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Non solo Covid, in Calabria il virus da temere è la sfiga

di Paola Militano

Pubblicato il: 29/10/2020 – 12:19
Non solo Covid, in Calabria il virus da temere è la sfiga

A dispetto delle profezie minimaliste estive, la seconda ondata pandemica c’è e la Calabria ora deve sperare che la diffusione del virus rallenti non potendo contare sulla capacità di risposta del sistema sanitario regionale, già in affanno (QUI) anche per la mancanza di misure di potenziamento (e della medicina territoriale), in ansia per l’imminente arrivo dell’influenza stagionale, impotente davanti alle conseguenze gravi e durature inflitte ai pazienti affetti da altre patologie e costretti a scendere in piazza (QUI) per denunciare le mancate «tac e visite specialistiche».
Come se ciò non bastasse, tutto questo accade e, giova ripeterlo, mentre il super commissario per l’emergenza covid, il calabrese Domenico Arcuri (ri)commissaria la sanità commissariata e il governo regionale dopo la scomparsa di Jole Santelli è senza una guida, come dire che «chi sta accanto al letto, teme più dell’ammalato che vi sta sopra».
È attesa per oggi, infatti, la nuova ordinanza del supplente Spirlì che, emulando il governatore Emiliano, dispone tout court la chiusura delle scuole, sospende le prestazioni ambulatoriali e dei ricoveri e chissà cos’altro.
Una fuga in avanti immotivata e non giustificata dai dati (l’impennata di contagi in Calabria non è “colpa” delle scuole come in Puglia), lo sappiamo noi e lo sa anche Spirlì che farebbe bene a pensare anche alle conseguenze delle sue decisioni, rileggendo magari l’appello dei centro firmatari del Terzo settore: «La Regione Calabria risulta agli ultimi posti per tasso di povertà educativa e il ricorso alla didattica digitale a distanza equivale ad escludere dal diritto costituzionale dell’istruzione larghe fasce di giovanissimi studenti, in particolare di coloro che vivono in aree interne caratterizzate dall’assenza di stabile copertura di rete internet, così come di chi proviene da famiglie disagiate non dotate in casa di strumenti informatici idonei a concrete attività di didattica a distanza. Anche perché al di là dei proclami, sono numerosissimi gli allievi che non hanno ricevuto gli annunciati tablet o pc».
E non è un caso, forse, che a temere le conseguenze di una reggenza che s’annuncia come una commedia tragicomica in momento a dire poco complicato, sia proprio il centrodestra (eccezion fatta per la Lega, naturalmente) che vorrebbe andare al voto nei tempi previsti dalla legge, ma – ironia della sorte – per rompere le righe occorre la firma del presidente facente funzione, del leghista Nino Spirlì, comprensibilmente riluttante quando si tratta di firmare il suo allontanamento dalle scene.
Dall’altra parte Stefano Graziano e i dem calabresi, invece, confidano nell’irrefrenabile virus che contagia il centrodestra quando si tratta di scegliere il candidato presidente e nel governo che potrebbe far slittare il voto a prima dell’estate, consentendogli così di inventarsi un partito che non c’è.
Altro che Covid, in Calabria il virus da temere è la cattiva sorte.

paola.militano@corrierecal.it

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