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Racket e usura, l’economia calabrese resta sotto pressione

L’ultima relazione del Commissario antiracket segnala la netta diminuzione delle istanze al fondo di solidarietà da parte delle vittime dei due reati. Allarme per l’impatto legato all’emergenza Covid

Pubblicato il: 04/10/2020 – 7:50
Racket e usura, l’economia calabrese resta sotto pressione

In tre anni in Calabria si è registrata una riduzione di oltre la metà delle istanze al Fondo di solidarietà per le vittime di usura, e di oltre due terzi di quelle per le vittime di usura. Il dato negativo emerge dall’ultima Relazione annuale del Commissario governativo antiracket. I numeri della Calabria sono in linea con il trend nazionale, visto che – prosegue la Relazione – nel corso degli anni il numero delle istanze al Fondo di solidarietà per le vittime di usura ed estorsioni non è aumentato, «anzi è diminuito», e inoltre è indubbio anche l’impatto del lockdown, che necessariamente ha fatto calare le cifre, ma questo non è sufficiente a sgomberare il campo dalla necessità di un lavoro ancora più profondo contro l’aggressione criminale, e ‘ndranghetista, all’economia legale.
LE ISTANZE A livello nazionale, dal 2018 al 2020 – secondo quanto riporta la Relazione, presentata nei giorni scorsi dalla Porzio (in scadenza di mandato) insieme dalla ministro dell’Interno Luciana Lamorgese (nella foto all’interno del servizio) – le istanze al Fondo di solidarietà sono passate dalle 375 del 2018 alle 208 con riferimento alle vittime di estorsione, e dalle 568 del 2018 alle 183 del 2020 con riferimento alle vittime di usura. Cali sensibili dovunque, soprattutto in Calabria, se se considera che nella nostra regione le istanze delle vittime di estorsione sono state 37 nel 2018, 52 nel 2019 e 16 nel 2020, e le istanze al Fondo da parte degli usurati sono costantemente scese, passando dalle 28 del 2018, alle 18 del 2019 fino alle “sole” 7 del 2020. «È difficile analizzare questo fenomeno – è scritto nella Relazione del commissario antiracket – ma alcuni fattori possono aiutare. A cominciare dal fatto che c’è stata nel tempo una mutazione di contesto: negli anni ’80 e ’90 la criminalità organizzata ha usato modalità molto violente per affermare le proprie pretese e come reazione la società civile, siciliana prima tra tutte, ha reagito. Tra tanti timori sono nate le prime associazioni antiracket, i movimenti antimafia, una nuova e moderna normativa antimafia. Il trascorrere del tempo ha determinato un cambiamento del modus operandi della criminalità organizzata, apparentemente meno violenta ma più pervasiva soprattutto nei confronti delle imprese, acquisendo le quali, grazie alla propria cospicua disponibilità di risorse finanziarie, può dilagare nell’economia legale». Contemporaneamente – rimarca la Relazione – «si è determinato un mutamento culturale, per il quale si sono assopiti i concetti di valore e disvalore, appannate le più decise forme di reazione, lasciando spazio a indifferenza e disimpegno. Non vi è dubbio, tuttavia, che anche le lungaggini dell’istruttoria contribuiscano a demotivare le vittime che hanno denunciato a presentare istanza al Fondo. La riduzione dei tempi di trattazione è un importante obiettivo da perseguire. L’auspicato snellimento del procedimento non si potrà realizzare con la riduzione dei passaggi istruttori, tutti necessari per dare fondamento concreto alla pretesa dell’istante. Sono le modalità che dovranno cambiare, più rapide e trasparenti. Rimane fondamentale e centrale il rapporto con il territorio, con le vittime e il ruolo dell’informazione».
LE EROGAZIONI La Relazione del commissario governativo antiracket inoltre rivela che ammonta a 19 milioni 462mila euro la cifra finora erogata quest’anno dal Comitato di solidarietà per le vittime del’estorsione e dell’usura attraverso lo specifico Fondo. Anche qui i numeri della Calabria virano più verso il negativo, con erogazioni pari a 1.6 milioni per le vittime di estorsione e di “solo” 25mial euro per le vittime di usura. Inoltre, i decreti emessi dall’1 gennaio al 31 agosto 2020 per la Calabria rappresentano il 15,38% su scala nazionale (percentuale più bassa rispetto a Campania, Puglia e Sicilia) con riferimento alle vittime di estorsione, e il 9,09% per le vittime di usura (vanno meglio Lazio, Campania e Puglia). Nella Relazione annuale è evidenziato che nonostante i notevoli passi in avanti nelle denunce del “pizzo” e delle intimidazioni, anche in zone calde del Paese per presenza della criminalità organizzata, «ci sono aree del nostro Paese dove questi fenomeni, ben presenti e radicati, non sono riconosciuti come tali dalla popolazione. Su questo  occorre fare un lavoro ancora più intenso, in stretta collaborazione anche con gli enti locali e le Regioni, affinché si sviluppino quei comportamenti responsabili e di militanza della legalità che portano alla denuncia e all’istanza al Fondo di solidarietà, e alla formazione di enti associativi antiracket e antiusura».
L’EFFETTO COVID In un intervento radiofonico riportato dalle agenzie di stampa il commissario governativo antiracket Porzio ha anche fatto il punto sull’usura legata all’emergenza Covid 19. «Quello che è maturato in questi mesi e di cui ci riferiscono i sensori sul territorio – ha spiegato Porzio – si sta tramutando solo adesso in denuncia ma che il fenomeno ci sia e sia da tenere costantemente monitorato è un dato di fatto incontrovertibile. La criminalità organizzata ha accolto questa tragica occasione per rendersi disponibile e questo per noi rappresenta un danno incalcolabile perché le persone esposte sono tantissime e rischiamo veramente di trovarci in una situazione molto grave: quando la criminalità organizzata offre spontaneamente dei soldi, spesso e volentieri lo fa senza nemmeno chiederne la restituzione o senza chiedere interessi perché riscuoterà dopo, quando avrà bisogno di “favori” particolari. E questo ci deve allarmare». Tra febbraio e giugno l’Unità di informazioni finanziarie di Bankitalia ha avuto segnalazioni di 350 operazioni sospette legate all’emergenza Covid, «un dato oggettivo – ha sottolineato Porzio – che però sottostima un fenomeno non ancora emerso: quando si entra nel giro dell’usura, quando si è accostati dalla criminalità organizzata, la reazione non è immediata, intanto perché c’è il bisogno economico. Dopo di che, ci vuole la forza di comprendere in quale vicolo cieco si sia piombati e soprattutto il coraggio di denunciare, che resta il passaggio più complicato».
 
 

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