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I (veri) numeri della Forestazione. E quel milione di euro "scomparso" tra il 2011 e il 2015

Il commissario firma il Rendiconto di gestione 2019 di Calabria Verde. Dal 2016 a oggi operai scesi da 6.062 a 4.769 unità, con un risparmio di 12 milioni. Nel documento la denuncia sui fondi prele…

Pubblicato il: 24/10/2020 – 6:58
I (veri) numeri della Forestazione. E quel milione di euro "scomparso" tra il 2011 e il 2015

di Pablo Petrasso
CATANZARO
La relazione del generale Aloisio Mariggiò disegna lo stato dell’arte della forestazione. Ed è un avviso per chi vuole contrassegnare il settore con lo stigma dello spreco e lo fa spesso citando numeri fuori da ogni logica presente. I dati contenuti nel Rendiconto di gestione dell’Esercizio 2019 riassumono un trend consolidato. 
Quando il commissario si è insediato, nel 2016, gli operai erano 6.062, oggi sono 4.769. Traduciamo in spesa: 153 milioni di euro a fine 2015; oggi 141 milioni. Il punto è, semmai, come queste risorse arrivino a destinazione, cioè con provvedimenti trimestrali, e non con uno stanziamento annuale, in voci di bilancio che variano di volta in volta, e senza il rispetto delle misure suggerite dalle Corte dei Conti, visto che continua a non esserci un revisore dei conti. Più che il lavoro svolto per contenere i costi (e razionalizzarli), meraviglia l’atteggiamento nei confronti di un’Azienda è un ente strumentale, troppo spesso dipinto come un ricettacolo dei mali della Regione, in un recente caso – nel corso di un incontro ufficiale – addirittura definito un «manicomio».
Metafora eccessiva. Ma è vero che Mariggiò qualche strana circostanza la evidenzia nella lunga relazione. Innanzitutto «una concomitante, costante, particolare attenzione mediatica, sia regionale che nazionale». Partendo «dalle vicende giudiziarie che scuotevano l’Azienda», questa attenzione ha posto nel tempo «interrogativi sulla sostenibilità economica della forestazione calabrese (…), considerato uno strumento di spreco di risorse finanziarie altrimenti utilizzabili». E poi ha sollevato «problematiche sociali, avendo la forestazione calabrese quasi sempre assolto funzioni di ammortizzatore sociale in tema di occupazione, specie nelle zone montane» ed «evidenziato carenze strutturali-organizzative che consentivano di aprire spaccati fortemente critici sulle stesse strutture di controllo regionali, accusate di aver esercitato minori controlli sul settore». Questi condizionamenti esterni avrebbero inciso anche sulla «tempistica delle decisioni aziendali».

Da “cattivo pagatore” a ente affidabile

I primi a pagare, nel vero senso della parola, la crisi di Calabria Verde erano proprio i suoi dipendenti. Con l’Azienda presente «nelle liste dei dei “cattivi pagatori” del sistema di informazione creditizia» per via «di una dissennata gestione aziendale», i lavoratori «costretti a rivolgersi ad una finanziaria» pagavano, «benché dipendenti di un ente pubblico non economico della Regione Calabria, tassi di interessi superiori (anche di molto) al 10%. Pensate – sottolinea Mariggiò –, il doppio di quello applicato a qualsiasi dipendente statale o della stessa Regione».
All’inizio di quest’anno, «i tassi di interesse per finanziamenti applicati ai dipendenti di Calabria Verde, per cessioni del quinto dello stipendio, si erano dimezzati (il Taeg, omnicomprensivo di assicurazione rischio vita e impiego è tra il 5,30/6,20) grazie alla concorrenza venutasi a creare tra gli operatori finanziari, conseguenza soprattutto “della linearità e della puntualità nei pagamenti”». E per una «gestione – fa notare ancora il commissario – che non dico, ma che “dicono” essere più affidabile».

