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"Frodi carosello" e bonifici per beni fittizi: sequestrati 13 milioni riciclati dai clan della Locride – VIDEO

Operazione della Dia su otto società con sedi tra Milano, Vimercate e il Reggino. Gli indagati, originari di Africo e Bianco, sfruttavano i contatti con un imprenditore lombardo per far “girare” de…

Pubblicato il: 15/10/2020 – 7:03
"Frodi carosello" e bonifici per beni fittizi: sequestrati 13 milioni riciclati dai clan della Locride – VIDEO

REGGIO CALABRIA La Dia di Reggio Calabria, in collaborazione con quella di Milano, ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Dda che ha interessato le quote ed il patrimonio aziendale di 8 società, di cui 3 aventi sede a Milano, una a Vimercate (MB) e 4 nella Locride. Sono stati sequestrati beni immobili, beni mobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 13 milioni di euro riconducibili a 7 indagati, la maggior parte dei quali residenti o comunque originari di Bianco e Africo oltre a un imprenditore lombardo.
La misura cautelare giunge all’esito di una complessa e articolata attività d’indagine condotta dalla Dia di Reggio Calabria, sotto la direzione del sostituto procuratore della Dda Stefano Musolino e il coordinamento del procuratore distrettuale Giovanni Bombardieri.
L’attività che trae origine dagli sviluppi investigativi dell’operazione “Martingala” per la quale 3 degli indagati sono stati rinviati a giudizio per associazione a delinquere aggravata dalle finalità mafiose, ha consentito di accertare come alcuni soggetti gestivano numerose società di “comodo” allocate in Italia e all’estero attraverso il transito di flussi finanziari, giustificati da apparenti rapporti commerciali, attestati da falsa documentazione contabile, fiscale e di trasporto. Tale sistema, noto come metodo “frodi carosello”, generalmente utilizzato per la frode dell’Iva infracomunitaria, è stato adoperato al fine di occultare l’immissione dei capitali illeciti nel citato circuito criminale.
Le operazioni hanno consentito al sodalizio di mascherare innumerevoli trasferimenti di denaro da e verso l’estero, funzionali alla realizzazione di molteplici condotte delittuose, in primis l’autoriciclaggio. Gli indagati operavano come una società di servizi: a loro faceva costantemente riferimento un imprenditore milanese che riceveva numerosi bonifici a titolo di pagamenti di transazioni commerciali risultate fittizie.

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