LAMEZIA TERME Il gup di Lamezia Terme, Rossella Prignani, al termine dell’udienza preliminare di oggi, ha disposto il rinvio a giudizio nei confronti di due maestre e un ausiliario scolastico accusati di maltrattamenti nei confronti dei bambini che avevano in cura nella scuola dell’infanzia “S. Gatti” plesso “Donnamazza” di Lamezia Terme.
Il processo avrà inizio il prossimo primo febbraio davanti al Tribunale di Lamezia Terme per Rosina Coccimiglio (difesa dall’avvocato Antonio La Russa) Maria Pulice (difesa dall’avvocato Salvatore Cerra) e l’ausiliario Caterina Criniti (difesa dall’avvocato Massimiliano Carnovale).
Nel processo si sono già costituiti parte civile i genitori dei piccoli alunni, con gli avvocati Aldo Ferraro, Valentina Falvo, Renzo Andricciola, Lucio Canzoniere, Graziella Astorino, con la costituzione del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca quale responsabilità civile per le condotte delle imputate.
Le maestre dovranno rispondere dell’accusa di avere maltrattato i bambini che frequentavano la scuola dell’infanzia ponendo in essere una serie di atti vessatori, violenti ed intimidatori idonei a cagionare nei piccoli sofferenze, privazioni e umiliazioni, costituenti fonti di disagio con timori continui ed incompatibili con le normali condizioni di vita. L’ausiliario dovrà rispondere di falso ideologico in atto pubblico per avere, in concorso con la Coccimiglio, ed in qualità di insegnanti della scuola dell’infanzia falsamente attestato, nel registro di classe, la presenza di alcuni alunni in realtà assenti e, in altri giorni, l’assenza di alunni in realtà presenti.
I MALTRATTAMENTI Le articolate indagini dirette dal pm Manuela Costa, e condotte dal Commissariato di Lamezia Terme, hanno consentito di accertare, con l’ausilio di intercettazioni ambientali e videoriprese, che la maestra Coccimiglio e l’ausiliario scolastico Maria Pulice sottoponevano i piccoli che frequentavano quell’asilo a violenze ed umiliazioni consistite nell’urlargli contro tanto da terrorizzarli fino al pianto, dal punirli senza reale ragione, isolarli l’uno dall’altro pretendendo dagli stessi l’assoluto silenzio, costringendoli a stare al sole davanti alla finestra o con la faccia rivolta al muro, percuoterli e/o strattonarli profferendo al loro indirizzo espressioni umilianti, intimando loro di non raccontare quanto accadeva in classe ai loro genitori, oppure colpendoli con schiaffi alla nuca (facendo sbattere un bimbo contro una panca in legno e cagionandogli un’evidente ecchimosi al naso), dargli schiaffi sulle mani o sul sedere, afferrarli per un braccio e trascinarli violentemente, gridando al loro indirizzo «siete tutti cani».
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