Il ministro Speranza si appresta in queste ore ad emanare un nuovo editto di intolleranza verso i calabresi già particolarmente provati dalla recrudescenza di un virus che sta rendendo palese, qualora ve ne fosse bisogno, una sanità tra le macerie, vittima dell’insano commissariamento ad acta affidato dai pentastellati, negli ultimi due anni, a un generale di corpo d’armata che, sebbene insignito della Croce al merito per le missioni a Sarajevo e in Bosnia Herzegovina, non è riuscito (come i suoi predecessori) non solo a (ri)sanare i conti in rosso, ma neanche a produrre, nei mesi di relativa tregua, uno straccio di piano per fronteggiare la temuta seconda ondata del virus e neppure a dirimere le continue liti tra gli incontinenti commissari delle Asp e delle Aziende ospedaliere.
A chi giova dunque un nuovo Decreto Calabria? E perché ostinarsi ad affidare la salute dei calabresi al nuovo o vecchio solone di turno, spacciandolo come salvatore della Patria? Di certo non giova ai calabresi se – manco a dirlo – poi dovrà rispondere in materia di edilizia sanitaria, per esempio, al commissario Arcuri, scelto (non si sa bene perché e da chi) per attuare le misure di contenimento dovute all’emergenza epidemiologica nel Paese, ma in grado solo di collezionare critiche e bocciature sulla fornitura di mascherine, ventilatori, banchi e persino sull’app Immuni (l’ultimo flop pensato per scovare contagi).
Senza contare, poi, che se alla Calabria, tra le regioni più attenzionate, verranno inflitte (a fin di bene) “pene” più severe nell’imminente Dcpm, lo si deve al fallimento certificato del commissariato sistema sanitario calabrese impegnato, in queste ore, a reclutare nuovi saggi a cui affidare il compito di redigere, in tempi strettissimi, il famigerato piano operativo Covid.
Tutto questo accade mentre il bollettino dei contagiati arriva a toccare quota 3.605 casi attivi, nei pochi reparti Covid si combatte una guerra ad armi impari e c’è un gran bisogno di reclutare medici e infermieri, di aprire ospedali chiusi e centri Covid, di altri laboratori per processare tamponi e di medici di base per tracciare la diffusione del virus.
E intanto che i politici calabresi abbaiano alla luna, a tutti noi non resta che affidarci al buon senso, attenendoci rigorosamente al distanziamento sociale e alle misure per mitigare il contagio.
paola.militano@corrierecal.it
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