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Detenuto in alta sicurezza beccato al cellulare nel carcere di Vibo

Ennesimo ritrovamento da parte degli agenti della Polizia penitenziaria. La provocazione della Uilpa: «Il Dap e il governo prendano provvedimenti concreti, altrimenti autorizzino la detenzione dei …

Pubblicato il: 03/10/2020 – 10:22
Detenuto in alta sicurezza beccato al cellulare nel carcere di Vibo

VIBO VALENTIA Nella serata di venerdì, intorno alle 20.30, un detenuto del circuito ad alta sicurezza della Casa Circondariale di Vibo Valentia è stato colto in “flagrante”, nel bagno della cella, mentre intratteneva una conversazione telefonica mediante un apparecchio cellulare introdotto fraudolentemente nel penitenziario.
«Nell’apprendere la notizia – dichiara Francesca Bernardi, segretario territoriale della Uilpa Polizia Penitenziaria, – prevalgono due sentimenti contrastanti: da un lato la soddisfazione e l’apprezzamento per l’opera svolta dal Reparto del Corpo di polizia penitenziaria della casa circondariale di Vibo Valentia, agli ordini del dirigente aggiunto di Polizia penitenziaria, Domenico Montauro, che può ascrivere alla sua brillante attività l’ennesimo ritrovamento di un telefono cellulare, che è facile immaginare segua a una meticolosa opera d’intelligence; dall’altro, la frustrazione per un’amministrazione penitenziaria e, soprattutto, per una politica che non assumono provvedimenti tangibili e concreti, quali, per esempio, l’introduzione nell’ordinamento di uno specifico reato che sanzioni questo tipo di condotte, per contrastare un fenomeno che è ormai dilagante in tutto il Paese».
«A questo punto – conclude provocatoriamente Bernardi – il Dap e il Governo dicano chiaramente e dimostrino con i fatti consequenziali se vogliono evitare che i detenuti, in particolare quelli dei circuiti più attenzionati, come nel caso di specie quello ad alta sicurezza, continuino a intrattenere libere comunicazioni con l’esterno e a gestire i loro affari criminali o, altrimenti, autorizzino la detenzione dei telefoni che, ripetiamo, sono ormai a decine nelle carceri e che stando a quanto affermato qualche tempo fa dal procuratore della Repubblica di Napoli Giovanni Melillo, talvolta non vengono più neppure sequestrati per quanti ne circolano».

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