Un milione di euro “scomparso” dalle buste paga

Per entrare nel vivo della «passata inaffidabilità finanziaria di Calabria Verde», Mariggiò ricorda che, «nel mese di aprile 2016, una società finanziaria, la Idea Finanziaria, vantava crediti verso Afor per circa 600mila euro e verso Calabria Verde per poco più di 360mila». Il generale spiega come nasce questo “buco” da circa un milione di euro. «Afor e Calabria Verde, succedutesi nel tempo, nel periodo compreso tra gennaio 2011 e dicembre 2015, avevano operato a numerosi dipendenti trattenute in busta paga per finanziamenti-prestiti senza riversarle alla citata finanziaria». A scoprirlo erano stati, nell’estate 2017, alcuni operai che «avevano improvvisamente ricevuto dalla società in liquidazione “Detto Factor” di Bologna, subentrata a Idea Finanziaria, delle missive con le quali, facendosi riferimento a contratti di finanziamento, erano state loro segnalate “irregolarità ed inadempienze nel versamento delle rate mensili cedute/delegate” e prospettate azioni legali per il recupero dei crediti». Dopo due anni di trattative, l’intervento del commissario ha permesso di mettere al riparo gli stipendi dei lavoratori, «ignari» della “scomparsa” dei loro versamenti. Un problema – sottolinea Mariggiò – risolto «n silenzio, per conto di Calabria Verde, nel corso del passato esercizio finanziario, tra l’altro, senza nulla chiedere all’Ente regione, riguardando gli indebiti mancati versamenti esercizi finanziari, per i quali, purtroppo, sia Calabria Verde che Afor avevano formalmente ricevuto spettanze salariali e stipendiali, oggi, quantitativamente, non più contestabili ed esigibili». Resterà il dubbio di che fine abbiano fatto quei 960mila euro mai prelevati dagli stipendi dei lavoratori e mai versati alla finanziaria.

Pagamenti puntuali

L’esempio serve a spiegare quanto sia cambiato nel corso di anni un cui «la linearità, la costanza e la puntualità nei pagamenti sono stati soprattutto la logica conseguenza di una ferrea volontà politica (correlata a uno dei due precisi impegni assunti da “Qualcuno” nei miei confronti all’inizio di questa personale esperienza) di non far mai mancare all’Azienda le risorse necessarie alla sua gestione, partendo da una certezza, valida per tutte le aziende pubbliche, ma non sempre per Calabria Verde e, cioè, che “gli impegni per spese di personale nell’anno di riferimento, all’inizio dell’esercizio vanno automaticamente imputate per l’intero importo risultante dai trattamenti fissi e continuativi, comunque denominati, in quanto caratterizzati da una dinamica salariale predefinita dalla legge e dalla contrattazione collettiva nazionale anche se trattasi di personale comandato o utilizzato da altra amministrazione pubblica”».
Questo impegno ha consentito di reperire «all’inizio di ogni esercizio, compreso quello del 2019, le risorse per il personale, seppur carenti». Un ente pubblico, chiarisce Mariggiò, «non può più in alcun modo giustificare l’assunzione di minori impegni per spese di personale fisse e continuative».
Regole di base per il funzionamento di un’azienda pubblica. Ma per Calabria Verde le cose non sono mai state facili. Eppure, scrive Mariggiò, «si è riusciti, non solo per pagare puntualmente il personale, ma anche ad effettuare, a differenza del passato, spese di investimento in alcuni importanti settori che, se avranno seguito, daranno nuovo corso al settore della forestazione. Il tutto realizzato in silenzio perché consapevole che in quest’Azienda agli annunci non sempre seguono i fatti».

Una manifestazione dei forestali

«Il futuro rimane incerto»

All’orizzonte, però, si addensano nubi. «Per Calabria Verde – si legge ancora nel documento – il futuro era e rimane incerto, nonostante la dichiarata autonomia gestionale, politica, amministrativa e contabile. Sia chiaro, il futuro di Calabria Verde dipendeva e dipende dalla volontà politica regionale e, perché no, nazionale. È bastata un’inaspettata, improvvisa riduzione di 40 milioni di euro operata a fine anno 2019 al contributo nazionale con la Legge 27 dicembre 2019, n. 160, “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022”, per rimettere in discussione il Piano annuale regionale della Forestazione approntato per il 2020».
Tutta la politica e le rappresentanze istituzionali calabresi (parlamentari nazionali, consiglieri regionali, organizzazioni sindacali di categoria) sono state colte di sorpresa dall’iniziativa. Tutti, ma non Mariggiò, consapevole del «clima di indecisione politica al momento vigente in Calabria (ci si approssimava alla campagna politica delle regionali) e delle tensioni politiche all’interno della stessa maggioranza politica regionale che avevano fatto perdere i necessari punti di riferimento a livello nazionale». E poi considerata anche «la scarsa pressione esercitata, a differenza degli anni passati, dalle organizzazioni sindacali sulle autorità centrali cui non si è riusciti a far comprendere lo stato di difficoltà economica della forestazione calabrese e della stessa Regione Calabria che non può da sola, nonostante gli squilibri da lei stessa causati nel passato, finanziare un settore così rilevante». La chiosa è amara: «Non ho potuto che prendere atto che, ancora una volta, ha prevalso l’idea di una forestazione costosa e sprecona e, in quanto tale, da ridimensionare». I numeri raccontano una realtà diversa. Ma lo stigma è duro da rimuovere. (p.petrasso@corrierecal.it)

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