L’ex presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini conferma gran parte del quadro accusatorio che lo ha portato in carcere lo scorso il 15 gennaio. È quanto avvenuto nell’aula bunker del carcere di Salerno nell’incidente probatorio al giudice, attualmente agli arresti domiciliari in un seminario di Decollatura, coinvolto nell’indagine “Genesi” su un presunto un sistema corruttivo all’interno delle aule di giustizia di Catanzaro. Come aveva fatto nei primi verbali resi alla Dda campana a gennaio e febbraio, Petrini, difeso dagli avvocati Francesco Calderaro e Agostino De Caro, ha ripercorso i suoi rapporti con gli altri indagati, le mazzette ricevute, le costanti dazioni di denaro ricevute nei suoi uffici alla Corte d’Appello e alla Commissione tributaria in cambio di favori processuali, negando invece di aver avuto rapporti sessuali con due avvocatesse del foro di Catanzaro in cambio di sentenze e pronunciamenti favorevoli ai loro assistiti. Il magistrato ha parlato di relazioni personali che però non hanno mai influito nelle sue valutazioni o giudizi del ruolo istituzionale. Petrini successivamente è stato sottoposto al controesame dei legali degli altri indagati, che hanno contestato le tesi del giudice.
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