REGGIO CALABRIA Si è concluso il processo d’appello “Ricatto” contro quello che è stato definito il “branco” di Melito Porto Salvo, composto da un gruppo di giovani che aveva abusato per due anni di una ragazza di 13 anni. I fatti risalgono al 2016. I giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria hanno accolto le richieste della Procura generale e hanno confermato le sei condanne emesse in primo grado dal Tribunale. Tra gli imputati condannati c’è Giovanni Iamonte, al quale sono stati inflitti 8 anni e 2 mesi di reclusione. È il figlio del boss Remingo e nipote di don Natale Iamonte, presunto capo dell’omonima cosca, deceduto dopo un lungo periodo di latitanza conclusosi con il suo arresto nell’hinterland milanese. Sono stati giudicati colpevoli anche Davide Schimizzi, al quale sono stati inflitti 9 anni di reclusione; Antonio Verduci (6 anni e 6 mesi), Michele Nucera (6 anni), Lorenzo Tripodi (6 anni) e Domenico Mario Pitasi (10 mesi di reclusione). Quest’ultimo rispondeva solo di favoreggiamento personale. Il processo è scaturito da un’indagine dei carabinieri che avevano arrestato gli imputati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo aggravata. La ragazza che subì la violenza sessuale, che si è costituita parte civile nel processo, aveva una relazione sentimentale con Davide Schimizzi, allora diciannovenne.
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