REGGIO CALABRIA «Una seduta inconcludente, senza capo né coda. Voluta non per un confronto serio e leale sulla gravità della situazione sanitaria ed economica su cui da mesi chiediamo (inascoltati!) alla Giunta regionale maggiore attenzione, puntuali iniziative ad ogni livello e una rigorosa vigilanza, né per interloquire col Governo al fine di velocizzare i ristori a chi dalla “zona rossa” subisce danni, ma esclusivamente per alzare un inutile polverone polemico». Lo dice il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Domenico Bevacqua, assente per motivi di salute, dopo la seduta del Consiglio regionale di sabato 7 novembre. Aggiunge: «Preoccupanti, ormai, non sono più gli strappi alle regole a cui ci ha abituati il presidente Tallini che, nel corso della seduta di sabato, ha persino ingiunto al presidente Spirlì di individuare la data per lo svolgimento delle elezioni come fosse un terno al lotto, sorvolando sull’isolamento politico della Calabria “governata” dal centrodestra nello scenario nazionale ed europeo. Tutto ciò deve indurre le forze democratiche e le istanze del civismo a un sussulto di impegno per unire le forze e ricostruire, con una progettualità ben congegnata, relazioni proficue fra la Calabria lo Stato e l’Europa. Questo è il tempo della responsabilità e delle scelte importanti che esigono dalle Istituzioni e dalla politica comportamenti seri e coerenti che diano speranza e fiducia alla Calabria». Conclude Bevacqua: «Il Pd ha iniziato con coraggio un percorso di svolta già nella precedente fase elettorale e indietro non si torna. Ora bisogna proseguire sulla strada del cambiamento e, per dare ulteriore credibilità al processo avviato, serve un linguaggio di chiarezza e di verità proprio a partire dalla sanità, dove occorre prendere atto sia dell’inconcludenza dell’attuale Giunta regionale, sia degli errori commessi da più parti nelle scorse legislature. Sono sicuro che gran parte del gruppo dirigente calabrese del Pd sia del mio stesso avviso: occorre smantellare il coacervo di interessi – reso possibile e sostenuto nei decenni scorsi trasversalmente da più forze politiche – che ancora adesso impedisce alla Calabria di avere un sistema sanitario pubblico efficace ed efficiente e ai calabresi la piena attuazione dell’articolo 32 della Costituzione».
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