GIOIA TAURO Alle prime ore dell’alba, il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro ha dato esecuzione, nella provincia di Reggio Calabria, a 15 misure cautelari personali e patrimoniali a carico di altrettanti dipendenti di un ente regionale per lo sviluppo dell’agricoltura che rispondono di assenteismo e truffa, attraverso l’uso improprio e fraudolento dei badge elettronici personali. Somme di danaro indebitamente percepite, per giornate di lavoro mai svolte, per migliaia di euro.
I FURBETTI DELL’ARSAC Ai 15 indagati, tutti dipendenti dell’Arsac, è stato contestato di essersi assentati dal servizio, o di non essersi proprio presentati in servizio, attestato falsamente la loro presenza sul posto di lavoro attraverso la strisciata (in inglese “to swipe”, che ha ispirato il nome dell’operazione) di badge da parte di altri colleghi sul lettore dell’apposita macchina obliteratrice, inducendo così l’ente in errore circa l’effettività della presenza in servizio degli indagati.
A PASSEGGIO ANZICHÉ AL LAVORO Le attività di indagine dagli agenti del Commissariato di Gioia Tauro sono state coordinate dal sostituto procuratore Rocco Cosentino sotto la supervisione del procuratore Sferlazza e si sono avvalse di attività tecniche di intercettazione e video-ripresa a carico dei dipendenti degli uffici regionali dell’Arsac i cui locali sono allocati a Gioia Tauro, in contrada Bettina, a pochi passi dal Commissariato. Gli inquirenti hanno effettuato anche servizi di osservazione e pedinamento scoprendo che i dipendenti, in orario di ufficio, si allontanavano dal posto di lavoro per compiere le più disparate attività personali: dalla spesa nei supermercati a lunghe passeggiate e soste in locali pubblici, alle pratiche sportive.
IL SISTEMA DEI BADGE Il sistema utilizzato dai dipendenti raggiunti dalle misure cautelari era semplice e collaudato: incaricare, a turni, uno o più dipendenti affinché strisciassero il badge degli altri sodali-colleghi sul lettore digitale collocato all’ingresso degli ufficio, attestandone falsamente la presenza sul luogo di lavoro.
MISURE E SEQUESTRI A carico di cinque degli indagati è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari. Per gli altri è stata applicata la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Ai domiciliari sono finiti in cinque: Fortunato Crea, 62enne di Rizziconi; Fortunato Crea, 50enne di Rizziconi; Domenico Emanuele Crea, 30enne di Rizziconi; Gesualdo Lofaro, 46enne di Rizziconi; Vincenzo Cilona, 56enne di Palmi.
Agli altri è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: A. C., 58 anni, di Sinopoli; C. A., 59 anni, di Palmi; C. P. 54 anni, di Rizziconi; D. M. L., 66 anni, di Molochio; G. G., 67 anni, di Reggio Calabria; S. A., 43 anni, di San Giorgio Morgeto; V. G., 57 anni, di Sinopoli; V. L, 60 anni, di Cittanova. Uno degli indagati per i quali era stato emesso obbligo di presentazione è deceduto nel frattempo.
È stato inoltre disposto dal gip il sequestro preventivo delle somme indebitamente percepite – circa 12mila euro, complessivamente – quali giornate di lavoro risultanti ma, di fatto, non effettuate, a carico dei 15 destinatari delle misure e anche a carico di ulteriori tre indagati.
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