Il “boom” ieri, ma l’intero mese di ottobre ha registrato il costante, quotidiano aumento del numeri dei ricoveri per Coronavirus in Calabria. Scorrendo i dati del bollettino della Regione, si può analizzare il trend sempre più crescente di questa che è una “spia” estremamente eloquente della diffusione del contagio anche in Calabria e di una “ondata” che in prospettiva crea più di una preoccupazione sulla tenuta del sistema sanitario regionale. Al 31 ottobre, questa è la “fotografia” degli ospedali: i ricoveri sono complessivamente 164, 10 dei quali in terapia intensiva. Nel dettaglio: a Catanzaro (tra “Pugliese Ciaccio” e Policlinico “Mater Domini”) i ricoveri sono 40 (di cui 1 in terapia intensiva), a Cosenza 56 (di cui 5 in terapia intensiva), a Reggio Calabria 54 (di cui 4 in terapia intensiva), a Vibo Valentia 4, Crotone è l’unica realtà “no Covid”. Il “picco” dell’aumento ieri, con 13 nuovi ricoveri, uno dei quali in terapia intensiva, rispetto al giorno precedente, quando invece l’aumento è stato di 10 nuovi ricoveri così come il 29 ottobre, mentre il 28 ottobre l’aumento è stato di 5 ricoveri. In generale, il mese di ottobre è stato piuttosto negativo per gli ospedali, se solo si pensa che – sempre in base ai dati del bollettino della Regione – all’1 ottobre i ricoveri complessivi erano “solo” 28 (due in rianimazione). Secondo stime regionali, l’aumento del numero di ricoveri nel mese di ottobre è stato pari al 75%. È evidente che con questo trend il problema sarà la capacità della rete ospedaliera calabrese a reggere all’urto dell’aumento dei ricoveri, come plasticamente reso dalle immagini delle ambulanze in coda nella nota all'”Annunziata” di Cosenza: a Catanzaro, nei reparti delle Malattie infettive dell’ospedale civile e del Policlinico venerdì i posti letto erano saturi. La Regione, dopo aver sollecitato un aumento dei posit letto nelle intensive, ha sospeso ricoveri e attività non urgenti dando disposizione alle direzioni aziendali degli ospedali di aumentare i posti letto nelle malattie infettive attraverso la riprogrammazione dei servizi, ma il “fattore tempo”, considerando la proverbiale (in)efficienza della governance sanitaria in Calabria, non è per nulla favorevole.
x
x