CATANZARO «Le camere penali di Catanzaro e Vibo Valentia apprendono con stupore (e rammarico) il comunicato stampa del Procuratore Giovanni Bombardieri in replica al documento inviato alla Giunta UCPI sullo stato della giurisdizione nel distretto di Corte d’Appello di Catanzaro». È quanto si legge in un comunicato. «Il documento in questione – è scritto ancora – evidentemente travisato, è ben lontano dal perseguire intenti strumentali e, ancor prima, dal rappresentare un ingiustificato attacco al lavoro della magistratura Catanzarese. Non è un caso, semmai un modo di sentire, che solo pochi giorni fa la Camera Penale di Catanzaro si sia fatta promotrice di un’iniziativa volta ad intitolare le aule del palazzo di giustizia a magistrati ed avvocati che in passato hanno dato lustro al foro»». «Nessuno – prosegue il documento – dubita della necessità del contrasto a un fenomeno pervasivo come quello mafioso, soprattutto nel territorio calabrese. Il punto che poniamo è altro. L’intervista rilasciata dal Procuratore di Reggio, richiama(va) al rispetto di ogni soggetto della giurisdizione quando (soprattutto) l’esercizio si traduce in scelte impopolari ma assunte secondo Legge».
«Il nostro documento – precisano le camere penali – ha esclusivamente elogiato l’ispirazione garantistica sottesa alla citata intervista (idem sentire con i nostri ideali di Giustizia), senza insinuare alcuna contrapposizione con il lavoro della Procura di Catanzaro. Il nostro intervento mirava e mira a ribadire che le garanzie non sono dei costi. Le garanzie – come autorevolmente sostenuto dal prof. Vincenzo Maiello – “sono lo specchio della civiltà di un paese, perché attraverso le garanzie noi affermiamo la supremazia dei valori del rispetto dell’individuo e delle sue prerogative, rispetto alla pretesa punitiva dello Stato”».
Su questo tema, secondo le camere penali, «avvocati e magistrati devono essere uniti – lo esige la Costituzione – e avviare un confronto serio e costruttivo, affinché il contrasto alla criminalità organizzata non diventi – come nei fatti è diventato – un criterio di semplificazione delle regole del diritto penale liberale e del giusto processo. In nome delle esigenze di difesa sociale – pur meritorie – non si possono tollerare indiscriminate compressioni dei diritti di libertà individuale., pena lo sconfinamento verso un diritto penale autoritario, estraneo al corredo assiologico che ispira il nostro sistema processuale».
«Le Camere penali di Catanzaro e di Vibo Valentia – è scritto – sono disponibili a (e auspicano) un confronto serio e costruttivo sullo stato della giurisdizione, perché la – pur legittima – lotta alla mafia sia condotta senza “scorciatoie” o attraverso un “garantismo a intermittenza”, nel rispetto dello statuto di garanzie imposto dalla nostra Carta Fondamentale. Secondo noi, chiunque, a prescindere dal ruolo, si pone al di fuori del rispetto delle regole e dei principi, che sovraintendono lo Stato di Diritto, sta dalla parte sbagliata».
x
x