REGGIO CALABRIA La prima sezione della Corte di Cassazione ha confermato gli arresti domiciliari per Domenico Creazzo, l’ex sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte ed ex consigliere regionale di Fratelli d’Italia, finito al centro dell’inchiesta “Eyphemos”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, che aveva portato all’arresto di 65 persone accusate di essere collegate alle cosche della cittadina in provincia di Reggio Calabria.
Il blitz della Squadra mobile di Reggio Calabria era scattato nel febbraio scorso quando Creazzo era stato appena eletto in Consiglio regionale risultando il primo degli eletti nella lista presentata dal partito di Giorgia Meloni. Per lui l’accusa è di scambio elettorale politico-mafioso. Secondo l’accusa avrebbe coltivato e realizzato il progetto di candidarsi e vincere le elezioni regionali rivolgendosi alla ‘ndrangheta e in particolare a Domenico Laurendi. Il tramite, stando alle indagini, sarebbe stato il fratello del consigliere regionale, Antonino Creazzo anche lui arrestato e oggi ai domiciliari dopo un periodo di carcere. Attraverso il fratello, secondo gli inquirenti, il consigliere regionale sospeso sarebbe stato in grado «di procacciare voti, in cambio di favori e utilità, grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro e poi direttamente, al fine di sbaragliare gli avversari politici».
La Cassazione, in sostanza, conferma quando stabilito dal Tribunale del riesame di Reggio Calabria secondo cui Creazzo aveva «stipulato plurimi accordi voti-favori con esponenti di ‘ndrangheta, peraltro con ruolo apicale all’interno della cosca territorialmente dominante, avvalendosi della collaborazione del fratello».
Nella loro sentenza, i giudici del Tribunale della Libertà avevano sottolineato «il complessivo mercimonio della pubblica funzione, essendo emerso come il Creazzo non fosse ispirato da idee politiche nel proprio agire, bensì soltanto dal fine egoistico del raggiungimento del risultato attraverso patti collusivi sia di tipo politico-mafioso, sia di tipo meramente corruttivo». Nella stessa inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto della Dda Giulia Pantano, è indagato per scambio elettorale politico-mafioso anche il senatore di Forza Italia Marco Siclari nei confronti del quale i pm hanno chiesto l’autorizzazione a procedere al Parlamento.
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