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Sanità lontana dalla normalità, così il supercommissariamento diventa “eterno”

Le motivazioni del “nuovo” Decreto Calabria con cui il governo si appresta a “rafforzare” la gestione speciale del settore: «Gravi inadempienze della Regione» anche sui Lea, pesante “buco” di bilan…

Pubblicato il: 03/11/2020 – 9:17
Sanità lontana dalla normalità, così il supercommissariamento diventa “eterno”

CATANZARO Il commissariamento non ha prodotto gli effetti sperati, per questo è opportuno… allungarlo e persino rafforzarlo. Con questa (singolare) motivazione sta per vedere la luce il “nuovo Decreto Calabria, con il quale  il governo nazionale “eternizza” di fatto il commissariamento della sanità calabrese. «Non risultano superati i presupposti di straordinarietà e urgenza correlati all’adozione» del ”primo” Decreto Calabria, diventato legge nel 2018, si legge nella relazione del nuovo provvedimento nella sua versione ormai praticamente definitiva e in via di approvazione da parte del Consiglio dei ministri. Il governo parla quindi di «straordinaria necessità e urgenza, anche in ragione della situazione emergenziale in corso, di prevedere per la Regione Calabria, misure eccezionali per garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (Lea) in ambito sanitario nonché per assicurare il fondamentale diritto alla salute attraverso il raggiungimento degli obiettivi previsti nei programmi operativi di prosecuzione del piano di rientro dai disavanzi sanitari e ritenuta la indifferibile necessità di intervenire per introdurre misure straordinarie per superare le riscontrate, gravi inadempienze amministrative e gestionali riscontrate nella Regione Calabria». Regione che – riporta ancora la parte illustrativa del nuovo Decreto Calabria – «non appare essere addivenuta ad un regime di normalità sia per la gestione che per l’organizzazione che per l’erogazione dei servizi sanitari regionali ai cittadini residenti»: da qui dunque il nuovo e più incisivo “super-commissariamento, perché «appare evidente la necessità di prevedere che vi sia un accentramento di tutta la gestione delle attività correlate al servizio sanitario regionale, poiché la variegata realtà delle aziende sanitarie calabresi e la frammentazione dei passaggi non ha consentito che vi fosse una visione di insieme per raggiungere gli obiettivi prefissati. Al riguardo si propone il rafforzamento dei poteri del commissario affinché sovrintenda alla gestione dei diversi compiti regionali in ambito sanitario». C’è poi una “fotografia” dello stato dell’arte del settore calabrese e delle sue «gravi inadempienze amministrative e gestionali!. In primo luogo, il “buco” di bilancio: «Il conto consuntivo 2019 – è scritto ancora nella relazione – riporta un disavanzo prima delle coperture di 221,569 milioni. Dopo il conferimento delle coperture e l’aggiunta del disavanzo non coperto relativo all’anno 2018, il risultato di esercizio dell’anno 2019 è pari a 160,091 milioni di disavanzo». E poi, le «molte carenze» del Programma operativo 2019-2021, «gravi ritardi nell’implementazione della rete ospedaliera stessa, la rete emergenza urgenza e le reti tempo-dipendenti» e «il sostanziale ritardo nella messa a regime delle azioni di riorganizzazione programmate da parte delle aziende sanitarie, nonché l’assenza di una governance a livello regionale», la necessità che «il commissario ad acta provveda a sottoporre alla valutazione dei ministeri il piano di fabbisogno complessivo regionale» del personale delle aziende», e poi – si evidenzia nell’introduzione al “nuovo” Decreto Calabria – i limiti del Piano regionale anti-Covid che «non prevede le tempistiche di attuazione e le modalità di monitoraggio» e «non risulta trasmesso il Programma operativo Covid ai sensi dell’articolo 18 del dl 18/2020». Infine, l’ultima pesante criticità: «Con riferimento alla verifica adempimenti Lea, la regione Calabria presenta numerose inadempienze fin dall’anno 2015». (a. c.)

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