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Narcotizzato e lasciato nei boschi, Oriolo vittima dell'organizzazione delle prostitute rumene -VIDEO

Angelica Melania Serban è ritenuta la responsabile dell’omicidio dell’uomo originario di Lappano, comune in provincia di Cosenza. Ma il delitto secondo gli investigatori si inserisce in un’organizz…

Pubblicato il: 09/10/2020 – 12:56
Narcotizzato e lasciato nei boschi, Oriolo vittima dell'organizzazione delle prostitute rumene -VIDEO

di Michele Presta
COSENZA
«Non so più dove mi trovo». Queste sono state le ultime parole che il 79enne Domenico Oriolo ha riferito al telefono ai suoi familiari. Era narcotizzato dagli effetti del benzodiazepine in una zona di campagna impervia tra i monti della Crocetta, nel comune di San Fili. Con ogni probabilità ha telefonato negli ultimi barlumi di lucidità prima di adagiarsi completamente. Il suo corpo non è stato più ritrovato, probabilmente natura e animali ne hanno fatto razzie. In auto soltanto la scarpa destra e i pantaloni, quella sinistra fuori, indizio che con ogni probabilità sia sceso dalla vettura in cerca di aiuto. Il tutto accadde il 6 aprile del 2017 e a distanza di 3 anni per quell’omicidio il gip del tribunale di Cosenza, su richiesta della procura coordinata da Mario Spagnuolo, emette un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Angelica Melania Serban, donna pregiudicata di origini rumene accusata di omicidio. L’uomo sarebbe stato adescato da un’organizzazione che aveva un core business ben definito: procurare piaceri alle persone anziane. Sui componenti di questo gruppo e il modo in cui hanno operato vige il più ristretto riserbo investigativo, indizio che prossimamente potrebbero emergere ulteriori elementi. Bocche cucite sull’eventuale ruolo della compagna di Domenico Oriolo (anch’essa di origini rumena). Per come emerso dalle indagini le donne avevano una base operativa nel centro storico di Cosenza «ma erano pronte ad agire ovunque» sottolineano gli investigatori. Anni di indagini condotte senza tralasciare nessun elemento e portate avanti, come sottolineato dal procuratore Mario Spagnuolo, dal vicario della Questura Antonio Borrelli e dal dirigente della Squadra Mobile: «Grazie alla caparbietà del sostituto procuratore Marialuigia d’Andrea».

A sinistra il pm Marialuigia d’Andrea a destra il procuratore Mario Spagnuolo

IL PRECEDENTE VIBONESE «Iniziano a raccontare questa storia facendo un balzo nel passato» ha esordito così il procuratore capo nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare gli aspetti del’inchiesta. «Nel 2015 sulla spiaggia di Pizzo è stato ritrovato il corpo di un anziano signore. Anche lui era senza pantaloni, i documenti lasciati in prossimità di un capanno e il cellulare sparito. Per quel delitto è stato condannato in via definitiva Daniel Varga a 30 anni di reclusione e attualmente pende il ricorso in Cassazione. Contestualmente si sta procedendo anche nei confronti di un’altra persona di origini rumene». Cosa centra Daniel Varga? È l’anello di congiunzione con Cosenza. «Varga era il fidanzato di Angelica Melania Serban». I connotati simili dei due delitti, secondo gli inquirenti, sono la pista da seguire per spiegare come funzionasse l’organizzazione criminale. «Sicuramente avranno agito nei confronti di altre persone – aggiunge Spagnuolo – ingannandoli con la speranza di un rapporto sessuale».
IL GIRO DI PROSTITUZIONE Le captazioni sul cellulare che l’indagata ha sottratto alla vittima, le testimonianze in alcuni casi ritrattate, le false piste da seguire. Su questi elementi ha dovuto lavorare il sostituto procuratore Marialuigia d’Andrea. «Nell’agro di San Fili dove abbiamo ritrovato la macchina ci siamo accorti che si consumavano rapporti sessuali – spiega il magistrato -. Oriolo è stato narcotizzato, abbiamo trovato tracce biologiche sulla sua dentiera. Ma soprattutto ci siamo resi conto che il giro di prostituzione cosentino fosse particolarmente florido, dato il tenore delle conversazioni. In alcuni casi le donne sapevano di essere intercettate e quindi provavano a fornirci degli elementi che in qualche modo depistavano le indagini». Cosi è stato finché due super testimoni non hanno dichiarato di sapere con certezza che vittima e assassino si trovassero nello stesso posto. «Abbiamo fermato nella notte Angelica Serban appena uscita dal carcere di Reggio Calabria perché sapevamo volesse scappare in Romania – sottolinea il sostituto procuratore -. Adesso proseguiremo con le indagini e chiariremo ulteriori aspetti».
«UNA SITUAZIONE DI ESTREMO DEGRADO» Rapine per poche centinaia di euro, meno di 300 quelli sottratti ad Oriolo. «Quello che abbiamo accertato è anche una situazione sociale di estremo degrado  – evidenzia il dirigente della squadra mobile Fabio Catalano -. Le prostitute circuivano persone fragili le ingannavano e poi le depredavano. Noi riteniamo che questo non sia stato l’unico episodio». Ed è per questo che il funzionario della Polizia di Stato lancia un appello. «Vorrei che le vittime leggendo e ascoltando questa vicenda vengano da noi a raccontarci eventuali disavventure. Noi siamo qui e abbiamo dimostrato ancora una volta di dare una risposta in termini di sicurezza. Alla famiglia della vittima diamo una prima risposta in termini di giustizia ma ora più che mai è necessario approfondire la vicenda». (m.presta@corrierecal.it)

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