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'Ndrangheta in Trentino, indagati ex deputato e due amministratori locali

L’autonomista Ottobre avrebbe accetto l’aiuto elettorale del capo del locale mafioso. Stesse accuse per l’ex sindaco di Frassilongo: appoggio al clan in cambio di voti

Pubblicato il: 15/10/2020 – 17:13
'Ndrangheta in Trentino, indagati ex deputato e due amministratori locali

TRENTO Ci sono anche tre politici trentini nell’indagine “Perfido” condotta dai carabinieri del Ros e coordinata dalla Procura di Reggio Calabria e di Trento, relativa alla presenza della ‘ndrangheta in Trentino.
Nel registro degli indagati compare il nome dell’ex parlamentare autonomista Mauro Ottobre, politico arcense che nel 2018 si era candidato a presidente della Provincia (mancando però l’elezione) con il movimento Autonomia dinamica. Secondo gli inquirenti, Ottobre avrebbe accettato da Innocenzio Macheda, ritenuto il capo della cellula locale di ‘ndrangheta, e da Demetrio Costantino, la promessa di procurargli voti in cambio di altre utilità. Nel mirino degli investigatori è finito in particolare un incontro, avvenuto nell’ottobre del 2018, tra Ottobre e Macheda, al centro commerciale Cavalli di Civezzano. Macheda, sostengono gli inquirenti, avrebbe poi confermato al suo interlocutore l’impegno suo e dei suoi sodali nella raccolta di voti.
Medesime accuse – ancora tutte da dimostrare – anche per l’ex sindaco di Frassilongo Bruno Groff, che sempre all’epoca delle elezioni provinciali 2018 si era mosso con altri sindaci civici per formare uno schieramento di centro, progetto che però poi naufragò. In quel caso oltre a Macheda e Costantino – sostengono ancora gli inquirenti – si sarebbe mosso anche l’imprenditore Domenico Morello, organizzando una cena, a settembre, in un locale di Frassilongo. Alla cena avrebbero preso parte anche altri componenti dell’associazione culturale calabrese Magna Grecia, tra i quali Giuseppe Paviglianiti (presidente dell’associazione) e Vincenzo Vozzo, entrambi agli arresti domiciliari. Secondo gli inquirenti, Morello si sarebbe messo disposizione del politico, manifestando l’intenzione di inserire soggetti giovani della compagine calabrese nella politica locale.
Il terzo politico indagato, Roberto Dalmonego eletto sindaco di Lona Lases nel 2018, sempre secondo la Procura avrebbe accettato la promessa di voti da parte dell’imprenditore del porfido Pietro Battaglia, il quale poi peraltro è diventato consigliere comunale. Insieme a Battaglia, per il reato di scambio elettorale politico mafioso, sono indagati anche il fratello Giuseppe Battaglia, l’imprenditore Mario Nania e Arafat Mustafà. Secondo gli inquirenti emergerebbe anche la volontà del neo consigliere di approfittare della sua situazione, in particolare per ottenere il cambio di destinazione d’uso per la costruzione dell’abitazione per i figli.

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