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La marijuana al diserbante e l'ossessione per l'oro verde "commissionato" dai Piromalli

L’inchiesta della Dda di Catanzaro svela i legami tra i “coltivatori” di Sellia Marina e il clan della Piana di Gioia Tauro. Il principale indagato e la sua compagna erano determinati a vendere la …

Pubblicato il: 27/10/2020 – 6:58
La marijuana al diserbante e l'ossessione per l'oro verde "commissionato" dai Piromalli

di Alessia Truzzolillo
SELLIA MARINA Era quello della marijuana il fiore più caro dell’azienda agricola “Ortoflorovivaistica Talarico” di Vincenzo Talarico, 54 anni. All’interno della proprietà, infatti, i carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro con il supporto dello Squadrone Carabinieri Cacciatori e il Nucleo Cinofili Carabinieri di Vibo Valentia, il 30 maggio scorso avevano trovato una piantagione di 8.845 piante di canapa indiana alle quali erano dedicate due serre, una per la coltivazione e una per l’essiccazione. Durante le operazioni che portarono all’arresto di Talarico, questi confidò ai carabinieri che la piantagione gli era stata commissionata dalla cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli della Piana di Gioia Tauro. Talarico viene posto ai domiciliari: è il punto di partenza delle indagini che porteranno all’operazione della Procura di Catanzaro, “Oro Verde”, del 26 ottobre scorso, con la misura cautelare in carcere di Vincenzo Talarico, Vincenzo Ribecco, Rocco Stilo, Antonio Restuccia e i domiciliari per Giuseppe Doria, Innocenza Elga Gualtieri, Ancuta Anamaria Tututa e Jerry Osaghae. Il 31 maggio, infatti, alle sei del mattino, Talarico viene intercettato mentre parla con la sua compagna, Ancuta Anamaria Tututa, e con una terza persona non individuata e dice: «Eh, se lo vede Piromalli sono cazzi suoi».

MARIJUANA AL DISERBANTE Subito dopo il ritrovamento della piantagione, il giudice aveva dato autorizzazione ai militari di distruggere le piante di marijuana e, visto il considerevole numero, si era deciso di aggredirle con l’utilizzo di una fresatrice agricola che le sminuzzava fino a renderle inservibili. Oltre alla distruzione meccanica delle piante, si era deciso di spargere del diserbante sul trinciato che, oltre a seccarlo del tutto, lo avrebbe reso anche nocivo. Un deterrente che non ha fermato la volontà degli indagati di immettere sul mercato erba potenzialmente letale. Talarico non si arrende. Il 31 maggio la telecamera posta all’interno della serra riprende l’uomo che, nonostante fosse sottoposto ai domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida, era intento a raccogliere i resti ancora utilizzabili delle piante trinciate e cosparse di diserbante. Durante un controllo, alle 17:30 dello stesso giorno, da parte dei carabinieri di Sellia Marina, questi hanno scoperto che il trinciato era stato recuperato e sistemato parte su dei teloni e parte in cassette di plastica e sono stati costretti a distruggere col fuoco quanto era stato rinvenuto. Talarico, è stato scoperto, poche ore dopo essere stato posto ai domiciliari non aveva esitato a chiamare Vincenzo Ribecco esortandolo a passare l’indomani mattina da casa sua, insistendo nel proporgli la vendita della marijuana: «… e vedi di farti una camminata, dai, fatti una camminata. Che la cosa non è male, è buono il discorso, no male, eh. Poi ti spiego. È tutto … tutto a posto, forse più di quanto doveva essere …». L’intenzione era quella di immettere sul mercato i resti di una piantagione distrutta e avvelenata di diserbante.

TALARICO NON MOLLA Talarico non molla neanche dopo la distruzione col fuoco di quanto lui e la compagna avevano raccolto il giorno prima. Così il primo giugno inforca il trattore e comincia a fare avanti e indietro tra la serra dove era stata rinvenuta la piantagione e la sua abitazione «recando sul rimorchio un notevole quantitativo di resti delle piante trinciate e poi cosparse con diserbante». Ed è proprio in una serra adiacente alla casa di Talarico che i carabinieri di Sellia trovano l’erba che l’uomo aveva spostato e che era «pronta per essere trasportata in altro luogo». Il gip non ha dubbi sulla spregiudicatezza di Vincenzo Talarico e della compagna «i quali, non avendo alcuna remora nel continuare l’attività per la quale vi era stato l’arresto, erano intenzionati anche a mettere sul mercato della sostanza stupefacente che sapevano essere stata cosparsa di diserbante». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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