di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Lavori propedeutici per un prossimo appuntamento che servirà ad approvare il bilancio di previsione. Potrebbero riassumersi così i lavori di un consiglio comunale praticamente inutile rispetto ai bisogni e alle necessità della città. Che ad oggi devono fare i conti con i servizi primari per la collettività discutibili, con problemi di ordine pubblico quotidiani, con diritti alla giustizia e alla salute non degni di una società civile e di un’acredine nei confronti di un’amministrazione comunale che aveva ottenuto il 74% dei consensi ed è riuscita a dilapidare un patrimonio immenso – ad ascoltare i cittadini – in soli 15 mesi di gestione della res publica. E con l’aggravante di essere riusciti nell’impresa di smontare mattone per mattone, pezzo per pezzo, le difese fortificate e invalicabili attorno al quale è nato il progetto di fusione, con un’area della città che addita l’altra dei soliti, congeniti e atavici pregiudizi che gli amministratori non sono riusciti nemmeno a tamponare.
Ed allora poco importa se le tariffe comunali sono maggiorate su una sponda del Cino o sull’altra – per responsabilità dirette delle passate amministrazioni che giocavano a nascondino, ma sulle quali questa targata Stasi non ha saputo mettere becco – o se questo governo guidato da un sindaco di sinistra e ambientalista farà pagare le stesse aliquote «a ricchi e poveri». Sta di fatto che la popolazione di Corigliano Rossano, ultras a parte, non è affatto contenta. E se non lo è, degli interrogativi, prima o poi bisognerà porseli.
Si diceva dei lavori del consiglio comunale, infarciti da ovvietà che le maggioranze hanno approvato senza alcun dibattito pseudo-democratico, nei confronti di opposizioni poco coraggiose, spesso massimaliste su punti che non “approvavano” a parole ma che nei fatti, al momento del voto palese, hanno trasformato in astensioni.
Alla fine, regolamenti generali delle entrate, della gestione del servizio idrico, le aliquote di esercizio su Tari, Irpef e Imu sono state scontatamente approvate con i soli voti della maggioranza, come prassi imponeva, per poi giungere compatti (sic!) al bilancio di previsione che sarà discusso fra qualche settimana.
A mettere il dito nella piaga, complice l’assenza di Gino Promenzio, ci ha pensato Vincenzo Scarcello, capogruppo dell’Udc con esperienza decennale, già presidente del Consiglio comunale di Rossano, “padre” fra l’altro della delibera di impulso sulla fusione, approvata all’unanimità a Rossano nel 2015 e non con poche difficoltà a Corigliano un anno dopo.
A parte tutte le questioni tecniche, dopo i nove punti all’ordine del giorno, fra quelli più attesi – non fosse altro che per mero dibattito di carattere politico – vi era l’interrogazione del gruppo dell’Udc sulla selezione bandita dall’Amministrazione per la nomina di un dirigente dell’area tecnica, secondo l’art. ex 110 del Tuel, quindi su basi fiduciarie.
Durante la discussione, l’uddiccino ha fatto rilevare che la commissione esaminatrice, formata a sua volta da altri dirigenti nominati, non vantava i requisiti per valutare posizioni e curriculum dei partecipanti.
«La nostra interrogazione – ha commentato Scarcello al termine della seduta consiliare – ha dimostrato tutto l’imbarazzo dell’amministrazione che non è riuscita ad essere precisa e puntuale nelle repliche. Mentre il dato normativo che ho citato specificava chiaramente che per far parte di una commissione bisogna essere in possesso di competenze specialistiche, il sindaco, e risponde sempre e solo lui come se la giunta non esistesse, mi è sembrato impreparato. Mi dispiace molto per questa nostra città, e la delusione deriva dalle sue capacità di governare».
L’altra mazzata, Scarcello l’ha assestata nel commentare alcune imposte «uguali per tutti. Non è ammissibile che in una società variegata come la nostra tutti paghino allo stesso modo, ricchi e poveri. E meno male che questa è un’amministrazione di sinistra» è l’amara considerazione.
Ma prima che il consiglio si concludesse, i lavori assembleari hanno fornito un assaggio di quello che potrebbe essere una prossima riunione dell’assise sui servizi cimiteriali comunali. Su richiesta presentata alla presidente del Consiglio, Marinella Grillo, sempre Scarcello ha proposto un ultimo ordine del giorno per conoscere il parere dell’Amministrazione sui due cimiteri cittadini, ormai saturi.
Stasi ha risposto di non condividere i progetti di project financing pervenuti in questi mesi e di voler concentrare le attenzioni su un terzo cimitero ex novo, per il quale non sembra esserci ancora alcuna idea progettuale, ma da posizionare baricentricamente rispetto ai due grandi poli urbani della città, probabilmente in contrada Piragineti – si mormora – terra di mezzo fra i due ex comuni. Non prima, però, di aver aumentato le capienze dei due sepolcreti cittadini con loculi ricavati nei residui di spazio esistenti. Il punto è stato, quindi, sospeso per poi essere aggiornato in una seduta specifica.
Fra i commenti del day after, ad ogni modo, non sono mancati “lucidi” malumori, anche perché in molti si chiedono perché non sfruttare le opportunità derivanti da iniziative private – una prevede la cessione gratuita del terreno, la costruzione di loculi a tariffa e la richiesta di gestione dell’area da concordare – per poi imporre un cimitero comune che fra costi vivi del terreno, infrastrutture e tradizioni popolari non sembra piacere, anche logicamente e sentimentalmente, a nessuno. (l.latella@corrierecal.it)
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