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Calabria zona rossa, Nicola Irto: «Attivare più posti in Terapia intensiva»

Il vice presidente del Consiglio regionale: «Capire perché non siano stati attivati quelli annunciati dalla Giunta regionale nella prima ondata dell’epidemia»

Pubblicato il: 05/11/2020 – 8:01
Calabria zona rossa, Nicola Irto: «Attivare più posti in Terapia intensiva»

REGGIO CALABRIA «La Calabria è zona rossa pur avendo un numero bassissimo di contagi. È una notizia molto negativa. La decisione è causata dal fatto che i posti in terapia intensiva sono troppo pochi e quasi tutti gli ospedali sono pieni. Questa situazione rischia di infliggere il colpo di grazia a una regione in grave sofferenza, sanitaria ed economica. Le responsabilità sono chiare: dove sono i posti in terapia intensiva annunciati nei mesi passati?».
Questo è quanto scrive Nicola Irto, vice presidente del Consiglio regionale. «In tutti questi anni, sulla sanità, si è parlato a vanvera fin troppo. E lo stesso sta avvenendo nelle ultime ore. Siamo arrivati al punto di non ritorno dopo dieci anni di commissariamento che non sono serviti a nulla. La cura in sé si è rivelata sbagliata. Probabilmente peggiore del male. Però non possiamo solo lamentarci. Dobbiamo proporre soluzioni compatibili con l’epidemia che galoppa e allarma».
«L’unica strada percorribile – continua Irto – è attivare più posti in terapia intensiva. Allo Stato chiediamo di garantire ai calabresi lo stesso identico diritto alla salute di tutti gli altri italiani, ma anche lo stesso identico diritto al lavoro. Per uscire da questa condizione, però, in Calabria non servono le chiacchiere di chi cerca di lucrare elettoralmente sul malcontento e sulla sofferenza di tante persone. Cerchiamo di capire quanti siano i posti in terapia intensiva e, ribadisco, perché non siano stati attivati quelli annunciati dalla Giunta regionale nella prima ondata dell’epidemia. Discutiamone con serietà. E senza propaganda politica, per favore».
«Per rispetto – conclude Nicola Irto – di chi sta male in ospedale, di chi è in isolamento domiciliare. E di chi da domani avrà ancora più difficoltà a sopravvivere, essendo un lavoratore autonomo, un artigiano, un commerciante, un piccolo imprenditore. Categorie che non possono essere dimenticate ma aiutate perché da questo lockdown usciranno ancora più deboli e pesantemente provate».

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