di Alessia Truzzolillo
ROMA È arrivata quasi allo scoccare della mezzanotte la decisione della seconda sezione della Corte di Cassazione riguardo ai ricorsi presentati nell’ambito del procedimento “Andromeda” che vede imputati vertici e sodali della cosca imprenditrice di Lamezia Terme, Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, capace di mettere le mani sugli appalti e di gestire usura ed estorsioni.
Regge l’accusa e la sentenza conferma quasi integralmente le pesanti condanne comminate in secondo grado. Gli ermellini hanno rigettato la maggior parte dei ricorsi e ne hanno accolti solo cinque: è stata annullata con rinvio, riguardo a cinque capi di imputazione (riconducibili all’omicidio di Antonio Torcasio) la posizione di Angelo Anzalone (condannato all’ergastolo) mentre resta confermata la sentenza per quanto riguarda l’associazione mafiosa; annullata con rinvio, per un solo capo di imputazione (riconducibile all’omicidio di Antonio Torcasio) la posizione di Vincenzo Torcasio (condannato a 16 anni in appello) per il quale resta confermata la sentenza per quanto riguarda l’associazione mafiosa; annullata con rinvio la posizione di Francesco Mascaro (condannato 8 anni e 2 mesi in appello). Infine la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura generale per quanto riguarda l’assoluzione ottenuta in secondo grado da Alfredo Gagliardi (accusato, tra le altre cose, dell’omicidio di Vincenzo Torcasio e del tentato omicidio di Vincenzo Curcio). La corte ha annullato la sentenza impugnata nei confronti di Gennaro Pulice e Matteo Vescio relativamente al trattamento sanzionatorio. Per queste persone si terrà un nuovo processo d’Appello.
OMICIDIO TORCASIO Torna in appello, dunque, il caso dell’omicidio di Antonio Torcasio, 32 anni, avvenuto il 23 maggio 2003, organizzato, secondo l’accusa, da Gennaro Pulice e Angelo Anzalone mentre Vincenzo Torcasio ricopriva il ruolo di “specchietto”. Il delitto – voluto dalla cosca per vendicare la morte del vecchio capo-cosca Giuseppe Cannizzaro da parte dei Torcasio – presenta per i giudici connotati da chiarire.
CONFERMATE LE CONDANNE I giudici, infine, hanno rigettato tutti gli altri ricorsi. Restano, quindi, confermate le pesanti condanne comminate in Appello per Vincenzino Iannazzo, 14 anni e 6 mesi di reclusione; Francesco Iannazzo, 10 anni e 8 mesi; Antonio Davoli, 8 anni e 8 mesi di reclusione; Antonio Provenzano 8 anni e 6 mesi; Pietro Iannazzo 8 anni e 4 mesi; Giovannino Iannazzo 8 anni e 8 mesi di reclusione; Santo Iannazzo 8 anni e 8 mesi; Emanuele Iannazzo, 9 anni; Adriano Sesto 5 anni e 8 mesi; Bruno Gagliardi ergastolo; Francesco Mascaro 8 anni e 2 mesi; Domenico Antonio Cannizzaro (classe ’66), 10 anni e 8 mesi; Antonino Cannizzaro (classe ’79), 6 anni; Domenico Cannizzaro (classe ’75), 6 anni; Mario Chieffallo, 8 anni; Antonio Chieffallo, 6 anni; Gino Giovanni Daponte, 10 anni e 8 mesi, Peppino Daponte, 8 anni, Salvatore F. Pontieri, 6 anni; Pasquale Lupia 6 anni; Gregorio Scalise 6 anni; Vincenzo Giampà 6 anni; Claudio Scardamaglia, 2 anni con sospensione condizionale della pena; Gennaro Pulice (collaboratore di giustizia), 7 anni 10 mesi e 20 giorni; Pietro Paolo Stranges (collaboratore di giustizia), 3 anni e 2 mesi.
Una cosca armata, quella degli Iannazzo-Cannizzaro-Daponte inserita negli uffici comunali, capace di intimidire un imprenditore che aveva avviato la costruzione di un centro commerciale Lidl proprio davanti al luogo in cui un imprenditore di riferimento aveva deciso di costruire il suo di centro commerciale. I reati dei quali gli imputati devono rispondere sono associazione mafiosa, una estorsione, reati in materia di armi, omicidio. Nel collegio difensivo gli avvocati Claudia Conidi, Lucio Canzoniere, Antonio Larussa, Francesco Gambardella, Gaito, Salvatore Cerra, Salvatore Staiano, Gianluca Careri, Massimiliano Carnovale, Renzo Andricciola, Giuseppe Carvelli, Pasquale Naccarato. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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