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La frode dei "fratelli d'acciaio": tre arresti e sequestro da 2,5 milioni a Lamezia

Grossi nomi dell’imprenditoria lametina coinvolti nell’operazione della guardia di finanza. Tre sono finiti ai domiciliari mentre per quatto di loro è stata disposta l’interdizione. Sequestrati ben…

Pubblicato il: 02/11/2020 – 12:14
La frode dei "fratelli d'acciaio": tre arresti e sequestro da 2,5 milioni a Lamezia

LAMEZIA TERME I finanzieri del Comando Provinciale di Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio e dal sostituto procuratore Marta Agostini, hanno dato esecuzione, in diverse regioni del territorio nazionale (Lombardia, Piemonte, puglia e Calabria), ad una misura cautelare personale e reale emessa dal Gip presso il Tribunale di Lamezia Terme, Rossella Prignani, nei confronti di sette soggetti, imprenditori e loro “teste di legno”, operanti nel settore della fabbricazione e commercializzazione del legno e dell’acciaio, ritenuti, a vario titolo, responsabili di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di innumerevoli reati di bancarotta fraudolenta e di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte ai danni dell’erario.
I NOMI In particolare, i militari delle fiamme gialle lametine hanno notificato l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di tre persone: Alfredo Mercuri, classe ‘64, di Lamezia Terme, Antonio De Fazio, classe ‘68, di Lamezia Terme e Alberto Pietro Banchini, classe ‘60, di Milano. Disposta, invece, l’interdizione all’esercizio di attività professionali e d’impresa nei riguardi di: Manny Mercuri, classe ‘73, di Lamezia Terme; Felice Ventura, classe ‘64, di Lamezia Terme; Antonello Villella, classe ‘74, di Lamezia Terme e Romano Villella, classe ‘52, di Lamezia Terme. Contestualmente i finanzieri hanno eseguito anche il sequestro preventivo delle quote societarie della Dierre Alluminio s.r.l. e della Allmer s.r.l., per un valore di circa 3,5 milioni di euro, e delle somme di denaro, costituenti il profitto del reato, per un ammontare complessivo di circa 2,5 milioni di euro.
L’INDAGINE L’operazione eseguita oggi giunge al culmine di una complessa ed articolata attività di indagine che ha consentito di disvelare un artificioso sistema fraudolento, posto in essere dal gruppo Mercuri, nota famiglia imprenditoriale lametina.
In particolare, alcune loro società, dopo aver accumulato consistenti debiti di natura tributaria e contributiva, negli anni antecedenti alla dichiarazione di fallimento, sono state svuotate di tutti i beni, in favore di altre imprese, sempre riconducibili allo stesso nucleo familiare, gestite direttamente dagli stessi ovvero affidate a prestanome.
Il sistema fraudolento è stato celato attraverso l’emissione, negli anni precedenti il fallimento di tali società, di fatture per considerevoli importi, attestanti l’esecuzione di prestazioni di servizi e/o la cessione di beni da parte delle società decotte nei confronti delle altre imprese appartenenti al medesimo gruppo, il cui pagamento era garantito da “effetti cambiari” (tratte) quasi totalmente non onorati, a tal punto che le stesse società sono state oggetto anche di pignoramento mobiliare da parte di “Equitalia Sud spa” per svariate centinaia di migliaia di euro.
Le investigazioni dei militari del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme hanno consentito di acclarare che la “cambializzazione” era stata artatamente predisposta dai responsabili delle società fallite e delle altre imprese del “gruppo”, allo scopo di lasciare volutamente a carico delle società fallite una consistente esposizione debitoria, pari a circa 10,5 milioni di euro, nei confronti dello stato.
Le imprese Dierre Alluminio s.r.l. e Allmer s.r.l., oggi oggetto del sequestro preventivo delle rispettive quote sociali, rappresentavano l’ultimo anello della filiera ove sono stati riversati i beni fraudolentemente sottratti dalle altre compagini del gruppo imprenditoriale, a danno dei creditori e dell’erario.

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