CATANZARO La ‘ndrangheta è una multinazionale del crimine, gestisce miliardi di euro ogni anno. Opera in tutti i settori, centri commerciali, centri di stoccaggio rifiuti, villaggi turistici e parchi eoloci. Quanto profonda sia l’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia è stato provato da una delle ultime indagini condotte dalla procura di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, “Malapianta”. Le indagini le hanno condotte i finanzieri del Comando provinciale di Crotone, guidati dal colonnello Emilio Fiora, coordinate dal sostituto procuratore Domenico Guarascio che lunedì, nell’aula bunker di Catanzaro ha discusso la requisitoria nel relativo processo con rito abbreviato contro le cosche “Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone”.
Il colonnello Fiora, intervistato nel corso della puntata di Presa Diretta, su Rai 3, ha spiegato quella che è la forza economica delle cosche nel Crotonese. Dalle offerte nei fallimenti che favoriscono le ‘ndrine e le fanno prevalere sugli altri concorrenti «non è difficile – ha detto Fiora – per le cosche avere quella forza economica per mettere in ginocchio gli altri imprenditori, il tutto accompagnato, condito, intriso di quel metodo mafioso che ha permesso a questo locale, come e più di altri, di imporsi su un pezzo di territorio in cui tutto è sotto la loro diretta ed esclusiva competenza. Erano loro a decidere chi poteva lavorare, erano loro a decidere chi doveva essere assunto e dove, erano loro a decidere che tipo di caffè dove essere venduto in un bar, in un ristorante o in un villaggio turistico. Ed erano loro a decidere quali erano i villaggi turistici che “campavano”, oppure no».
La cosca di San Leonardo di Cutro aveva puntato i villaggi del litorale ionico nelle province di Catanzaro e Crotone. Per anni, con le altre consorterie della zona, si sono spartiti l’economia principale di questa zona: il turismo.
Alcuni villaggi li hanno gestiti direttamente, altri li hanno messi in ginocchio con le richieste estorsive che li hanno spolpati piano piano per poi averli in mano loro. E c’è stato un momento in cui l’imprenditore Giovanni Notarianni, proprietario del villaggio “Porto Kaleo”, ha temuto fortemente per la propria vita. «Mi hanno chiesto il pagamento della cifra di 50mila euro», ha spiegato ai microfoni di Presa Diretta. Quei 50mila euro erano il prezzo per metterlo al riparo da un possibile agguato. «Nel terrore più assoluto, visto che in questa zona si stava consumando una sanguinosa guerra di mafia, fui costretto a pagare», racconta Notarianni. Da quando ha denunciato la cosca che si era infiltrata nel suo villaggio turistico, Giovanni Notarianni vive sotto scorta 24 ore su 24. Per anni è stato costretto a pagare il pizzo. Ma questa è solo una parte della storia. Come spiega lo stesso imprenditore, «la parte più complicata e difficile del sistema estorsivo, è come le cosche entrano nelle aziende: attraverso il personale, proponendo fornitori. L’interesse loro è quello di controllare anche dall’interno le attività. Poi a questo si sommano i danneggiamenti che sono mirati e strategici. La totalità dei danneggiamenti che ho subìto per circa un milione e 850mila euro, venivano sempre fatti alle porte della stagione turistica in modo tale da creare grande difficoltà nell’aprirla la stagione. Sono talmente radicati nei territori che conoscono benissimo tutto quello che fa girare il denaro». «Questa crisi dettata dalla pandemia – aggiunge Notarianni – dire che per loro è un vantaggio, è riduttivo». Le ‘ndrine, si sa, cercano sempre l’emergenza, lo stato di bisogno. Quando, in passato, non si verificava, per cause naturali, l’hanno creata loro con i danneggiamenti. (ale. tru.)
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