di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Da una parte le condizioni (e le colorazioni) del mare che preoccupano cittadini e intere comunità, dall’altra le rassicurazioni, numeri e dati alla mano, da parte dell’Arpacal. In mezzo le associazioni locali e anche Legambiente Calabria, uniti per cercare di far luce sui numerosi episodi che, puntualmente e a ogni stagione estiva, attanagliano i litorali costieri della Calabria.
Episodi spesso allarmanti e improvvisi che si verificano in particolare sulle coste di Lamezia Terme. L’ultimo caso a far suonare più di un campanello d’allarme risale al 28 agosto quando in località Ginepri (qui la notizia) il mare ha improvvisamente assunto una colorazione verdastra. Una larga chiazza che nel corso della mattina ha invaso l’intera costa, raggiungendo anche il litorale di Gizzeria, e che ha gettato nel panico decine di cittadini.
LA DENUNCIA IN PROCURA Al netto delle rassicurazioni dell’Arpacal, è evidente come i post su Facebook, i gruppi social e le segnalazioni dei cittadini alla classe politica non bastino più. L’idea diffusa è che servano azioni più concrete e formali e così, questa mattina, l’avvocato Gianni Arena, il Comitato Ginepri comprensorio costa lametina rappresentato da Gregorio Pansino e il nuovo presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta, si sono recati in procura, a Lamezia Terme, per presentare una formale denuncia querela, esposta al procuratore Salvatore Curcio.
«Una denuncia doverosa – racconta l’avvocato Arena de Centro di Azione Giuridica di Legambiente al Corriere della Calabria – per trovare un responsabile e verificare soprattutto se si sono verificati dei reati che possono aver messo a rischio la salute pubblica». Ad Arena fa eco Gregorio Pansino: «Vorremmo un intervento massiccio da tutti gli enti preposti, a partire dall’amministrazione comunale. Il mare è un bene per noi inestimabile ma non possiamo far entrare i nostri bambini in acqua in queste condizioni, nonostante le rassicurazioni dell’Arpacal. Pensiamo sia opportuno capire la fonte di queste criticità e arrivare ad una conclusione».
LEGAMBIENTE CALABRIA A scendere in campo in questa “battaglia” c’è anche Legambiente e il nuovo presidente, Anna Parretta. L’associazione, già in più di un’occasione, ha mostrato vicinanza concreta alle battaglie per la tutela del mare e delle coste calabresi. Una sfida da vincere per il futuro della Calabria e delle nuove generazioni, e il “caso” Lamezia ne è l’emblema, forse tra i più significativi: «Dobbiamo reagire nel modo più forte e incisivo possibile – racconta al Corriere della Calabria il presidente Parretta – e bisogna concentrarsi sul controllo del territorio, la sensibilizzazione e la prevenzione ma è altrettanto importante il lavoro investigativo. Siamo qui a Lamezia per dare un segnale, proseguendo quello che è il lavoro di Legambiente in Calabria da quarantanni. Le indagini chiariranno se si tratta di eventuali scarichi abusivi dall’area industriale lametina e speriamo che la magistratura faccia il possibile per individuare i responsabili». I dati e gli studi Arpacal, però, appaiono rassicuranti ma non convincenti: «I dati dell’Arpacal, soprattutto in fase pre-lockdown, erano ottimi su tutta la fascia tirrenica. Bisogna dire che i dati, spesso, non coincidono con la realtà e con i riscontri dei cittadini durante l’estate. I controlli devono essere maggiori e continui e bisogna agire in un’ottica di prevenzione».
DISCARICHE IN FIAMME Mare sporco, certo, ma non solo. Le preoccupazioni di Legambiente non possono che riguardare la drammatica escalation di incendi che, ormai da mesi, sta interessando la Calabria. Siti di stoccaggio di rifiuti, capannoni e discariche in fiamme nel comprensorio lametino (l’area industriale ex-Sir e Nocera) ma anche la provincia di Vibo e Catanzaro. L’ultimo episodio emblematico riguarda il rogo devastante che ha interessato un’azienda che opera nel settore del recupero e trattamento di rifiuti in località Fiasco Baldaia, a Squillace (qui la notizia) e che ha impegnato per ore i vigili del fuoco. «Abbiamo in ognuna di questa occasione – spiega Anna Parretta – predisposto dei comunicati per chiedere chiarezza e soprattutto dei controlli preventivi. Alla luce anche dell’ultimo episodio, però, e visto il susseguirsi di eventi, si può ipotizzare che sia in atto una strategia criminale dietro la gestione dei rifiuti che è un problema di dimensioni enormi. Noi come Legambiente stiamo cercando di fare il possibile nei confronti delle amministrazioni e dei cittadini attraverso campagne informative. Dobbiamo mutare il nostro stile di vita anche in relazione del cambiamento climatico in atto ed agire nell’ottica dell’economia circolare, aumentare la raccolta differenziata, riciclare e costruire impianti idonei di smaltimento ma soprattutto tutelare gli imprenditori onesti e perseguire le illegalità. In Calabria è strettissima la connessione tra i reati ambientali della criminalità organizzata e il ciclo dei rifiuti ma se vogliamo che qualcosa cambi, ognuno deve fare la propria parte, dai cittadini alle amministrazioni e infine la magistratura». Una visione che, almeno in questo caso, è in linea con quella dell’Arpacal e del direttore generale, Domenico Pappaterra, che ha parlato proprio questa mattina di «un attacco criminale-ambientale». (redazione@corrierecal.it)
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