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«Un processo alle idee», oltre un anno dalla prima udienza contro Mimmo Lucano

Un impianto accusatorio ridimensionato già nella fase cautelare. “Supertestimoni” un tempo fan dell’ex sindaco di Riace e funzionari della prefettura oggi indagati per falso. Sullo sfondo un “model…

Pubblicato il: 12/11/2020 – 11:25
«Un processo alle idee», oltre un anno dalla prima udienza contro Mimmo Lucano

LOCRI Continua il processo a Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace ed anima del “modello” di accoglienza diffusa che dal piccolo borgo della Locride ha fatto scuola in tutto il mondo.
Un dibattimento lungo ed estenuante per l’uomo e per il politico. Asciugato di una miriade di capi d’accusa nella fase cautelare, anche in dibattimento vede un progressivo ridimensionamento dell’impianto che più che ad accertare responsabilità penalmente rilevanti, doveva servire per abbattere «un’idea scomoda», come tante volte la ha definita lo stesso Lucano.
Un anno e mezzo dopo la prima udienza, Enrico Fierro sulle pagine del quotidiano Domani ne ripercorre alcune tappe salienti.
La prossima udienza sarà il 30 novembre. L’ultimo rinvio lo scorso luglio, poi il Covid ha fatto tutto il resto. Il Tribunale di Locri è chiamato ad esprimersi sulla responsabilità di Domenico Lucano ed altri 26 imputati in ordine ad una serie di accuse mosse loro sulla base dell’indagine “Xenia”, condotta dal pm Luigi D’Alessio. Un’inchiesta che ha fatto discutere di sé più nella fase cautelare, prima con l’arresto (domiciliare) poi con l’“esilio” (divieto di dimora) dello stesso Lucano da Riace. Poi il silenzio, scandito da tornate elettorali che hanno visto sgretolarsi il sogno creato nel corso degli anni fino allo smacco della salita al Comune del filo-leghista Antonio Trifoli, che altri tribunali oggi riconoscono quale sindaco incandidabile e decaduto.
Su questi aspetti si è espressa la sociologa e docente Giovanna Procacci, che partendo da Milano ha seguito con costanza le udienze del processo: «Ho l’impressione che al centro di questo processo non ci siano i fatti, ma le idee».
IL “SUPERTESTIMONE” E L’ISPETTORE Lo scorso 11 giugno inizia il processo. Il “supertestimone” dell’accusa è Francesco Ruga, piccolo commerciante del luogo, che sostiene di aver avuto pressioni da Lucano al fine di emettere fatture false. Come testimoniano anche le sue pubbliche uscite sui social, l’uomo è un ammiratore di Lucano, ma in poco tempo si trasforma in una sorta di “hater” iniziando ad inviare all’allora sindaco messaggi al limite del minatorio. Scatta la denuncia di Lucano e Ruga si difende controdenunciandolo alle fiamme gialle. Questo gli vale il biglietto per essere assunto come testimone dell’accusa.
Ma a ripercorrere le udienze, sono molteplici le incongruenze che si possono trarre. Altro nome è quello di Salvatore Del Giglio, funzionario di prefettura che nel luglio 2016 ispeziona il modello e ne evidenzia gli aspetti positivi sebbene evidenziando che la convenzione con gli enti gestori «è avvenuta in assenza di gare ad evidenza pubblica». Del Giglio deporrà nel processo Lucano e qualche mese dopo sarà indagato dalla Procura di Palmi per lo scandalo legato al centro di accoglienza Villa Cristina di Varapodio per false ispezioni ed annesse verbalizzazioni.
Ma sono davvero molteplici le incongruenze che saltano all’occhio ripercorrendo le tappe di una vicenda che dal punto di vista giuridico appare davvero verosimile, ma lascia dietro a sé tracce tangibili. Lucano continua ad essere difeso (“pro bono”) dagli avvocati Mazzone ed Daqua, e sebbene difficile pensare che il modello possa risorgere dall’oggi al domani con le fattezze di un tempo, oggi si mira prima di tutto a riabilitare l’uomo.

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