L’intervista di Cotticelli è veramente inqualificabile. Lascia indignati e senza parole. Vada via. Immediatamente e con disdoro. Lo diciamo da tempo. Ma al tempo stesso non sia di facile alibi per i tanti chiamati a gestire la sanità calabrese. Perché già a marzo di quest’anno la Regione Calabria ha formulato il suo Piano operativo, supportato dalla istituzione di una Task-Force – della quale per la verità, dopo l’annunciata istituzione, si sono perse le tracce – e affidato ad una Unità di crisi regionale. E sempre a marzo, in attuazione di quel Piano, la Regione ha disposto formalmente l’istituzione di 37 USCA. Qualcuno le ha viste? Difficile, perché ne sono state attivate ancora solo una piccola parte. E non parliamo neppure della AFT e delle UCCP, cioè dei primi presidi sul territorio necessari per contrastare l’emergenza epidemiologica. E poi perché il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, cioè il Piano Covid previsto dal d.l. 34, è stato formalmente approvato dal Commissario straordinario regionale nel mese di giugno (con la sua firma, ma a quanto pare a sua insaputa), ne è stata affidata l’attuazione alle Aziende calabresi nel mese di ottobre con ordinanza del Commissario per l’emergenza ed è stato cofinanziato dalla Regione Calabria con una deliberazione assunta solo nei primi giorni di questo mese di novembre. A giugno il commissario programma, a novembre la regione delibera il cofinanziamento. Ma a giugno sapevamo pure che ci sarebbe stata la seconda ondata e che bisognava prepararsi per tempo. Ed invece: molte carte e pochi fatti e il conflitto tra organi si traduce in un doloroso danno per i cittadini. E intanto resta da spendere un fiume di soldi assegnato alla Calabria per far fronte all’emergenza: i presidi territoriali non sono strutturati, gli ospedali stanno saturando i posti disponibili, ancora oggi per conoscere l’esito di un tampone i calabresi devono aspettare per molti giorni, e così salta ogni possibilità di tracciamento, e la Regione ha pure sospeso i ricoveri ordinari e le visite ambulatoriali, con un ulteriore danno per la sanità ordinaria.
Bene, stando così le cose oltre all’indignazione possiamo dire qualcosa in più? Io credo di si. La prima è questa: si dica con molta chiarezza chi fa cosa, come e quando. Perché fino ad ora tra strutture commissariali da una parte e Regione dall’altra si è creata una complicazione amministrativa che ha rappresentato un comodo alibi per scaricarsi reciprocamente le responsabilità. Abbiamo bisogno di chiarezza, perché è ora che ciascuno inizi ad assumersi le responsabilità anche giuridiche per i propri atti o per le proprie omissioni. La seconda è questa: si scelgano le persone perché hanno competenza certa per le cose che sono chiamate a fare. Abbiamo pagato troppo cara questa idea di ricercare sempre il supereroe di turno: abbiamo invece bisogno di persone che sappiano di cosa stanno parlando quando parlano di sanità e che sappiano soprattutto mettere insieme un mondo reso complesso dalla presenza di tanti attori, resistendo alle pressioni di lobby e consorterie varie. Abbiamo bisogno di persone che sappiano cosa e come fare, non di amici né di amici degli amici. La terza è questa: vadano a casa tutti quelli che nascondono la loro incompetenza dietro questioni burocratiche. Di fronte ad un’emergenza che sta piegando e piagando il paese non è tollerabile che le cose scritte rimangano lettera morta perché “tanto non è mia competenza”, o perché “tanto ci penseranno altri” o anche “chissà quanti voti mi porta”. Abbiamo bisogno di persone che sappiano assumersi le loro responsabilità nei confronti dei cittadini. La quarta è questa: si dia finalmente spazio a tutta una generazione di professionisti calabresi, giovani e meno giovani, che in questi lunghi anni sono stati mortificati, da tutti, nelle loro capacità di partecipare e contribuire alla cosa pubblica. Abbiamo bisogno di trovare in questi mondi la forza e le idee per andare avanti. La quinta è questa: la comunità democratica calabrese beneficia della presenza di professionisti esperti in sanità riconosciuti come tali a livello nazionale. Bene, li si coinvolga subito, tutti, per rendere operativa una linea di azione comune e condivisa. Da mesi ormai sul web cerchiamo tutti di contribuire alla costruzione di un giusto modello di sanità. Una rete che si è costituita nel dialogo e nel rispetto reciproco, mettendo a disposizione le competenze che ciascuno possiede. Ora è il momento di tradurlo in iniziativa politica e in operatività concreta, nei territori e nelle istituzioni, in Calabria e a Roma.
*deputato Pd
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