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«Essere classe dirigente e non saperlo»

di Silvia Marino

Pubblicato il: 08/11/2020 – 18:04
«Essere classe dirigente e non saperlo»

I giorni estranei ed inquieti di questo stranissimo tempo, impongono una riflessione che superi la dimensione personale e si interroghi, piuttosto, sui bisogni “sociali e collettivi” della comunità di cui si è parte e sul ruolo che la politica dovrebbe assumere per dare un contributo alla rinascita del Paese e dei nostri territori.
Come ogni crisi inattesa, la pandemia, mettendo a nudo le fragilità del sistema Italia, ha fatto emergere anche il bisogno urgente di mettere a disposizione dei territori una nuova classe dirigente, culturalmente preparata, competente, generosa. Purtroppo la politica, tutta, senza alcuna differenza di campo, in Italia come in Calabria, ancora, non riesce ad offrire una rappresentanza istituzionale all’altezza delle sfide economiche, sanitarie, sociali e culturali da affrontare.
Le vicende di queste ore allarmano i calabresi e tra questi le persone di buonsenso. I fatti di oggi sono la conseguenza di scelte politiche scellerate del Governo nazionale; primo Governo Conte anno 2018 (sostenuto dal Movimento 5Stelle e dalla Lega). Una scelta tanto scellerata da essere riconfermata, pochi giorni fa, nel Decreto Calabria di nuova emanazione (secondo Governo Conte anno 2020, sostenuto da Movimento 5 Stelle, PD, LEU, IV).
Solo un caso fortuito ha permesso che un giornalista a mezzo di una intervista rendesse evidente all’intero Paese l’inadeguatezza del Commissario alla Sanità Calabrese.
Aver rimosso, nell’immediato Cotticelli, non sarà sufficiente a lavare le coscienze di chi dopo averlo nominato, ha omesso ogni forma di controllo sullo stesso. Oggi, in una situazione di fragilità strutturale e di competenze, i calabresi devono affrontare l’emergenza sanitaria a mani nude, senza avere a disposizione un Centro Covid, senza l’adeguamento dei posti di terapia intensiva e sub-intensiva, e dovendo rinunciare a curare altri gravi patologie per la disorganizzazione che regna nel sistema sanitario.
Nei mesi scorsi, al fine di adeguare il sistema sanitario calabrese alla situazione generata dalla pandemia, il movimento culturale “Comunità Competente”, ha messo a disposizione della Struttura Commissariale, alcune proposte contenute in un documento sottoscritto da varie associazioni del terzo settore. Naturalmente senza ottenere alcun riscontro. In queste ore Ecco che la società civile diventa classe dirigente, si sostituisce alla politica e diventa argine contro ogni forma di sciatteria istituzionale. La responsabilità del disastro calabrese ricade per intero sulla classe politica, che da tempo ha smarrito la capacità di guidare ogni processo decisionale. Si fa sostituire da forze occulte…di cui è diventata a sua volta prigioniera e complice. I continui “Commissariamenti” sono il frutto di questa logica. La politica, utilizzando la capacità pervasiva di cui è capace, avrebbe dovuto imporre a se stessa l’adozione di un sistema meritocratico per la selezione dei propri rappresentanti (formazione delle liste elettorali, nomine negli Enti ed Istituzioni, governo/gestione della cosa pubblica). Appare chiaro che, in un periodo storico così complesso, un settore di riferimento come la Tutela della Salute, non possa essere guidato da chi ha già proposto azioni di governance inefficaci; i Calabresi stamattina, sfogliando i giornali, avrebbero voluto avere notizia che uomini nuovi, di provata competenza in campo sanitario avevano assunto la responsabilità di governo della sanità in Calabria. Ancora non ci siamo, l’inadeguatezza seppur resa pubblica, non è stata sufficiente a sradicare un atteggiamento frettoloso, superficiale, distaccato e liquidatorio da parte del Governo centrale. La Calabria ha bisogno di un impegno straordinario da parte di tutte le forze sane della società (sociali, politiche, associative), per riappropriarsi della propria capacità di autodeterminarsi e per dare spazio alle competenze ed eccellenze locali. A chi conosce,ama e lavora sul territorio.
La logica dei “commissariamenti” è sbagliata. La Calabria è stata commissariata in ogni sua espressione, prima che dal governo nazionale, dalla politica regionale miope ed incapace degli ultimi trent’anni. La politica ha commissariato finanche se stessa (cosa ne è stato del Partito Democratico calabrese?). I Commissari servono a supplire alla incapacità della politica di esprimere capacità di indirizzo e controllo nella gestione della cosa pubblica.
Il mondo è in movimento. I prossimi anni saranno decisivi per le regioni del Mezzogiorno. E’ una nuova occasione che la storia offre alla nostra terra. Grazie alle risorse messe a disposizione dalla comunità europea per la pandemia, si sta già riscrivendo il futuro di tutti i territori e la Calabria rischia di non essere adeguatamente rappresentata.
La Calabria tornerà al voto tra qualche mese, ed i partiti politici determineranno, ancora una volta, purtroppo, con le loro scelte, il futuro della nostra regione. Bisogna trovare il modo affinché questa volta siano operate scelte adeguate, percorsi virtuosi, e rappresentanze incontaminate.
Ognuno di noi, in forza del proprio ruolo o posizione, da semplici cittadini o da rappresentanti delle istituzioni, ha l’obbligo morale, di dare un contributo per salvare questa terra.
Abbiamo bisogno di punti di riferimento. Solidi. Adesso. Ma questo è già un altro discorso…

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