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«Strumentazione carente e personale privo di formazione». Le accuse shock al Sant’Anna

La caposala «non sapeva usare il sistema di monitoraggio della Terapia intensiva», il tecnico «riusciva solo ad accenderlo». Dall’ispezione del maggio 2019 i pesanti rilievi sulla gestione del “rep…

Pubblicato il: 03/10/2020 – 10:31
«Strumentazione carente e personale privo di formazione». Le accuse shock al Sant’Anna

di Pablo Petrasso
CATANZARO
La caposala «non era in grado né di mostrare i tracciati clinici presenti in memoria del server né di utilizzare il sistema di monitoraggio della Terapia Intensiva». Il tecnico, d’altra parte, «riusciva solo ad accendere il sistema, non a utilizzarlo né tantomeno a mostrare i parametri in memoria degli ultimi pazienti». La visita del consulente tecnico nominato dalla Procura di Catanzaro al Sant’Anna Hospital è riassunta in poche righe nel decreto di sequestro che ha scoperchiato il pentolone del (presunto) falso reparto di Terapia intensiva. Oltre ai 10,5 milioni di euro di rimborsi gonfiati che sarebbero stati individuati dalle indagini della guardia di finanza, le pagine dell’atto firmato dal gip restituiscono l’immagine di carenze organizzative, di organico e di formazione all’interno di quella che è sempre stata considerata una delle punte di diamante dell’assistenza sanitaria in Calabria.
Sono osservazioni dell’accusa, davanti alle quali il management della struttura è chiamato a difendersi. Le parole del giudice sono pesanti: nel corso di un’ispezione, il 16 maggio 2019, «il consulente tecnico ha ha accertato la carenza dei principali requisiti di base» e ha descritto una situazione di carenza degli standard «minimi strutturali e tecnologici, impiantistici ed organizzativi (quindi in riferimento agli spazi, alle dotazioni medicali, al numero ed alla formazione del personale, ecc.)».
«PERSONALE SPROVVISTO DI FORMAZIONE» Il tecnico nominato dai pm ha rilevato «l’inadeguatezza degli spazi, atteso che i locali non sono risultati adeguati, da un punto di vista dimensionale, strutturale e tecnologico, a erogare prestazioni sanitarie» adatte a un reparto di Terapia intensiva. L’obiezione fondamentale è che non sarebbe stato «possibile, per il personale sanitario, operare agevolmente attorno al singolo letto; esigenza richiesta in particolare per le manovre di rianimazione». Anche la strumentazione sarebbe risultata «carente, mancando apparecchiature – quali almeno due defibrillatori e carrello di emergenza ed il pacemaker temporaneo completo di accessori». E «il personale (medici, infermieri e Oss), la cui dotazione non solo è numericamente inferiore ai requisiti minimi previsti per una Utic con quattro posti letto, è risultato, altresì, sprovvisto di ogni formazione professionale specifica per la tipologia di prestazioni di tipo Utic».
Sempre riguardo al personale, il consulente tecnico «ha rilevato come la dotazione non sia assolutamente commisurata alla attività e alla contiguità della Utic con il reparto di degenza cardiologica».
DUE STANZE PER IL REPARTO CHE NON C’ERA Contestazioni gravi, che hanno convinto prima la Procura e poi il giudice per le indagini preliminari a intervenire.
Per la magistratura, il reparto di Terapia intensiva – nonostante i ricoveri formalmente attestati e per i quali il Sant’Anna ha ottenuto i rimborsi dal Sistema sanitario – non sarebbe mai entrato in funzione come unità specializzata. Un dato che i pm traggono dalle dichiarazioni dei sanitari in servizio nel reparto di Cardiologia. Le postazioni nelle stanze 302 e 303, segnala il gip, «non erano, invero, dotate di alcuna specifica apparecchiatura proprie del servizio Utic (come indicato in atti: il contropulsatore aortico, l’apparecchiatura di ultrafiltrazione, il respiratore e il rilevatore di pressione invasiva); anche i monitor installati e il controller posto al centro della stanza non erano mai stati accesi prima degli accessi ispettivi effettuati dalla polizia giudiziaria». Il giudice rileva, inoltre, che non sarebbe «mai stata individuata né formalmente, né di fatto, una figura responsabile dell’Utic; così come il personale infermieristico non è mai stato formato con le competenze altamente specialistiche, richieste per poter operare in Utic». (p.petrasso@corrierecal.it)

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