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«Enel vuole abbandonare la Calabria». Scenari funesti sulla centrale di Corigliano Rossano – VIDEO

Per il segretario regionale della Uil-tec, Gino Campana, le istituzioni devono fare la loro parte. «Al momento il sito di Sant’Irene non ha alcun futuro, Comune e Regione devono dire al colosso ene…

Pubblicato il: 21/10/2020 – 13:56
«Enel vuole abbandonare la Calabria». Scenari funesti sulla centrale di Corigliano Rossano – VIDEO

di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO «Bluff», «abbandono», «disinteresse». Potrebbero essere questi i “tag” utilizzati da Gino Campana, segretario regionale della Uil-tec, fra i massimi esperti di cose Enel. Un passato da dipendente del colosso energetico, poi sbarcato nel mondo dei sindacati, oggi pone dei serissimi punti interrogativi sul futuro del sito di contrada Cutura-Sant’Irene di Corigliano Rossano.
«La centrale non ha alcun futuro al momento – dice subito al Corriere della Calabria, senza mezzi termini – a Enel non interessa nulla del sito di Corigliano Rossano. Peraltro Enel distribuzione ha già venduto la centrale del Mercure ed il suo unico scopo è abbandonare la Calabria».
Campana descrive uno scenario funesto, ma plausibile, considerando gli esiti del progetto Futur-E, un concorso di idee con l’obiettivo di cedere sito e struttura al miglior offerente, il cui bando è stato lanciato da Enel nel 2016 per «liberarsi» delle centrali in dismissione in Italia.
«Qui – aggiunge perentorio Gino Campana – è stato un vero e proprio bluff, una presa in giro forse per prendere tempo che allora ha fatto intravedere grandi sbocchi occupazionali, posti di lavoro per centinaia di giovani mai partiti realmente».
Ad oggi sono impiegate in centrale una quarantina di persone che si stanno occupando della dismissione e dello smontaggio «di tutti quei pezzi che Enel può riciclare in altre centrali o vendere come i materiali ferrosi o il rame. Ma non ci illuda – prosegue il sindacalista della Uil – perché non v’è alcuna intenzione di riqualificare il sito per produrre energia green. Come accennato, il ramo produzione di Enel non ha alcun interesse a produrre in Calabria».
In tutto questo, molti sono ansiosi di veder “cadere” le due altissime ciminiere – operazione prevista nel 2022 – quale simbolo del di una nuova rinascita dopo quella post-industriale degli anni ’70. «Macché, fin quando la politica, e per politica intendo comunione di intenti fra Amministrazione comunale e Regione, non imporrà a Enel il da farsi, è più che probabile che parte di quel sito rimarrà così per sempre», specifica Campana. «Immaginare poi che i quattro turbogas possano salvare il futuro di quell’area – sottolinea ancora – è mera illusione, perché due sono già stati abbandonati, gli altri due che ancora rientrano nel piano di produzione di emergenza, possono essere messi in funzione da qualsiasi parte del mondo telematicamente».
IL BRACCIO DI FERRO FRA ENEL E COMUNE L’unica via d’uscita dall’impasse, quindi, potrà essere determinata da Regione e Comune «che insieme dovranno prendere il toro per le corna e dire a Enel cosa deve fare». A detta di Gino Campana, però, non sarà una cosa facile far sedere Amministrazione comunale ed Enel allo stesso tavolo in questo momento, «perché da quel che mi risulta, dopo i primi colloqui intrapresi per un protocollo d’intesa che sarebbe servito alla riqualificare e riconversione della manodopera oggi impiegata, il dialogo è in stallo. A sentire le parti, Enel e Comune si rimpallano le responsabilità. E comunque si tratta di un idea che salvaguarda un cerchio ristretto di persone che non apporta alcun beneficio per i livelli occupazionali del territorio».


PROPOSTE La Uil, però, qualche prospettiva sembra averla e sarebbero state proposte in un convegno già in programma a Corigliano Rossano, alla presenza dei vertici nazionali, rinviato a causa dell’emergenza sanitaria.
«La nostra idea – spiega Campana – e quella di proporre al Comune e alla Regione società miste pubblico-private per due progetti. Il primo riguarda un dissalatore dell’acqua marina anche per l’irrigazione in agricoltura, l’altro è un impianto di smaltimento dei rifiuti sul modello nordeuropeo che risolverebbe in un colpo solo tre grandi questioni: il lavoro, cosa farne del sito e l’emergenza rifiuti, appunto».
Gino campana, infine, non crede molto anche alle «primogeniture e la voglia matta di mettere il cappello su un tema così delicato, come ha fatto il Pd nei giorni scorsi, perché se non saranno le istituzioni ad intervenire, non ne usciremo, la centrale, o parte di essa, rimarrà lì ad “inquinare” il panorama per sempre e a non occupare nessuno». (l.latella@corrierecal.it)

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