REGGIO CALABRIA «In occasione della proclamazione del Sindaco neoeletto, nel corso di un’intervista il Presidente della Commissione Elettorale Centrale, Giuseppe Campagna, ha fatto cenno all’eventualità della mia sospensione dalla carica di Consigliere fino al 7/8 gennaio 2021, in ossequio alla legge Severino, chiarendo però che tale provvedimento resta esclusivamente e funzionalmente assegnato al Prefetto, ma dopo la mia proclamazione, alla quale non ostano altre ragioni. Resto perciò in attesa dell’iniziativa prefettizia, nei termini e nelle forme in cui sarà modulata, che accetterò, riservandomi di impugnarla nelle sedi opportune». È quanto dichiara Angela Marcianò, candidata alla carica di sindaco nel corso delle ultime elezioni a Reggio Calabria, e che hanno visto la vittoria al ballottaggio di Giuseppe Falcomatà. «Preciso – scrive – che, nel caso fossi stata eletta Sindaco, avrei immediatamente chiesto la fissazione dell’udienza di discussione dell’appello da me proposto, ma in questa circostanza (da consigliere di minoranza) mi pare più rispettoso, per chi ha lottato assieme a me, candidandosi e ottenendo lusinghieri risultati di consenso, farmi “supplire” per un paio mesi, per come indicato dal Presidente della Commissione Elettorale, nell’ipotesi – ancora eventuale – di mia sospensione».
«Ritengo doveroso – scrive ancora la Marcianò – riconoscere il lavoro della squadra che mi ha coadiuvato nella battaglia di moralizzazione dell’amministrazione pubblica, stimolo ideale al quale la collettività reggina si è mostrata sensibile. È già pronta anche la nostra “Giunta ombra” che opererà in ogni settore dell’amministrazione, vigilando su ogni attività e agendo da pungolo rispetto alle inadempienze o ai ritardi e denunciando i profili di illegittimità, che dovessero essere intravisti nella nuova gestione dell’Ente. Ed il mio fiato sul collo, chi mi conosce non ne dubita, lo farò sentire lo stesso, così come continuerò a non prestarmi al silenzio complice o codardo».
«Ricordo a tutti i miei concittadini – dice – che sono stata io a denunciare precise condotte di reità e ho consentito che si procedesse ad ulteriori accertamenti, sfociati poi in altrettanti addebiti penali a soggetti prima neanche indagati (il procedimento “Miramare” era stato oggetto di archiviazione, e poi fu riattivato solo grazie a me), producendo tutte le prove possibili sull’abuso e il falso riferibili al Sindaco, al resto della Giunta ed ai funzionari. Questo ha comportato che, in una prima fase, io risultassi parte offesa per calunnia ad opera di altri indagati, che avevano reso dichiarazioni menzognere a mio carico. Poi però l’epilogo è stato diverso e mi sono ritrovata condannata in abbreviato (rito scelto da me al solo fine di far emergere immediatamente la mia innocenza). In sostanza sarei anche io colpevole perché pur avendo dato prova, documentale e testimoniale, di essermi decisamente opposta alla delibera (circostanza confermata sia dal PM che dalla stessa sentenza) non avrei vigilato per impedirne la pubblicazione o attivarmi a rimuoverne gli effetti».
«Non so bene cosa avrei potuto fare per impedire la pubblicazione della delibera incriminata più che denunciare i fatti alla Procura – spiega Angela Marcianò – e, quanto agli esiti, è noto a tutti, che quella delibera non ne ha avuto affatto, avendo il beneficiario rinunciato all’affidamento. Visto che alle comode strategie processuali della dilazione ho preferito l’immediatezza della decisione, confidando nella mia innocenza, credo sia mio diritto pretendere che i coimputati siano giudicati nel più breve tempo possibile, auspicando che il Collegio penale che in rito ordinario sta giudicando il Sindaco e i 4 ex Assessori, tutti rieletti anch’essi nella maggioranza, si pronunci senza indugio, perché è ovvio che l’interesse degli imputati è di pervenire alla dichiarazione della prescrizione dei reati. Nel giudizio Miramare, per la prescrizione dell’abuso d‘ufficio, reato che porterebbe alla sospensione di tutti i neo eletti, mancano appena ventisette mesi, e ne sono trascorsi ben sessanta da quando l’hanno commesso!».
«Io – spiega – sto pagando per coerenza e rispetto ai valori in cui ho sempre creduto, perché ho voluto con tutte le mie forze far emergere la verità ed ho creduto, come sempre farò, nella Giustizia. Ma non consentirò che con la prescrizione dei reati, ascrivibili al Sindaco e agli altri ex assessori, venga vanificato il mio sacrificio e che possa prevalere l’idea che in Italia denunciare sia inutile o addirittura controproducente. Confido nella rettitudine e nella capacità professionale dell’Organo Giudicante, da me già verificata quando mi sono presentata in aula ed ho reso dichiarazioni estese e diffuse sui fatti, pur potendomi astenere dal deporre, come era mio diritto». «Sono certa – conclude la Marcianò – che, trattandosi di giudicare soggetti investiti in atto della rappresentanza dell’Ente Comunale, risulterà evidente quanto la questione in disamina rivesta un significato socialmente ed eticamente pregnante. Mi batterò perché non abbia a diffondersi nei cittadini il mortale convincimento che la Giustizia non sia uguale per tutti o peggio che i veri colpevoli (scaltri) restino sempre impuniti».
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