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Dall’esordio con Gratteri al “viale del tramonto”, il mesto addio di Cotticelli

Il “film” della gestione del commissario, dalla nomina nel dicembre 2018 fino al “calvario” e al mare di critiche degli ultimi mesi

Pubblicato il: 07/11/2020 – 14:09
Dall’esordio con Gratteri al “viale del tramonto”, il mesto addio di Cotticelli

di Antonio Cantisani
«Legalità, legalità, legalità». Era il “mantra” di Saverio Cotticceli, il super generale dell’Arma con una carriera robusta tra Nas e Legioni intervallate dalla presidenza del sindacato Cocer. «Legalità, legalità, legalità», è stato il “mantra” di Cotticelli fino dal suo primo giorno da commissario ad acta della sanità calabrese, gennaio 2019: significativo il fatto che il primo incontro istituzionale che Cotticelli ha avuto in Calabria, persino prima di varcare l’ingresso della Cittadella, sia stato con il procuratore capo dell’Antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri. Aveva chiaramente intuito il “vulnus” della sanità in Calabria, Cotticelli, e per questo fin dagli inizi del suo mandato calabrese si era attirato già un po’ di critiche, soprattutto da frange del settore privato, e si era fatto già qualche nemico. A “sponsorizzarlo” il Movimento 5 Stelle, per la nomina avvenuta il 7 dicembre 2018 nel primo governo Conte a trazione grillino-leghista-gialloverde, lo stesso Movimento 5 Stelle che per primo a iniziato a “picconarlo” davanti ai primi “inciampi” incontrati da Cotticelli nella sua azione di risanamento e rilancio della sanità calabrese. Oltre 20 i compiti che gli erano stati assegnati dal governo nazionale per “salvare” settore più ingovernabile della Calabria, in piano di rientro dal 2009 e commissariato dal 2010, sotto il profilo contabile e della erogazione dei Lea. Al tirar delle somme, non sembra che siano stati adempiuti, quantomeno non sono stati adempiuti quelli generali, se è vero che il “buco” di bilancio ha continuato a galoppare, l’emigrazione sanitaria ha sfondato quota 300 milioni, le assunzioni negli ospedali si contano sulle dita di una mano, e se è vero che non si è capito bene cosa Cotticelli dovesse fare e cosa facesse in questa fase drammatica dell’emergenza Coronavirus, fase che l’ha visto – e forse si è capito il perchè… – non attore ma comparsa, non protagonista ma spettatore: dando a tutti, Cotticelli, l’impressione di “nascondersi”, quasi di fuggire davanti alla portata certo eccezionale della situazione, e per questo inseguito da detrattori sempre più agguerriti, a partire dai sindacati. Affiancato da un sub commissario – inizialmente Thomas Schael, che dopo pochi mesi però si è dimesso in circostanze ancora piuttosto misteriose e opache e successivamente Maria Crocco – Cotticelli ha avuto rapporti buoni sul piano personale ma complicati sul piano istituzionale con i due presidenti di Regione con cui ha coabitato, Mario Oliverio e Jole Santelli, e rapporti pessimi con tanti altri settori della sanità, soprattutto il privato, e con i sindacati, che a cadenza quasi giornaliera, da un certo giorno in poi, ne hanno più volte sollecitato la rimozione al ministro Speranza. Un paradosso per Cotticelli, visto il suo passato sindacale nell’Arma. E l’inizio del “calvario””. Anche perché, oltre che fuori dalla “grazia” politica dei suoi sponsor, Cotticelli ben presto è stato messo sulla “graticola” anche dai tecnici, “bacchettato” per non aver saputo adempiere al primo dei suoi mandati, il “minimo sindacale”, la riduzione dello mostruoso disavanzo della sanità calabrese: per questo il commissario ad acta era finito in stato di accusa nell’ultimo Tavolo Adduce, il tavolo di monitoraggio interministeriale, tenuto lo scorso 9 ottobre, all’esito del quale sarebbe emerso un persistente “buco” nei conti superiore ai 200 milioni (senza le coperture della tassazione). È ormai il “viale del tramonto”, per Cotticelli, che l’ha chiusa in modo piuttosto inglorioso, con una penultima pagina negativa: all’indomani del Tavolo Adduce, Cotticelli aveva anche annunciato la sua intenzione di presentare le dimissioni, dimissioni che però si sono rivelate “fantasma” perché Cotticelli le aveva congelate riservandosi di ufficializzarle solo dopo aver avuto con confronto con il ministro Speranza. Dimissionario ma non dimesso. Ma le sue ore alla Cittadella si erano ormai fatte contate. Nei giorni scorsi il governo ha approvato il “Decreto Calabria” che proroga il commissariamento della sanità calabrese, e Cotticelli è rimasto alla guida del settore in attesa della nuova nomina: infine, ad accelerare il tutto, il clamoroso “scivolone” mediatico, con l’imbarazzato e imbarazzante balbettio su Piano Covid e terapie intensive ai microfoni di “Titolo V” di Rai 3, che è costato a Cotticelli il posto di commissario, con le dimissioni nelle mani di Speranza arrivate peraltro dopo l’annuncio di Conte della sua “cacciata” ad horas. Dimissionario e anche dimesso. In tutti i sensi.

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