CATANZARO Il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, «si faccia promotore di un incontro urgente con la direzione dei lavori della metropolitana, con la responsabile della sorveglianza degli scavi archeologici, con l’assessore alla cultura del comune di Catanzaro e con le associazioni che operano per la difesa della memoria e della storia della città». La richiesta, dopo il rinvenimento di una villa magnogreca alla periferia del capoluogo di regione, è Italia Nostra. «Ci rivolgiamo a Lei – scrive al sindaco l’associazione – che è la massima autorità di Catanzaro, quale Associazione che statutariamente opera per concorrere alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico italiano, promuovendo azioni per la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali, stimolando l’applicazione delle leggi di tutela e promuovendo l’intervento dei poteri pubblici allo scopo di evitare le manomissioni del patrimonio storico, artistico ed ambientale del Paese. Abbiamo letto di un nuovo ritrovamento archeologico durante i lavori di scavo per la realizzazione della metropolitana nel quartiere di Santa Maria, notizia confermata dall’assessore comunale alla Cultura Ivan Cardamone. La scoperta – continua la nota – è considerata di grande rilevanza per riscrivere, probabilmente, la storia dell’intera Calabria e, nello specifico, quella di Catanzaro e del vasto territorio ricadente nel suo istmo, finora considerato privo di interesse rispetto ad altre scoperte archeologiche in altri territori calabresi».
Italia Nostra sottolinea che «gli archeologi, a Catanzaro, si sono imbattuti verosimilmente in un insediamento ellenistico risalente al IV-V secolo a.C. che va ad aggiungersi ai ritrovamenti in località Santa Maria di Zarapoti, Dulcino e nell’area di Germaneto, dove è stata costruita la cittadella regionale, e dove, i lavori di scavo preliminare alla costruzione, condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, hanno messo in luce una realtà archeologica articolata e suggestiva fatta di strutture, piani d’uso e materiali che coprono un ampio arco cronologico che dal neolitico finale giunge all’età imperiale romana, con il ritrovamento di numerosissimi reperti di epoca preistorica, greca e romana, dei quali non sappiamo più nulla. La loro valorizzazione e la continuazione sistematica delle ricerche permetterebbe – secondo l’associazione – la rilettura della storia di Catanzaro e delle sue origini come ad un grosso insediamento nell’area del Corace e in quella contigua della Fiumarella di colonie greche significative quanto Skylletion e Crotone. Della scoperta leggiamo analisi contraddittorie con terminologie chiaramente errate (Villa Magnogreca) e considerazioni entusiaste come scoperta di grande rilevanza. Scoperte che non sembrano esaurirsi con questa riportata dalla stampa, ma che, come detto, si aggiungono a siti di interesse archeologico dell’intera area di Santa Maria, della Fortuna, della Valle del Corace e che denoterebbero un contesto ricchissimo di presenza umana rappresentando insediamenti dall’epoca preistorica all’epoca bizantina abbracciando un contesto millenario. In particolare questo sito divulgato sulla stampa si tratterebbe di un insediamento ellenistico risalente al IV secolo a.C. in linea d’aria vicinissimo ai ritrovamenti di Santa Maria di Zarapoti con le presenze accertate romane e bizantine per i quali nessuna amministrazione ha mai inteso intraprendere una campagna di scavi organica. L’indagine su questi siti, la loro valorizzazione e la continuazione delle ricerche iniziate permetterebbero la rilettura della storia di Catanzaro e delle sue origini e confermare o no la presenza di consistenti attività umane tra l’area di Santa Maria, e quindi la Fiumarella, e l’area del Corace o addirittura la presenza di colonie greche di Locri o di Crotone.
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