CATANZARO «Dalle prime audizioni è emersa la coscienza che la Calabria debba tornare a essere un’emergenza nazionale, perché la diffusione del fenomeno criminale, in particolare ‘ndranghetistico, è tale per cui non si può più soprassedere o rinviare». Lo ha detto il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, parlando con i giornalisti al termine del primo ciclo di audizioni nella Prefettura di Catanzaro: in particolare, questa mattina, la Commissione antimafia ha audito i vertici della magistratura del Distretto di Catanzaor, tra qui il presidente della Corte d’appello Domenico Introcaso, il prefetto di Catanzaro, Maria Teresa Cucinotta e i vertici delle forze dell’ordine – Dia, Arma dei carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza – sul territorio.
«Il presidente della Corte d’appello Domenico Introcaso – ha detto Morra – ci ha fornito numeri e percentuali assai significative e ci ha fatto capire che qui c’è in problema assai rilevante, che lo Stato dovrà affrontare. Negli ultimi decenni la ‘ndrangheta si è imposta perché a differenza di altre organizzazioni mafiose ha scelto modalità silenti, e però il livello di infiltrazione e contaminazione dell’economia sana, privata o pubblica, è diventato tale da indurre tutta la politica nazionale a prestare un’attenzione ben diversa e maggiore alla Calabria. Poi – ha specificato il presidente dell’Antimafia – serve un attenzione anche ai fenomeni che rinviano alla religiosità popolare, perché sappiamo che tante volte il consenso certe organizzazioni lo cercano sfruttando credenze e fedi antichissime».
Uno dei temi affrontati nelle prime audizioni è al carenza degli organici nel Distretto giudiziario di Catanzaro: «Ci sono uffici in cui – ha sostenuto Morra – la scopertura è inferiore al 20%, uffici in cui invece è drammaticamente superiore, se non ricordo male si arriva anche al 30%. È una situazione che deve essere valutata. Poi si deve anche tener conto dell’età media dei magistrati che vengono a lavorare in Calabria e della volontà di permanere in Calabria, perché ci è stato anche sottolineato – ma questo è noto – come vi sia la fascinazione di un ufficio giudiziario che attrae tantissimo, lasciando di fatto scoperti altri uffici. Qualche domanda qualcuno se la dovrà fare». Secondo Morra «stiamo lavorando sul versante della repressione come se fosse l’unico versante su cui lavorare. Ma lo dico a tutti, anche e soprattutto agli amministratori della cosa pubblica: a esempio noi oggi abbiamo ragionato della legge sullo scioglimento dei Consigli comunali, che ha gravi limiti nel permettere a tanti ex amministratori, coinvolti in precedenti scioglimenti, di poter tornare tranquillamente alla ribalta. Abbiamo – ha sostenuto il presidente della Commissione antimafia – ragionato anche di omissioni operate da importanti amministrazioni pubbliche, che non sono quelle della giustizia, votate a esempio a controllare l’eventuale evasione fiscale. Diciamocelo chiaramente, e questo riguarda tante categorie: anche e soprattutto cosiddetti specialisti della giustizia potrebbero trarre vantaggio da situazioni anomale. Facevamo alcune considerazioni sul gratuito patrocinio in alcune questioni giurisdizionali. Insomma, c’è da lavorare tanto. Io ricordo che la criminalità organizzata si nasconde molto spesso dietro l’evasione fiscale. Ricordo che i calabresi hanno in termini di dichiarazione dei redditi pro capite una situazione che fa soffrire tutti, salvo poi avere consumi inspiegabili alla luce di quello che viene dichiarato. Quindi qualche problema ci sarà. Ma – ha rilevato Morra – questo è anche un lavoro che deve fare l’Agenzia delle Entrate, magari, che non è un’amministrazione che dipende dal ministero della Giustizia. Noi abbiamo sentito con le nostre orecchie che qualcuno ha lamentato alcune distrazioni e disattenzioni».
Rispondendo a una domanda sulle modifiche dei Decreti Sicurezza, Morra ha osservato che «questa è responsabilità del governo, so che c’è un’interlocuzione già bene avviata per cui, per quello che ci risulta, credo che si possa arrivare a soluzione. Credo che anche sull’accoglienza in Calabria si possa e si debba fare di più. Ricordiamo tutti importanti operazioni che hanno investito Isola Capo Rizzuto e il Cara di Sant’Anna, operazioni che hanno disvelato gli interessi della criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetistico anche in questo settore. Per non parlare poi – ha aggiunto il presidente della Commissione parlamentare antimafia – dello sfruttamento della manodopera o della tratta dei migranti: non c’è settore della vita civile, sociale ed economica di questa regione che non sia toccato dalla ‘ndrangheta, che si avvale di menti raffinatissime». Infine, un passaggio sul “caso Petrini”, l’ex giudice della Corte d’Appello di Catanzaro finito sotto inchiesta per corruzione: «Ne abbiamo parlato per quello che è a tutti noto, perché – ha rilevato Morra – abbiamo riflettuto su quello che è stato oggetto di divulgazione attraverso stampa. Su altro non posso dire».
NESCI: «COMMISSARIAMENTI RESTITUISCANO FIDUCIA» Dalila Nesci, parlamentare M5S, sottolinea l’importanza della missione, «per una serie di audizioni finalizzate a trovare una proficua sinergia tra le istituzioni per la lotta alla ‘ndrangheta. Si affronteranno molti temi tra i quali, in particolare, la situazione dell’Asp di Catanzaro, sciolta per infiltrazioni mafiose. Sottoporrò alcuni quesiti al Collegio Commissariale prefettizio per verificare se la gestione dell’azienda sanitaria è in fase di miglioramento e se siano stati definitivamente interrotti i rapporti con i fornitori in odore di mafia. I commissariamenti per mafia devono restituire la fiducia persa nel servizio pubblico, offrendo ai cittadini, innanzitutto, un servizio sanitario migliore».
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