,6%) rispetto a Giuseppe Carnovale (“Si può fare”, 34,9%) e Alessandro Lacquaniti (“San Gregorio nel cuore”, 26,5%).
In provincia di Reggio Calabria i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose nei quali si è tornati al voto sono stati due, Scilla e Platì, accomunati dal fatto che sono stati rieletti, e praticamente “a furor di popolo”, i due sindaci ch erano in carica prima del commissariamento. A Platì ha rivinto Rosario Sergi, con “Liberi di ricominciare”, che con il 78,1% ha letteralmente sbaragliato l’avversario Piero Marra (“Map”). A Scilla autentico plebiscito per Pasqualino Ciccone, che con “Scilla riparte” ha riportato un consenso stratosferico, il 97,84% (il 2,16% invece per lo sfidante Ilario Ammendolia di “Diritti democrazia libertà”). Per la portata numerica, il dato scillese ovviamente è – quantomeno – “anomalo”, tale da aprire una riflessione più generale sul tema dello scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose, tema da anni al centro del dibattito politico per le prese di posizione di quanti sostengono che, con l’attuale normativa, l’azzeramento di amministrazioni democraticamente elette spesso è inutile, se non addirittura dannoso: non mancano infatti proposte di legge che puntano a una revisione della normativa nel senso di consentire il “contradditorio” ai sindaci dei Comuni sui quali è disposto un accesso antimafia o di colpire la parte burocratica di un’amministrazione, spesso quella davvero “infiltrata” dalla criminalità organizzata. Dopo questa tornata elettorale, il dibattito ha già ripreso slancio. (a.c.)

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