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«Nuvole nere su Catanzaro»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 19/10/2020 – 8:27
«Nuvole nere su Catanzaro»

Tutto lascia pensare che l’Amministrazione Comunale di Catanzaro sia alla frutta. Le condizioni per incollare i pezzi che nella settimana scorsa hanno subito pesanti rotture sembrerebbero non esserci più. Sarebbero così venuti meno anche quegli accordi che hanno consentito a Sergio Abramo di sedere per la quarta volta consecutiva sullo scranno più alto. E’ vero! Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. La conferma si è avuta venerdì scorso quando è andata pressoché deserta la riunione “aggiornata” del Consiglio, costretto pochi giorni prima ad alzare le tende con la “maggioranza” ridotta a pezzi. A nulla sono valsi i tentativi per una ricomposizione ivi compreso l’intervento del Presidente del Consiglio Regionale, Mimmo Tallini, arrivato in aula per lanciare acqua sul fuoco.
Si trattava di un caso banale che, secondo i bene informati, sarebbe stato preso a pretesto a causa di una insanabile divergenza politica maturata nella stessa maggioranza. Che siano state ore di tensione è stato dimostrato anche dall’incapacità di spegnere i focolai determinati da progetti taciuti (ma non tanto) di chi da tempo cova interessi anche per le elezioni di medio termine del Consiglio Provinciale (si voterà il prossimo 13 dicembre).
A placare gli animi non è riuscito il Sindaco e men che meno ce l’hanno fatta i “luogotenenti” della Giunta, alcuni dei quali sperano, per il momento senza dirlo, di indossare loro la fascia tricolore. Ecco perché è dovuto intervenire l’imperturbabile presidente del Consiglio Regionale “per lanciare acqua sul fuoco”. Ma le “fiamme” avevano già toccato punti nevralgici, così da determinare prima un rinvio di quattro ore dei lavori e poi l’aggiornamento al venerdì successivo, spinti da una vera e propria crisi dentro il gruppo di maggioranza noto come “Catanzaro con Abramo”.
Una parte, più numerosa, capeggiata da Filippo Mancuso, che si interfacciava con l’altra, meno consistente, con in testa il capogruppo Giuseppe Pisano.
Al di là dell’accaduto, l’episodio indica che sono da considerare aperte le danze per la futura gestione del Comune considerato che l’appartenenza ideologica e la solidarietà sono argomenti, per così dire, elastici di cui si può fare anche a meno; come tutte le cose terrene rappresentano, infatti, una scelta di comodo attraverso cui affermare il proprio pensiero ed i propri interessi politici.
Siamo solo agli inizi. Ed è come se si fosse solo alzato il sipario sulla scena di una tragedia in parte annunciata; il tutto con la regia dei soliti gruppi di potere che, da dietro le quinte, continuano a comporre e disfare maggioranze. Lobby che, nonostante tutto, costituiscono una parte importante del processo politico, tanto che non sarebbe peregrino definirle meglio (per esempio gruppi di pressione) considerato che la definizione sembra essere più soddisfacente in quanto inclusiva sia dell’esistenza di una organizzazione formale sia per le sue modalità di azione.
Ora che Abramo si appresta a raggiungere il capolinea “per limiti di età” e non potrà riproporsi, l’interesse dei “gruppi di pressione” è individuare un sostituto. Sarebbe opportuno però farlo con la dovuta accortezza e soprattutto “senza mandarla in caciara”.
Nella Città dei tre colli, finita l’epoca delle grandi intelligenze politiche, la leadership è stata opzionata da alcune lobbyes che solitamente agiscono dalle retrovie. Ciò lascia spazio a “politici improvvisati” che continuano a presentarsi all’elettorato come se fossero competenti e forti elettoralmente (o almeno così lasciano intendere), convinti di avere “le spalle coperte” e di essere strateghi nella gestione della “cosa pubblica”. Lo dicono con
malcelata presunzione pur sapendo di non possedere le basi necessarie per amministrare la città. Si assumono responsabilità persino senza capire l’entità ed i risvolti di un intervento rispetto ad un altro, senza sapere quanto indispensabile sia a volte la ricerca di una organicità per le cose da fare rispetto a quelle che vanno evitate. Eppure tutto ciò dovrebbe essere la base per partecipare nella competizione elettorale, indispensabile per garantire
all’elettorato una diversa e migliore qualità della vita.
Si ha, invece, l’impressione che a Catanzaro, ormai da tempo, ci si limita a gestire le piccole cose, perché sono quelle che si possono fare anche male senza essere scoperti. Sarebbe sufficiente prendere coscienza di questa realtà per capire in che mani abbiamo consegnato la città negli ultimi venti anni. Sarebbe sufficiente tale semplice considerazione per comprendere il perché Catanzaro non è una città e non ha un territorio come quello che i catanzaresi meritano di avere. E’ sufficiente questa considerazione per scuotere la cittadinanza e spingerla ad assumersi le responsabilità, per esempio verso le nuove generazioni, alle quali si ha il dovere di garantire condizioni ambientali, gestionali e di vita diverse da quelle che le attendono da adulti.
Non è la conquista del potere di una persona rispetto ad un’altra che può fare esaltare; è semmai l’auspicio che il “nuovo” sia diverso dal “vecchio”. Ma per ottenerlo ciascuno di noi ha l’obbligo di assumersi le proprie responsabilità e restituire a Catanzaro e ai Catanzaresi condizioni ambientali, gestionali e di vita diverse dalle attuali. Non serve la conquista del potere fine a se stessa. E’ basilare comprendere che le scelte politiche vanno fatte
responsabilmente in un quadro di progresso civile e ambientale. Ecco perché l’esortazione a scegliere i candidati tra gli uomini capaci, tra le intelligenze vere, tra le persone culturalmente preparate. Sono loro che possono prendere le redini della Città in mano e governarla con oculatezza e intuito portandola a raggiungere quei traguardi naturali che altri in tanti anni non sono stati capaci di garantire.
E’ necessaria una nuova e diversa assunzione di responsabilità da parte della futura classe dirigente che non si interfacci con la storia del recente passato di Catanzaro, ma guardi al futuro avendo la ferrea volontà di tirare fuori dalle secche la Città, ponendola al disopra degli interessi di bottega o personali.
*giornalista

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