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«Lavoriamo per una Calabria vincente»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 20/10/2020 – 15:59
«Lavoriamo per una Calabria vincente»

La più bella immagine con la quale ho visto celebrare la prematura e improvvisa dipartita della presidente Jole Santelli è stata quella di abbinare il tragico accaduto con l’arcobaleno.
Una idea che potrebbe rasserenare dopo la tempesta
Quasi a dare al triste evento la funzione di tracciare un futuro migliore, quello caro alla coraggiosa governatrice che non c’è più. Un fenomeno ottico-atmosferico al quale siamo tutti abituati da piccoli, che si è soliti indicare ai bambini lasciando loro immaginarlo, grazie alla loro magica fantasia, come una strada coloratissima da percorrere gaudenti. A guardarlo non si capisce da dove inizia e dove finisce, ma è comunque sempre attrattivo, supponendo che attraverso esso si arrivi al meglio. Quasi come se fosse il viottolo per giungere in paradiso.
Abbinando così al ricordo che tutti abbiamo della coraggiosa Jole Santelli l’arcobaleno, come strumento di proiezione per un futuro migliore, immaginiamo di percorrerlo. Meglio, se a piedi. Un modo per capire come arrivare al meglio, trascurando quel passato che nell’arcobaleno è, fortunatamente, invisibile agli occhi come «l’essenziale» del Piccolo Principe.
Il cammino che occorre
Dunque, iniziamo un cammino a colori. E’ quello che serve per arrivare alla meta utile. Il tutto, privilegiando i percorsi più democratici, superando le difficoltà di esecuzione ed evitando i tranelli numerosi e frequenti alle nostre latitudini, prioritariamente rinviando al mittente le proposte ingannevoli. Lavoriamo da subito per un domani migliore. L’obiettivo che Jole Santelli ci ha lasciato, senza tuttavia avere avuto il tempo di incidervi positivamente.
Dopo le esequie e le celebrazioni, rimarrà il suo nome sulla sede del governo regionale a ricordare l’esigenza del cambiamento, senza il quale la Calabria finirà senza giovani, senza prospettive e senza servizi essenziali. All’arcobaleno il compito di guidarci, per evitare che ciò accada. Che a perdurare nel deserto sociale – assetato del sostegno pubblico e in assenza di quello privato che non arriva perché intimorito – rimanga imperterrita la ‘ndrangheta, a presidiare e presiedere più di come fa oggi, direttamente e per interposte persone.
Il sottobosco non ha freni
Per intanto, sin dal giorno delle commemorazioni, sono cominciati per i più cinici i sogni, le aspettative e le riunioni. Addirittura hanno già fatto capolino alcune candidature. Tra questi, grandi facce toste, peraltro con tanti scheletri nell’armadio, cui il saggio consigliereebbe una silenziosa messa da parte, del tipo quel set-aside solito nell’agricoltura.
D’altronde, quella che verrà sarà la campagna elettorale più difficile da affrontare e sostenere. Una campagna lunga, forse troppo, e piena zeppa di insidie.
I partiti in grande affanno
Saranno quasi impossibili le designazioni dei partiti nei partiti. Considerati i risultati conseguiti nelle diverse regioni, le candidature vincenti saranno anche qui, stante anche l’assenza dei soliti dominatori uscenti, quelle capaci di esprimere soluzioni reali. Di raggiungere traguardi sino ad oggi inarrivabili.
I partiti, dal canto loro, avranno da sostenere battaglie interne ed esterne, rispettivamente impegnate a tracciare i perimetri dominanti, così come fanno i cani da guardia, e scegliere quale località provinciale da rappresentare. Tutti saranno comunque compattamente contrari al perdurare della cosentinità.
I vecchi tireranno fuori i conti e i menu, come al solito pieni di quell’aria fritta che ha distinto tutti i governatorati regionali, nessuno escluso fatta eccezione, per alcuni versi, per quello esercitato da Agazio Loiero.
I progetti (e non solo) dovranno esserci
Poi ci saranno i problemi da individuare nella loro naturale esistenza e consistenza. E ancora, i programmi da presentare all’elettorato. Il tutto in una campagna regionale in solitaria, ove l’elemento di paragone dei candidati sarà con quelli che si renderanno protagonisti delle elezioni delle grandi città, Capitale compresa. Le cose che ivi si declineranno saranno di qualità elevata, anche in relazione all’andamento del Covid. Ciò anche perché ad affrontarsi sarà il gotha politico nazionale e le nuove candidature, quelle più capaci a realizzare ciò che si promette. Ci saranno, poi, le coalizioni sulla cui formazione sono partite le scommesse.
Amara terra nostra
A fronte di tutto questo, rieccoci in Calabria. Qui sarà una bella sfida, si suppone molto affollata durante gli allenamenti preparatori. Si spera vinta da chi avrà modo di realizzare il nostro rinascimento. In una elezione scevra dal ricorso alle solite esche alle quali i calabresi hanno fin troppo abboccato.
Ma questa volta ci sarà l’arcobaleno a supportare le speranze, a imporre le pretese di chiarezza da parte dell’elettorato, a rifiutare chi blatera i cambiamenti con tanti vizietti in tasca, ma soprattutto a rendere reale la competizione sui temi e sulle capacità di realizzare ciò che occorre.
Nel programma una novità che vale oro
La Calabria non può farcela da sola. E’ assodato. E’ nelle corde della buona politica l’idea di realizzare il «Mezzogiorno federato», così come perorato da Claudio Signorile. Questa è l’idea vincente, da proporre convintamente all’elettorato. Il modo per rivendicare con forza, ottenere prontamente e investire senza quelle inutili concorrenze tra poveri che hanno fatto del meridione il terreno delle inutili repliche infrastrutturali. Pochi progetti, ma grandi e buoni.
Tutto questo in tempi di Recovery Fund è doveroso, pena fare le solite tristi cose del passato, vittime ancora una volta di quel sistema delle Conferenze che è sempre stato il vero e autentico nemico del Mezzogiorno.
*docente Unical

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