di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Notte di panico e paura al pronto soccorso di Rossano. Un medico del 118 proveniente dal punto di primo intervento di Cariati ha aggredito il suo collega di guardia, causando una prognosi di sette giorni.
Il grave fatto si sarebbe consumato nella notte, dopo l’arrivo di un ambulanza dal Basso Jonio con un paziente che accusava febbre e tosse, a tal punto da insospettire che fosse un’infezione con le complicanze del coronavirus.
Giunto all’ospedale di Rossano, il medico del 118, bardato di tutto punto, sarebbe entrato nei locali, come racconta dal primario, Natale Straface, «senza rispettare alcun protocollo» ed avrebbe fatto irruzione nei locali interni alla ricerca di un lettino dove adagiare il paziente.
A quel punto il medico di guardia del pronto soccorso, dopo aver fatto notare al suo collega del 118 il mancato rispetto del protocollo, avrebbe ricevuto dei colpi che lo hanno scaraventato in terra.
«Il medico del 118 – racconta Straface – ha iniziato ad andare in giro per tutti i locali del pronto soccorso alla ricerca di una lettiga, quasi a voler togliersi il carico del paziente, per poi andare via. Per di più con tuta, mascherina e tutti i dispositivi protettivi indossati ha gettato nel panico le decine di persone che in quel momento si trovavano in pronto soccorso. La polizia di stato ha relazionato sul fatto, registrando il mancato rispetto delle procedure e annotato che per un breve periodo vi è stato anche interruzione del servizio a causa del ferimento del medico di guardia».
Durante l’aggressione pare siano volati anche suppellettili, col medico del pronto soccorso vittima dell’aggressione del suo collega.
Il problema si è verificato, a quanto pare, anche perché le due tende triage sono fuori servizio ormai da mesi. Se vi fosse stato un primo “filtro”, probabilmente non si sarebbe giunti all’aggressione. «Non possiamo riaprire quelle tende – ha concluso il primario del Pronto soccorso – perché nel frattempo si sono trasformate in un luogo non idoneo ad accogliere pazienti, fra erbacce cresciute all’interno e il deterioramento dei materiali. Di certo – ha concluso Straface – non possiamo tollerare questi avvenimenti». (l.latella@corrierecal.it)
x
x