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Bufera su Spirlì. «Si dimetta, non può rappresentare la Calabria»

Movimento Cinquestelle, Arci e Partito democratico chiedono a Jole Santelli di revocare il mandato del vicepresidente della giunta regionale dopo lo show al convegno leghista di Catania. «Espressio…

Pubblicato il: 02/10/2020 – 15:53
Bufera su Spirlì. «Si dimetta, non può rappresentare la Calabria»

CATANZARO «Userò le parole “negro” e “frocio” fino all’ultimo dei miei giorni. Che fanno, mi tagliano la lingua per impedirmelo?». Stanno provocando polemiche, una vera bufera, le parole pronunciate dal vice presidente della Regione Calabria e assessore alla cultura Nino Spirlì, della Lega, nel corso di un dibattito organizzato nei giorni scorsi a Catania dalla Lega (il Corriere della Calabria le ha riportate ieri sera).
DIENI: SANTELLI GLI REVOCHI IL MANDATO  La deputata M5S Federica Dieni è intervenuta oggi per invitare Spirlì alle dimissioni. «Non perda altro tempo – afferma – rassegni immediatamente le sue dimissioni e chieda scusa. Nel caso non intendesse farlo, ci pensi la presidente Jole Santelli a revocargli il mandato e a fare mea culpa per aver nominato nella sua giunta un uomo che non ha il senso della misura e, soprattutto, con le sue inqualificabili dichiarazioni getta discredito sulla istituzione che rappresenta».
«Spirlì, che detiene anche la delega alla Cultura (sic) – prosegue la parlamentare – ha rivendicato il diritto di usare parole quali ‘negro’ e ‘ricchione’ e si è scagliato contro la presunta ‘lobby frocia’, composta, a suo dire, da ‘nazisti che cancellano le parole’. Sono espressioni che si qualificano da sole, ma che diventano inaccettabili e sconcertanti se pronunciate da un esponente del governo regionale. Purtroppo non è la prima volta che Spirlì esprime in queste volgari forme le sue controverse opinioni, a dimostrazione del fatto che il vicepresidente della Regione continua a preferire il ruolo di attore da avanspettacolo a quello di politico responsabile. Ragion per cui, a pensarci bene, forse è troppo chiedere all’esponente salviniano (che inopinatamente continua a fare sfoggio di rosari strumentalizzando, proprio come il suo “capitano”, la religione) di fare un passo indietro. Ecco perché è lecito aspettarsi un intervento della governatrice Santelli a tutela dell’immagine dell’istituzione che rappresenta, ma anche della Calabria e dei calabresi».
L’ARCI: «UOMO VIOLENTO E VOLGARE» Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente Arci Calabria Aps Giuseppe Apostoliti. «Come Arci – afferma – ci rifiutiamo di ascoltare un esponente delle istituzioni esprimersi con questi termini, non ci riconosciamo in un linguaggio che offende, marginalizza ed esclude. Soprattutto in un contesto come quello calabrese in cui sono ancora tanti i passi da fare per la diffusione di una cultura inclusiva e non violenta che faccia della diversità il suo obiettivo ma anche il mezzo attraverso cui svilupparsi. Tutti insieme, tutte le forze autenticamente democratiche hanno il dovere di fare da argine a posizioni di questa natura. Non si sottovalutino gli effetti che tali dichiarazioni comportano. La presidente Santelli prenda provvedimenti. Liberi i calabresi da questo uomo dal gergo violento e volgare. Riaffermi i valori della convivenza civile, della solidarietà, della centralità della persona, dell’accoglienza».
GRAZIANO (PD): «NON PUÒ RAPPRESENTARE LA CALABRIA» Anche il commissario regionale del Partito democratico Stefano Graziano interviene (lo aveva già fatto il capogruppo dem in consiglio regionale, Domenico Bevacqua). E chiede a Spirlì «un atto di amore per la Calabria e le sue istituzioni. Rassegni le dimissioni perché con la sua ultima uscita calpesta le sofferenze e le battaglie di chi si batte contro le discriminazioni e l’odio. Spirlì non può rappresentare la Calabria che è terra di solidarietà e accoglienza».
BRUNO BOSSIO: NO ALL’HATE SPEECH Per la deputata del Pd Enza Bruno Bossio «il vicepresidente Spirlì non può continuare ad utilizzare la sua carica istituzionale per diffondere linguaggi d’odio giustificandoli come semplici scherzi, che nulla hanno da spartire con la libertà d’espressione. Anzi, spesso l’hate speech aiuta a nascondere dietro l’ingiustizia discorsiva razzismo, misoginia e omotransfobia». Bruno Bossio aggiunge: «Le istituzioni devono combattere il linguaggio razzista, misogino e omofobo in ogni sede. E per farlo abbiamo bisogno che tutte le forze politiche, in maniera concorde, perseguono su questa via maestra in maniera chiara e determinata, senza ammiccamenti all’estremismo ma in sostegno delle associazioni e degli attivisti che ogni giorno si battono sul campo per i diritti di ognuno di noi. Lo dobbiamo a tutti i cittadini, specialmente quelli più esposti, perché minoranza. Per questo la legge contro l’omotransfobia e misoginia serve e serve subito. Aspettiamo di votarla il 22 ottobre alla Camera per ristabilire, almeno in parte, diritti e civiltà in questo paese».

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