CATANZARO Il Consiglio distrettuale di disciplina di Catanzaro, venerdì, nel corso di una seduta, ha preso la decisione di radiare dall’ordine l’avvocato Francesco Saraco, attualmente imputato davanti al Tribunale di Salerno per corruzione in atti giudiziari con l’accusa di avere corrotto il giudice della Corte d’Appello del capoluogo (attualmente sospeso) Marco Petrini. Nei giorni successivi all’arresto, avvenuto a gennaio 2020, il Consiglio, presieduto dall’avvocato del foro di Cosenza Franco Vincenzo Locco, aveva sospeso cautelativamente l’avvocato Saraco. Ieri la decisione della radiazione del legale il quale, assistito dall’avvocato Zimatore, è stato presente alla riunione e si è difeso. Il Consiglio distrettuale di disciplina di Catanzaro, ritenendo che Saraco, con la condotta contestata dalla Procura di Salerno, abbia violato il prestigio e l’onore della classe forense del distretto, ha deciso per la radiazione. Saraco ha ora 30 giorni di tempo per per fare ricorso al Consiglio nazionale forense.
LE DICHIARAZIONI DI SARACO Tra le altre cose, l’avvocato Saraco, che sta collaborando con i magistrati campani, ha fatto mettere a verbale e ribadito anche nel corso del processo in cui è imputato, gravi accuse nei confronti di un “sistema” corrotto formato da avvocati e giudici ed esponenti delle forze dell’ordine a Catanzaro.
«Il sistema a monte non ha funzionato, dottore», ha fatto mettere a verbale Saraco rivolgendosi al procuratore aggiunto di Salerno Luca Masini. E il “sistema” che racconta è un’intricata rete fatta da rapporti strettissimi tra un avvocato del Foro di Catanzaro, un consulente parecchio ammanicato, un giudice del Riesame. Chi voleva che venissero accolte le istanze al Riesame doveva passare da quell’avvocato e dal suo consulente (quest’ultimo anche indagato in Genesi, Claudio Schiavone). Sono 358 pagine di dichiarazioni, con abbondanti stralci omissati, nelle quali vengono tirati in ballo – nessuno di questi risulta indagato – un giudice del Riesame, avvocati livorosi e offesi per non essere stati nominati, un militare della Guardia di finanza, imprenditori. Saraco giura – «sul bene dei miei figli» – di stare raccontando tutta la verità, di essere un corruttore ma, appena sotto il pelo dell’acqua, traspare anche il messaggio di dichiararsi vittima di un sistema sbagliato alla base. «Però, dottore – dice rivolgendosi alle contestazioni dell’aggiunto Masini – io voglio dire una cosa, io la corruzione 1’ho fatta perché il sistema a monte non ha funzionato, dottore». I magistrati verbalizzano tutto puntualizzando che, dopo, ogni parola dovrà essere confrontata con i riscontri delle fiamme gialle. (ale. tru.)
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