CARIATI «Garantire i diritti in Calabria per unire l’Italia. Una Calabria normale per un’Italia più forte in Europa». Il titolo del documento che il sindaco di Cariati, Filomena Greco, e la sua giunta hanno approvato e poi inviato ai presidenti della Repubblica, Sergio Mattarella e del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte è emblematico dei contenuti alla base della protesta che nelle settimane scorse un gruppo di primi cittadini, con a capo proprio la Greco, ha inscenato davanti a Palazzo Chigi.
Un nuovo sit-in è in programma per mercoledì sette ottobre e per il sindaco di Cariati «è importante che partecipi il maggior numero di primi cittadini da tutta la regione. Farà la differenza se saremo centinaia di amministratori in piazza Montecitorio con la fascia tricolore in rappresentanza delle nostre comunità. Così come farà la differenza e riusciremo forse ad essere ascoltati in modo diverso se, così come ha già fatto il Comune di Cariati, anche tutte le altre amministrazioni comunali trasmetteranno al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte la delibera di giunta di adesione al manifesto-documento. Sono già oltre sessanta gli amministratori locali che hanno aderito.
«La storia europea dell’ultimo trentennio – si legge nel documento inviato a Conte e Mattarella – è un libro aperto su come sia stato possibile superare i gravi ed oggettivi gap infrastrutturali e di sviluppo esistenti tra diverse regioni all’interno degli stessi Paesi membri. Quanto accaduto in Irlanda, in Spagna, con la riunificazione tedesca e con diversi Paesi dell’est dimostra, al di là di ogni altra valutazione locale o di carattere internazionale, come la garanzia degli stessi diritti fondamentali all’interno di uno stesso territorio nazionale e, quindi, il conseguente riequilibrio delle stesse opportunità di crescita e di sviluppo omogeneo per l’intera popolazione residente nello stesso Stato, possono essere obiettivi concreti e precise azioni di governo nazionale con risultati misurabili in una generazione. Il gigantesco divario esistente – prosegue la missiva – in termini di infrastrutture primarie e di garanzia effettiva dei diritti fondamentali, tra il Sud ed il Nord del nostro Paese, rimasto sostanzialmente intatto se non peggiorato dalla nascita ufficiale del Regno d’Italia il 17 marzo del 1861 resta ad oggi l’unico gap di sviluppo interno all’Unione Europa non ancora risolto dopo quasi 7 generazioni. L’immagine negativa di questa ferita ed emergenza nazionali che purtroppo certifica, al di là di ogni promessa o impegno costituzionale, la reale divisione del Paese in due aree, una sviluppata e l’altra sottosviluppata, è sicuramente rappresentata dalla Calabria, per la somma di tutti i certificati primati negativi che la distinguono perfino rispetto alle altre regioni meridionali».
«Non riuscire a garantire ai calabresi ed ai meridionali – riporta ancora il documento – a distanza di 159 anni dall’unificazione formale dell’Italia, quegli stessi diritti fondamentali e costituzionali alla circolazione ed alla mobilità, alla sicurezza ed alla giustizia, alla salute ed ai livelli essenziali di assistenza e quindi, in una parola, quelle stesse pari opportunità di concorrere, crescere e svilupparsi, garantite ai cittadini residenti nelle altre regioni del Paese equivale ad ammettere il fallimento politico dell’Unità nazionale sancita all’Articolo 5 della nostra Costituzione. È, questa, oggi, l’ultima e vera questione meridionale da affrontare in Europa. È, questa, l’ultima reale possibilità che, recuperando il secolare ritardo di sviluppo del suo Sud, unita non solo geo-politicamente ma anche per condizioni omogenee di diritti e sviluppo socio-economico, l’Italia ha di rafforzare definitivamente la sua competitività in Europa e nel mondo. Ecco perché il Governo Italia può e deve fare, oggi, della Calabria il più grande laboratorio europeo per l’innovazione e la sostenibilità ed evitare che il Recovery Fund si trasformi in una nuova occasione persa, dopo la Cassa del Mezzogiorno e decenni di Fondi strutturali europei. La Calabria ha bisogno di infrastrutture primarie e digitali, di garanzia dei diritti fondamentali ed allo stesso tempo di investimenti nei capitale umano. È questo l’appello dei Sindaci di questa terra in vista dell’adozione del Piano Nazionale che il Governo presenterà alla Commissione Europea come stabilito nell’ormai storico Consiglio di metà luglio scorso. Al Governo di questo Paese – si conclude il manifesto alla base della protesta dei sindaci – chiediamo di puntare su un vero piano di rilancio della Calabria e del Sud fondato su due pilastri: eguali diritti ed eguali condizioni di concorrenza, innovazione e sostenibilità».
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