di Michele Presta
COSENZA L’emergenza welfare a Cosenza, così come in tutto il distretto riconducibile al capoluogo Bruzio adesso non è più rimandabile. I lavoratori del “Fondo Povertà” e del “Pon Inclusione” sono in sciopero dal primo giorno di ottobre. Diversi i mesi che non percepiscono uno stipendio e quindi, di accordo con le sigle sindacali, hanno deciso di interrompere l’erogazione di servizi che per il comune di Cosenza così come tutti gli altri municipi rientranti nel distretto significa lo stop a servizi che i professionisti fino all’ultimo giorno di settembre hanno garantito aggrappandosi alle speranze «lasciate vaghe però» raccontano in diversi dagli uffici comunali di Cosenza. Sono quasi quaranta i lavoratori coinvolti nei due progetti, tra amministrativi, assistenti sociali ed altri professionisti. Impegnati non solo nel comune di Cosenza ma anche in altri centri dove sopperiscono figure che con i pensionamenti e i mancati concorsi sarebbero altrimenti scomparsi con il conseguente blocco dei servizi. Questa volta non basteranno le rassicurazioni politiche e dirigenziali, «si tornerà al lavoro solo quando saranno saldate le spettanze che avanziamo» hanno riferito i lavoratori in una lettera che è stata inviata alle amministrazioni comunali dell’ambito territoriale così come al prefetto.
IL GIALLO DEI FONDI A rimetterci sono sempre i lavoratori, poi i cittadini che beneficiano delle prestazioni professionali. Le remunerazioni per quanto fin qui fatto portano mesi di ritardo, ma così non è con le tasse e i contributi previdenziali. Tutte le figure impegnate con il “Fondo Pon Inclusione” così come il “Fondo Povertà” ogni mese fatturano conti che allo stato non vengono remunerati. Ma il corto circuito assume i contorni del black out totale quando si considera che l’ammanco dei soldi in realtà non possa essere previsto, considerando che si tratta di fondi vincolati e che quindi il comune di Cosenza (capofila del distretto) non avrebbe potuto utilizzare per altro se non per coprire le spese delle prestazioni lavorative. Un allarme che nei mesi estivi aveva lanciato anche la terna commissariale che sta lavorando per quantificare la massa passiva dei debiti comunali e che aveva riscontrato l’utilizzo dei fondi vincolati, evidentemente per altri tipi di spesa.
I COSTI Tra i pochissimi a lavorare anche nel pieno periodo della pandemia, adesso i lavoratori pretendono che si faccia chiarezza sulla situazione. Nelle casse del comune di Cosenza per coprire le prestazioni di assistenti sociali, educatori professionali, mediatore culturale, addetti amministrativi, consulenti del lavoro esperti di rendicontazione, assistenti
sociali e addetti amministrativi per il triennio che va dal 2017 al 2020 sono arrivati: 3.172.769,66 euro per il “Fondo Pon Inclusione” e 813.630,98 a euro per il “Fondo Povertà”. «Se si ferma il servizio scoppia una bomba sociale» spiegano i lavoratori, che nell’attesa, non possono fare altro che innescare la miccia. (m.presta@corrierecal.it)
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