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«L'impegno civile per cambiare il Paese»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 05/10/2020 – 11:06
«L'impegno civile per cambiare il Paese»

Un ex sindacalista, Marco Bentivogli, e un professore di filosofia dell’Università di Oxford, Luciano Floridi, hanno pensato di costituire un movimento di idee il cui fine è alzare la qualità della politica rispetto al suo standard attuale. Considerato il marasma di interessi che ruotano attorno ai partiti e che hanno ridotto la politica più ad un mezzo di cui servirsi che ad un servizio per la società, c’è da sperarlo.
Chiunque si proponga di affrontare un sistema per perfezionare i valori sociali e il rispetto della Carta Costituzionale non può che ricevere il plauso della società. Se per di più si propone di affrontare il processo sotto l’aspetto dei valori sociali e del rispetto della “Carta” per tentare di perseguire un processo che determini il ritorno alla politica con la “P” maiuscola, che ben venga e abbia successo.
Varie sono state le reazioni alle notizia: dapprima ha primeggiato il pessimismo, inevitabile conseguenza di come vanno le cose politiche nel nostro Paese. Quando però si è capito che l’iniziativa non presuppone la fondazione di un nuovo partito politico (almeno per il momento), ma la realizzazione di una associazione aperta a quanti si chiedono se ancora esistono margini per cambiare il Paese, gli animi si sono distesi e, in alcuni casi, infervorati. L’iniziativa di Floridi e Bentivogli è rivolta, infatti, agli italiani che sentono di essere fondamentalmente dei progressisti-riformisti e che, come tali, hanno a cuore il raggiungimento di una diversa e migliore politica.
E’ fuor di dubbio che il sistema politico al quale siamo abituati non gode di grande considerazione. E’ come se si fosse diradata, in taluni casi fino a scomparire, la condizione voluta dalla Costituzione, ovvero determinare la politica nazionale con gli strumenti di esercizio della sovranità popolare. E ciò ha fatto sì che si perdesse quella sua peculiarità che era fondata sulle diverse ideologie che determinavano la militanza di “destra”, “centro” e “sinistra”. Le condizioni attuali, invece, hanno marcato quello spazio nebuloso definito dal termine “populismo”, spesso richiamato da Salvini e che nella traduzione accademica significa: rifiuto del pluralismo.
Perciò Bentivogli e Floridi hanno pensato a “come dare una mano per alzare il livello della politica”. Ed è il fine che si prefigge la loro associazione, che non è un partito ma che intende mettere insieme quanti hanno l’intenzione di spendersi per un Paese migliore. In soldoni il progetto è, per dirla in “politichese”, di realizzare sul territorio nazionale una rete di “riformisti” e di “progressisti” che possa offrire buone e nuove idee sia ai cittadini che alle istituzioni, partiti politici per primi. Floridi sostiene che l’Italia deve recuperare qualche ritardo: dall’inefficienza della Pubblica amministrazione, alla riforma della giustizia, alla ricerca e alle infrastrutture. “E’ bene dire – ha aggiunto – che non s’intende fare un club di competenti, ma che ci proponiamo di realizzare una rete di chi vuole dare una mano alla politica e al Paese”. Per farlo, secondo Floridi, è necessario che il capitale umano torni al centro dei progetti politici e conquisti la battaglia per il lavoro. “Quel lavoro – come sostiene Papa Francesco – libero, creativo, partecipativo e solidale”.
Entrambi i protagonisti dell’iniziativa si prefiggono di parlare a quella parte di Paese che non si rassegna al populismo, poiché l’anti politica ha fatto male alla qualità della politica stessa. Da ciò la proposta di una associazione che rimetta insieme le radici liberali, cattoliche e socialiste.
“Un impegno civile per cambiare il Paese”, è questo l’iter della proposta. Per realizzarla – secondo il prof. Floridi – “bisogna smettere, per esempio, di parlare alle giovani generazioni di paura e di odio, ma di coraggio e di speranza”.
*giornalista

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